Pisana la tappezzeria più antica d'Italia nata 288 anni fa
Gianluca Campanella
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Paolo e Francesco Martinelli in tappezzeria, a destra Sergio Martinelli riceve il premio 3 MINUTI DI LETTURA
PISA. È ufficiale, ora che ha ricevuto anche un premio all'interno delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità: la tappezzeria Martinelli, in piazza san Frediano, è la più antica d'Italia. I fratelli Paolo e Francesco Martinelli, rappresentanti dell'ottava generazione in discendenza diretta, già avevano il sospetto: sono risaliti fino al 1723 con un lungo lavoro di ricerca negli archivi parrocchiali e statali di Pisa; ma durante una cerimonia a Roma, nei giorni scorsi, organizzata da Unioncamere, ne è stata data la certificazione. Quella mattina, infatti, si è svolta sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, un'iniziativa di tutte le camere di commercio nazionali: "Italia 150. Le radici del futuro". Tra le imprese ultracentenarie della Penisola, ne sono state selezionate 150: della nostra città c'erano Sergio e Francesco Martinelli, rispettivamente zio e nipote; il primo è titolare dell'esercizio insieme a suo fratello Luciano, che è il padre dei due fratelli. Ebbene, il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, e l'ambasciatrice dell'italianità, Maria Grazia Cucinotta, hanno conferito all'attività familiare una targa e una medaglia, per premiare la più antica tappezzeria d'Italia. Ora i riconoscimenti sono esposti in vetrina dove, sin da febbraio, la famiglia ha deciso di onorare il compleanno dell'Italia con un allestimento tricolore: "Noi c'eravamo", è il titolo di un manifesto che campeggia sull'arredo bianco, rosso e verde, e che mostra quello che succedeva a Pisa negli anni del Risorgimento, facendo un parallelo con l'attività in bottega nello stesso periodo. E allora vediamo anche noi un po' di storia: le "filze di stanziamento", cioè i registri contabili dell'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano dimostrano che a tale «mastro Pietro Martinelli, paratore, bandieraio e tendaro», fu commissionato di arredare il catafalco nella Chiesa dei Cavalieri in occasione delle «esequie in memoria del Granduca di Toscana Cosimo III, il 23 marzo 1723»; i rapporti con l'Ordine durarono almeno fino al 1756. Non è possibile stabilire dove fosse allora la bottega, perché i bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno in parte distrutto i documenti dell'archivio di stato. Ma il più antico libretto ritrovato con le ricevute d'affitto dimostra che già nel 1823 la tappezzeria di Cesare Martinelli aveva sede nell'attuale immobile. Nei secoli i Martinelli sono stati fornitori del granducato, della real casa Savoia, del Teatro Nuovo (ora Verdi) e dell'Opera Primaziale Pisana, solo per dirne alcuni; addirittura fu Giuseppe Martinelli a produrre gli addobbi per il matrimonio di re Boris III di Bulgaria, celebrato nel 1930 ad Assisi. E una delle ultime fatiche della tappezzeria è stata la fornitura di tendaggi a palazzo Blu. Siamo dunque arrivati al presente e, dopo 288 anni di attività, entrando in negozio si respira ancora l'aria delle antiche aziende artigiane: il luogo in cui sono ricevuti i clienti è solo una parte del fondo commerciale, collegato con il "classico" retrobottega che è il laboratorio in cui si effettuano produzione, riparazione e restauro di mobili imbottiti e tende. Ma le nuove tecnologie non mancano e, spiegano Paolo e Francesco, «ci aiutano ancora di più nella personalizzazione del prodotto». L'obiettivo non è crescere troppo da un punto di vista quantitativo, per non compromettere la ricerca della qualità e dell'unicità dei pezzi: insieme ai titolari il cliente sceglie modelli, finiture e imbottiture. Insomma, tutto pronto per la nona generazione? Chissà. Zio Sergio e papà Luciano sperano. Ma intanto Paolo, dottore in scienze politiche, lavora anche in una cooperativa che si occupa di tematiche sociali; e Francesco ha trovato il tempo di laurearsi campione del mondo di scherma nel 1997, nella specialità della spada. Di certo c'è che in autunno aprirà un nuovo spazio espositivo in via Tavoleria che, nelle intenzioni dei fratelli di ottava generazione, sarà non solo una mostra permanente, ma un luogo di cultura: «Riceviamo tessuti da tutto il mondo, ma ogni territorio ne predilige qualcuno in particolare»; ecco, a Pisa si stanno perdendo le tradizioni e spesso si sceglie per la moda del momento. Paolo e Francesco vorrebbero «riuscire a fare impresa anche attraverso la cultura: quella che ti consente di capire, scegliere e apprezzare».
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