San Giuliano, annullata la confisca milionaria contro la società della famiglia Giusti
La Cassazione accoglie il ricorso dei legali a 11 anni dalla prima sentenza
SAN GIULIANO. Si chiude dopo undici anni dalla sentenza di primo grado, la vicenda della confisca di una società immobiliare con beni e liquidità per milioni di euro. La vicenda giudiziaria è quella dell’imprenditore di Pontasserchio Antonio Giusti - deceduto nel luglio 2019 e condannato per usura - con lo strascico delle conseguenze riferite alle confische dei beni, applicate nell’ambito di un processo penale proseguito contro gli eredi. Ora la Cassazione, accogliendo i ricorsi dei difensori di moglie e figli di Giusti (il professor Tullio Padovani e l’avvocato Francesco Marenghi) ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte d’appello che aveva disposto «la confisca delle quote della società Santa Rosa Srl e di tutti gli immobili intestati alla stessa e di tutte le disponibilità bancarie dell’imputato eccedenti la somma di 3.346.000 euro». La Corte Suprema ha evidentemente ritenuto fondato il ricorso presentato, volto a far valere il principio secondo cui, in mancanza di un accertamento definitivo sui presupposti della confisca, non è possibile proseguire il procedimento penale nei confronti di soggetti diversi dall’imputato. I giudici di secondo grado, infatti, deceduto Giusti, avevano citato gli eredi come "terzi" per decidere in ordine all’applicazione della confisca (annullata da una precedente sentenza di accoglimento del primo ricorso in Cassazione) . Una lacuna che gli ermellini hanno tradotto in una sentenza di annullamento senza dover rinviare ad altro giudice la valutazione del caso è che i difensori commentano rilevando che «nella caotica situazione normativa in materia di confisca, procedimenti ingiusti finiscono per affliggere non solo i vivi, ma anche i morti».