Rossato, uomo spogliatoio del Golfo. «Ora mi sento pronto per la serie B»
L’intervista Una stagione da outsider, la pesca settimanale, i play-in
PIOMBINO. Lo abbiamo visto andar via dal Palatenda, ogni volta, con la sua vecchia bicicletta. Mercoledì scorso, dopo gara 5 contro Oleggio, ha tagliato una delle due retine per festeggiare la B1: quella retina che ha attaccato o difeso quasi esclusivamente in allenamento. Per tutto l’anno. E gli è capitato anche, dopo non aver quasi mai giocato, di giocare l’ultimo quarto della penultima giornata contro Oleggio, con Buono che allo scadere ha portato via alla Solbat il quarto posto.
Quando si parla di abnegazione, Francesco Rossato ne è un esempio. Play/guardia di Venezia, studente di Economia e Commercio alto 1,85 metri, classe 2002 (compirà 21 anni il 30 giugno), è cresciuto nel Leoncino Mestre, ha giocato un anno in serie D in provincia di Treviso e uno in C Gold con il Basket Mestre e gli ultimi due – prima di Piombino – in C Gold con il Leoncino.
Rossato, chi è il suo idolo?
«Sergio Rodriguez. Ma cerco di prendere esempio da mio fratello Riccardo (gioca a Scafati in serie A ed è nel giro della Nazionale, nda). Se mi pesa avere un fratello così bravo? Per niente. Lui è un pezzo di me».
Com’è stato vivere con questo gruppo l’intera stagione?
«Fuori e dentro lo spogliatoio non mi era mai capitato di trovare un gruppo così affiatato. Sono poi riuscito a vedere da vicino grandi giocatori che hanno dimostrato quanto valgono».
Ha giocato solo pochi minuti: le è mai pesato?
«Ci sono stati alti e bassi. Non giocare non è piacevole. Ma per fortuna il bilancio è positivo: umanamente e sportivamente sono riuscito ad imparare molto».
È stato gettato nella mischia proprio nella penultima di campionato, contro Oleggio.
« Dopo un anno in panchina, giocare minuti importanti in una gara decisiva provoca ovviamente tensione. Ma avevo fiducia. Purtroppo non è andata bene: un’esperienza in più».
Cosa si porta dietro al termine di questa stagione?
«L’approccio alla partita: trattare il giorno della gara come un normale allenamento aiuta a non essere tesi. L’ho imparato da Bianchi e Venucci. E poi il lavoro: i ragazzi di questo gruppo hanno lavorato duramente, con una professionalità altissima. Piccone è un esempio su tutti: non ha mai saltato un lunedì ed era sempre al palazzetto a tirare».
In molti ci hanno raccontato il rituale della pesca settimanale: com’è nato?
«Un po’ per caso: a inizio stagione ci stavamo conoscendo. Uno degli hobby di Bianchi, Venucci e Persico era pescare. Anche i custodi sono venuti con noi, sono grandi pescatori. Una passione che ci ha fatto passare tempo in compagnia fuori dalla palestra. Poi, è stato effetto a catena e Mazzantini e altri ci hanno seguito».
Quali sono le sue passioni?
«Stare a contatto con la natura, il cinema. Mi piace la musica: ultimamente sto scoprendo i cantautori italiani, e ascolto molto l’hip hop italiano».
Cosa farà in estate?
«Mi dedicherò al basket per farmi trovare il più pronto possibile la prossima stagione, a prescindere da dove giocherò. Poi mi organizzerò con Bianchi, Venucci, i custodi e gli altri per tornare qui e pescare insieme».
Ora si sente pronto per giocare in una serie B?
«Mi sono sempre allenato riuscendo ad essere più o meno allo stesso livello dei miei compagni. Vedendo la potenza di questo gruppo, penso di poter dire che in B posso giocare».
Come si è trovato a Piombino?
«Sono grato ai miei compagni e a tutta la gente che orbita attorno alla squadra: nonostante non giocassi, mi hanno trattato sempre come uomo prima che come giocatore, sempre rispettato. Una grande famiglia».