Il Tirreno

Pisa

il patrimonio da recuperare 

Bastione del Parlascio, un pezzo di storia che da sei anni aspetta di avere un futuro

Francesco Loi
Il Bastione del Parlascio come si presenta sulla sua sommità.
Il Bastione del Parlascio come si presenta sulla sua sommità.

È stato acquistato dal Comune di Pisa nel maggio 2013 per oltre un milione di euro ma da allora nessun passo in avanti

12 aprile 2019
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PISA. Sono passati quasi sei anni dal momento in cui lo storico Bastione del Parlascio è tornato ufficialmente alla città. Era la mattina di venerdì 24 maggio 2013 quando, nello studio del notaio Cappelli, avvenne il passaggio al Comune della proprietà dell’unica porzione dell’antica cinta muraria che era rimasta ancora in mano ai privati. «Un’operazione da quasi 1,1 milioni di euro realizzata grazie ad una permuta immobiliare e alla conseguente cessione alla famiglia Cellai di tre appartamenti di 95 mq ciascuno in via Perugia e di uno di 105 mq in via Rainaldo che non avevano mai ricevuto richieste di acquisto», aveva spiegato l’allora assessore ai lavori pubblici, Andrea Serfogli.

In sei anni, il nulla. Nel senso che quell’acquisizione è stato il punto di partenza che si è subito fermato. Eppure, per il bastione che ospita la Porta del Parlascio, ciò che rimane delle opere di fortificazione progettate e seguite nel Quattrocento dal Brunelleschi, da sei anni attende che si concretizzino i necessari interventi di restauro e riqualificazione. I progetti sono stati più volte annunciati, ma senza alcun sviluppo reale. Anche se rappresenterebbero un potenziamento fondamentale nell’ambito del recupero della mura e del camminamento in quota che sta dando ottimi risultati come presenze turistiche.

Una volta recuperato, nel Bastione è previsto sia l’utilizzo degli ampi spazi interni a terra che della terrazza panoramica all’altezza del camminamento delle mura. Dove dovrebbe essere realizzato, oltre ad un punto di salita e discesa (accessibile anche ai disabili), un centro d’accoglienza turistica e un punto di ristoro. Che sarebbero raggiungibili non solo dai visitatori della cinta muraria, ma pure da terra, con accesso sia su via del Brennero che verso i Bagni di Nerone.



Secondo una prima stima, per questo intervento sarebbero stato necessario circa un milione, ma ora dal Comune parlano di «due milioni». Palazzo Gambacorti conferma che mai questi lavori sono stati inseriti nel piano delle opere pubbliche, anche perché si attendeva un contributo esterno (e non c’è stata la possibilità di inserirli nei Piuss). Erano stati presi contatti con la Fondazione Pisa, ma non sono andati avanti. E nessuno, in sei anni, evidentemente ha spinto o si è preoccupato granché di farlo.

Il Bastione del Parlascio e la Porta di Porta a Lucca rappresentano uno dei più significativi esempi di architettura militare realizzati a Pisa tra il 1100 e il 1500: la costruzione della Porta del Parlascio risale al 1157 e, con un’apertura di 6,10 metri (poi ridotti a 4,70), è una delle più importanti della città. Fortificata una prima volta nel 1337 con la realizzazione di una torre, venne ulteriormente irrobustita a partire dal 1435, anno in cui iniziarono le opere di fortificazione di Brunelleschi, la cui attività a Pisa in qualità di architetto militare è ampiamente documentare. Il bastione vero e proprio però venne realizzato alla metà del Cinquecento, nello stesso periodo in cui è stata costruita l’attuale porta di Porta a Lucca, tutti e due interventi che portano la firma di Nanni Ungaro.

Successivamente, dal Seicento fino agli inizi del Novecento, gli interni furono utilizzati come deposito per il ghiaccio alla cui produzione era stato designato tutto il tratto di terra esterno alle mura compreso tra la Porta a Lucca e quella di San Zeno.

Durante la Seconda Guerra mondiale invece venne utilizzato come rifugio antiaereo e, quindi, venduto in proprietà distinte: a quella più grande, ceduta al Comune sei anni fa ed utilizzata fino agli anni Ottanta come officina per le auto, va aggiunta una piccola porzione destinata a magazzino del bar che, per il resto, si sviluppa su un edificio di epoca recente. 

Fondazione Pisa: "Mai ricevuto richieste per un contributo"

«Nessuno ci ha mai chiesto niente. Ricordo, anni fa, qualche contatto. Ma non è mai seguito alcunché a livello formale», dice l’avvocato Claudio Pugelli, presidente della Fondazione Pisa. La conferma che il Parlascio è finito in un angolo. Dimenticato o quasi. In modo inspiegabile. E se ora il Comune di Pisa bussasse alla porta della Fondazione? «Noi esaminiamo tutte le proposte che ci vengono presentate - spiega Pugelli - ma dobbiamo avere progetti e numeri precisi sulla sostenibilità dell’intervento prima di poterci esprimere». Peraltro, la Fondazione Pisa è sempre stata molto sensibile riguardo ai progetti delle mura, finanziando il recupero del tratto principale e anche delle porzioni restaurate di recente tra Giardino Scotto e zona della Cittadella. In questi ultimi casi ha dato un contributo di quasi 370mila euro su un totale per i lavori di 400mila.


 

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