Filosofo pisano protagonista alla Festa dell’Inquietudine
Valerio Meattini si confronterà con Maria Pia Berlucchi sull’arte del bere e del pensare intensamente, ma senza sforzo; con il genetista Edoardo Boncinelli e l’artista Ugo Nespolo sul tema della fuga
Dal 15 al 18 maggio si svolgerà a Finalborgo (Liguria) la VII Festa dell'Inquietudine, appuntamento annuale che permette l'incontro con eccellenze della cultura, dello spettacolo e dello sport e premia una personalità che il "Circolo degli Inquieti" ritiene aver illustrato in modo egregio le virtù, appunto, degli spiriti inquieti. Quest'anno il riconoscimento verrà consegnato a Ramin Bahrami, "folgorato da Bach" giovanissimo e oggi insigne esecutore del grande musicista. Bahrami dovette fuggire undicenne dall'Iran con l'avvento del regime degli Ayatollah e riparò il primo mese in Italia (con una borsa dell'Italimpianti) e poi in Germania, dove vive a Stoccarda.
Per la quarta volta il filosofo pisano Valerio Meattini (nella foto) è stato invitato a partecipare attivamente alla festa. Il pomeriggio del 15 colloquierà con Pia Donata Berlucchi ("In vino veritas") e il 16 alle ore 15 con Edoardo Boncinelli e Ugo Nespolo ("Assonanze e dissonanze sulla fuga").
«È un appuntamento a cui ormai mi sono affezionato - dice Meattini, ordinario di filosofia teoretica -, bei posti e cari amici. Quegli incontri offrono non soltanto arricchimento culturale, ma anche idee. Quest'anno avrò due impegni. Il primo, dilettevole, con Maria Pia Berlucchi sull'arte del bere e del pensare intensamente, ma senza sforzo. Tema caro a Platone che lo ha svolto in un'opera magnifica, il “Simposio”. Il secondo con il genetista Boncinelli e l'artista Nespolo sul tema vero e proprio della festa: “La fuga”. Tre prospettive sulla fuga: del filosofo, dello scienziato e dell'artista».
«È un tema - aggiunge Meattini - che mi coinvolge e mi affascina. La filosofia nasce infatti dal cercare di capire il mondo trattenendolo nel discorso, dove compiutezza e coerenza vengono continuamente ripensate nel dialogo che si istaura tra le menti degli uomini. La scienza moderna nasce col “distogliersi dal trito e popolar sentiero degli studiosi”, come scrisse Galileo Galilei al cardinal Francesco Barberini, nipote del papa. Una "fuga", dunque, anche quella della scienza dalle cose come appaiono verso le cose come sono. L'arte, infine, i mondi li crea, anche se io credo che la grande arte affondi le radici in quello che chiamiamo il mondo reale; ma è un movimento verso “altro” da questo mondo o se vogliamo verso risvolti inediti di questo mondo. L'arte è una dimensione che più perde dei connotati immediati della realtà più ce ne restituisce l'intensità e la sorprendente “verità”. Insomma, porta le radici della vita in superficie, come se rigirasse un guanto. Ma quel guanto è la nostra vita, che ne viene così liberata».