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Pisa, botte a una paziente psichiatrica: infermiere condannato a un anno

Pietro Barghigiani
Pisa, botte a una paziente psichiatrica: infermiere condannato a un anno

Schiaffi, pugni e capelli tirati durante un'aggressione della donna in ospedale

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PISA. Una reazione spropositata a un’aggressione da parte di una paziente. Prima gli schiaffi in faccia, poi un calcio all’addome con tanto di capelli tirati in un corpo a corpo che ora è diventato una condanna a un anno per abuso di mezzi di correzione.

Un infermiere 60enne, residente a Cascina, dipendente dell’Aoup, difeso dall’avvocato Valerio Uliana, è stato riconosciuto colpevole del reato per il quale la Procura inizialmente aveva chiesto l’archiviazione. L’opposizione dell’avvocato Rubina Colombini, legale della 30enne parte civile nel procedimento, aveva indotto il gip Giulio Cesare Cipolletta a disporre un’imputazione coatta per l’infermiere condannato dal giudice onorario Paola Giovannelli (pm onorario Giovanni Pepe) . Di qui il processo concluso, a distanza di oltre sei anni dai fatti, con una sentenza che prevede la condizionale subordinata al pagamento di una provvisionale di 1.500 euro. Il resto del risarcimento andrà fissato in sede civile.

L’episodio risale al 17 gennaio 2017. Il dipendente, in servizio al Santa Chiara, aveva anche ricevuto un richiamo verbale per quel trattamento un po’troppo ruvido verso la giovane paziente che aveva dato in escandescenze. Una persona che dall’adolescenza doveva confrontarsi con disturbi psicotici e bordeline della personalità con «agitazione psicomotoria con aggressività auto ed eterodiretta». Quel giorno il cambio della terapia farmacologica ebbe un effetto deflagrante per la paziente. Un’infermiera riuscì a contenerla facendola sedere su una poltrona e legandola con una cinghia. Lasciata sola nel corridoio, la giovane iniziò di lì a poco a urlare. Intervennero il medico di turno e altri infermieri che non riuscirono a impedire una serie di atti autolesionistici della paziente fuori di sé e capace anche di liberarsi dalla cinghia. Avanzò di alcuni di metri entrando nel box dove si trovava l’imputato che, in aula, si è difeso sostenendo che l’aveva dovuta placcare «a tutela della mia incolumità fisica». E aggiungendo: «L’ho presa, immobilizzata e collocata a terra. È stato tutto molto veloce, repentino. Sono arrivate le mie colleghe e a questo punto le ho dato due manate». Nel ricordo della paziente l’episodio viene riferito con diversi dettagli: «Quando intervennero le infermiere ero a terra con l’infermiere che mi teneva per i capelli e loro sono sopraggiunte e gli dicevano “basta, basta”. Lui mi prese per i capelli e iniziò a strattonarmi, mi fece cadere a terra tenendomi sempre per i capelli e cominciò a darmi degli schiaffi molto forti. Dopo ricordo che lui cercava di stringermi i polsi. Allora per difendermi, per cercare di togliermi dalle sue mani, lo graffiai. Mi pare che l’ho graffiato sulle mani. Era molto agitato, era in uno stato molto aggressivo e mi ha dato anche un calcio nello stomaco».

Sotto il profilo disciplinare l’Azienda ospedaliera ha ritenuto il comportamento dell’infermiere come quello di uno «che ha cercato di difendersi dall’aggressione, probabilmente, in maniera incongrua, con incapacità di gestire l’episodio critico». Ora la condanna per un contenimento degenerato in violenza fisica.l

P.B.

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