Avanti tutta col progetto
I vertici Usa: nessun ampliamento, aumenteremo i livelli di sicurezza
PISA. «Quello di Camp Darby non è un progetto finalizzato ad ampliare il perimetro della base, ma volto a migliorare le infrastrutture e ad aumentare i livelli di sicurezza».
Per la prima volta i vertici dell’installazione militare statunitense che sorge tra Pisa e Livorno e i rappresentanti dello Stato a stelle a strisce in Toscana intervengono sul progetto di costruzione del nuovo tronco ferroviario che collegherà la piccola stazione di Tombolo all’enclave americana. E lo hanno fatto durante una visita alla redazione pisana del Tirreno alla quale, accolti dal direttore Luigi Vicinanza, hanno partecipato il colonnello Erik Berdy, comandante della guarnigione Us Army Garrison Italy presso la caserma Ederle di Vicenza, di cui Camp Darby è satellite, la responsabile della base di Camp Darby Catherine Miller e il console generale degli Stati Uniti a Firenze Benjamin Wohlauer.
Una data certa per l’inizio dei lavori non è stata ancora fissata. «Nei prossimi mesi – annuncia Berdy – inizieranno le operazioni di allestimento del cantiere». Primo passo per concretizzare il progetto presentato dal ministero della Difesa su richiesta del Pentagono e approvato lo scorso anno dal Comipar (la commissione mista governo americano e italiano) per trasferire dalla strada alla rotaia il trasporto delle merci e quello dei carichi di armi e munizioni diretti a Camp Darby. Il piano prevede in particolare la costruzione di un nuovo tronco ferroviario lungo circa 2,5 chilometri e di un ponte girevole sul Canale dei Navicelli. Un’opera ritenuta strategica per «la salute dell’uomo e la pubblica sicurezza» per la quale gli Stati Uniti hanno previsto un investimento di circa 30 milioni di dollari che, in caso di necessità, può salire fino a 45 milioni. La linea ferroviaria arriverà fino al nuovo terminal di carico e scarico che sarà realizzato nel cuore della base militare, dove sarà costruito anche un secondo terminal per le verifiche e i controlli dei carri sospetti.
«Con il progetto elaborato e approvato per Camp Darby puntiamo a garantire e a migliorare la nostra prontezza operativa – spiega il colonnello –. Questo, come ogni altro progetto che riteniamo utile e funzionale per la base, è passato al vaglio anche del governo italiano. Un processo condiviso, sotto l’aspetto militare e civile, che tiene conto delle istanze ambientali e dei cittadini. Il progetto crea inoltre un importante e positivo indotto, economico e lavorativo, per la comunità locale: i lavori sono stati infatti tutti assegnati ad imprese italiane. Sono inoltre previste altre opere di cui beneficerà il territorio, a partire dal dragaggio del Canale dei Navicelli (aspetto che il sindaco Marco Filippeschi ha molto apprezzato) e il rafforzamento degli argini. Non è quindi un progetto calato dall’alto, ma un piano che tiene conto delle esigenze e dei rapporti con le comunità locali».
Un percorso “comune” sfociato l’altro giorno in un incontro tra i vertici militari della base, il console e il presidente del Parco di San Rossore Giovanni Maffei Cardellini. Un tavolo convocato per discutere dell’impatto che i lavori avranno sulla flora e la fauna del Parco e in particolare del piano di compensazioni presentato dagli Stati Uniti e approvato nelle scorse settimane dal Parco. «La proposta presentata dagli Stati Uniti non solo recepisce le richieste del Parco, ma incrementa notevolmente le misure compensative per cercare di limitare il più possibile l’impatto che l’opera avrà sull’ambiente», specifica Berdy. Il piano di compensazioni - che sarà finanziato dagli Stati Uniti con quasi due milioni di euro - prevede la piantumazione di 5.727 nuovi alberi a fronte del taglio di 937 piante (tra questi soprattutto pini domestici, farnie, lecci, biancospino, olmi e aceri), la demolizione di 63 edifici non più utilizzati e lo smantellamento di zone cementificate che saranno riconvertite in verde per un totale di 17 nuovi ettari “naturali”.
Confermato anche il progetto di adeguamento del cosiddetto Tombolo Dock, l’unica struttura dell’Italia centro-nord utilizzata per la ricezione e la spedizione di armi e munizioni via mare. La banchina che sorge lungo il Canale dei Navicelli, costruita intorno al 1980, sarà sottoposta ad un completo restyling per aumentare l’efficienza e la sicurezza delle operazioni di trasporto, ma soprattutto per superare i limiti di una struttura ormai logora e degradata.
«Il progetto – conclude il comandante della Us Army Garrison Italy – non mira ad ampliare o potenziare la base, ma punta ad innalzare i livelli di sicurezza e ad efficientare i percorsi di comunicazione interni».
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