L'imputato del rogo del Monte Serra: "Mi accusano per un fatto che non ho commesso"
Franceschi dal carcere ha scritto una lettera indirizzata a una volontaria del Gva. Acquisita dal Tribunale. La missiva in cui nega di essere il piromane
PISA. Era in cella da tempo e un giorno decise di scrivere a una volontaria del Gva “Paolo Logli” di Calci, che gestisce l'antincendio boschivo. Una lontana parente con cui spesso era uscito negli impegni antincendio dell’associazione. Giacomo Franceschi sentì il bisogno di firmare una lettera indirizzata ad Alice Casalini, 56 anni, calcesana. Ieri la teste dopo aver sintetizzato il senso di quel foglio recapitato al suo domicilio e annunciato giorni prima dalla mamma di Franceschi è andata a casa per poi consegnare busta e lettera al collegio del Tribunale davanti al quale è in corso il processo all’ex volontario di Calci, difeso dall’avvocato Mario De Giorgio, accusato di incendio boschivo doloso e disastro ambientale per il rogo del Serra del 24 settembre 2018.
«Un giorno incontrai la mamma di Giacomo che mi informò della lettera – ha raccontato la testimone rispondendo alle domande del pm Flavia Alemi –. Devo dire che la lettera mi creò un po’ d’ansia. Non sapevo cosa voleva da me Franceschi. Non l’ho mai detto a nessuno».
Con quelle righe il 38enne, in quel momento in cella, si diceva «dispiaciuto per la situazione che si è creata. Sono sempre stato molto impegnato per l’associazione. Quando questa storia sarà conclusa presenterò le dimissioni dal Gva. Mi accusano di fatti che non ho commesso».
Casalini è stata sentita anche per riferire di una segnalazione risalente all’incendio del 15 settembre. Fu l’unica a dire di aver visto un ciclista fermo su un guard-rail nell’area del rogo subito spento.
«Mi avvicinai e gli dissi di allontanarsi – ha spiegato –. Nel corso di una riunione in sede feci presente al presidente l’episodio e lui mi disse di andare a segnalarlo ai carabinieri. Non ricordo bene, ma credo di essere stato io a chiedere a Giacomo di accompagnarmi».
L’udienza, andata avanti per circa tre ore nel pomeriggio, è finita poco dopo le 18.
Dopo la teste Casalini è toccato al presidente del Gva Federico Delle Sedie sedere sul banco dei testimoni. Il suo esame non si è concluso e riprenderà il 21 febbraio quando saranno a disposizione anche le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche e ambientali.
«Sospettammo che quello del 24 fosse un incendio doloso – ha spiegato il responsabile del Gva –. Ce n’erano stati quattro in breve tempo. Non poteva essere una casualità. Franceschi erano sempre presente durante gli spegnimenti e, come altri, aveva la radiolina per comunicare. La sera del 24 settembre intorno alle 22 fui avvisato da lui dell’incendio. Gli chiesi dove avesse visto il fuoco e lui mi rispose che era nella zona della Certosa (via Caprili, ndr). Al che gli domandai che ci faceva lì e lui mi rispose che stava provando l’auto perché sentiva un rumore strano».