Il Tirreno

Pisa

parla la psicoterapeuta

Dipendenza da gioco, piaga sociale

Dipendenza da gioco, piaga sociale

La dottoressa Dell’Aquila: richieste di denaro, i familiari dicano no

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PISA. La febbre del gioco può diventare malattia. Anche a Pisa cresce il numero di persone che passano intere giornate nelle sale da gioco o che sperperano pensioni e stipendi alle slot machine, come raccontava Il Tirreno in un servizio di qualche giorno fa. Ma cos’è e come si combatte la “ludopatia”, la dipendenza dal gioco? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Felicita Dell'Aquila, psicoterapeuta che si occupa, oltre che di dipendenza da gioco, anche delle nuove frontiere della dipendenza, da Internet allo shopping compulsivo. «La ludopatia è una forma di dipendenza da piacere e quindi molto difficile da debellare - spiega - Ci sono diverse forme e diversi stadi della malattia, dal gioco d'azzardo, alle slot machine al gioco in borsa e ognuno di essi può essere lieve o acuto». Come si può uscirne e quali sono i passi da fare? «Innanzitutto è necessario sostituire il piacere che il giocatore riceve dal gioco con altre forme di piacere e di realizzazione. Data la grande pericolosità sociale del gioco d'azzardo è necessario prima di tutto evitare che il paziente riduca sul lastrico se stesso e la propria famiglia. Il procedimento può essere graduale, ma il primo passo è limitare il denaro che il paziente ha a disposizione. Elemento fondamentale è la famiglia: sono i familiari che si devono opporre alle richieste di denaro e che devono seguire il processo di guarigione per evitare ricadute dopo la fine della terapia. Il problema della ludopatia è aumentato molto negli anni a causa della grande accessibilità data dalla rete che evita anche il freno del giudizio della società: chi ha già dei problemi a relazionarsi con gli altri, in questo modo è ancora più invogliato a rinchiudersi. Le pubblicità che in televisione continuano a promettere felicità non migliorano la situazione». Quali sono gli effetti sulle persone che non accettano di curarsi? «Crolla il sistema-famiglia. Queste persone allontanano gradualmente chiunque stia loro intorno, questo porta alla depressione che spinge ancora di più al gioco e così via, nei casi più gravi porta al suicidio».

Luca Lunedì

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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