De Zardo più forte dell’infortunio: «Intanto mi laureo in economia»
L’ala è ai box dopo l’intervento al ginocchio: «Restare in gialloblù? Lo spero»
PIOMBINO. Quando lo contattiamo si trova a Piacenza, dove svolgerà la fisioterapia. Due metri per 103 kg, doti atletiche eccezionali, Lorenzo De Zardo è nato a Latina il 20 gennaio 1999. Il 31 marzo diverrà dottore in Economia e Marketing (Laurea triennale). Il minibasket e le giovanili, fino ai 16 anni, li gioca a Latina. Poi passa 3 anni a Treviso in A2, 6 mesi a Padova in B, 6 mesi a Ferrara in A2 e a San Severo in B, due anni a Piacenza, dove conquista la Coppa Italia di B e la promozione in A2, e un anno a Fiorenzuola. Al Basket Golfo ha ritrovato Pedroni, con cui ha giocato a Piacenza, Piccone con cui ha giocato a San Severo, Alibegovic con cui ha giocato a Fiorenzuola. Nel mezzo, le Nazionali giovanili e le Nazionali 3 contro 3.
Lorenzo: chi è il giocatore a cui più si ispira?
«Ginobili, che per me è stato uno dei più grandi cestisti dei nostri tempi. E in qualcosa, con i dovuti paragoni, mi ci rivedo in lui: il fisico, l’essere mancino, la duttilità, l’estro».
Ha qualche hobby?
«Non ho molto tempo libero. Mi alleno tanto, trascorro i fine settimana con la mia ragazza e studio. Il 31 marzo prenderò la Laurea triennale in Economia e Marketing».
Sente l’affetto dei tifosi e di tutto l’ambiente nei suoi confronti?
«Sempre. La gente mi è stata e mi è vicina, la società non mi ha mai fatto mancare niente. Qui mi trovo benissimo. Sono sempre in contatto anche col presidente Lolini e col direttore sportivo Cecchetti, persone eccezionali».
Merito anche dei compagni e del gruppo che si è creato?
«Accade raramente di trovare persone così affiatate tra di loro. Una grande chimica, un rapporto incredibile fra tutti noi over e con gli under».
Merito anche di coach Cagnazzo?
«Sì. Il feeling con lui e con lo staff è profondo. Con il coach parlo molto anche da quando sono infortunato, non ci siamo mai allontanati. Ci ha dato tanta fiducia, e tanto merito di come giochiamo è davvero suo».
Chi vede in A2?
«Le tre di testa sono sullo stesso livello».
E Piombino?
«Puntiamo al quarto posto, ossia B1 il prossimo anno. E abbiamo rivali come Legnano, Herons, Omegna e Pavia. Qualora riuscissimo a raggiungerlo, potremmo giocarci la possibilità di andare in A2 con spensieratezza, senza niente da perdere».
Alibegovic è un giocatore diverso da lei. Come vede il suo inserimento in squadra?
«È un eccellente giocatore con molti punti nelle mani e un ottimo potenziale difensivo. Credo che, partita dopo partita, potrà dare un apporto sempre più decisivo».
Le piacerebbe restare a Piombino?
«È prematuro parlarne, ma dico che mi piacerebbe molto, è davvero un bell’ambiente e mi trovo benissimo. Vedremo a stagione terminata.
Meglio il 3 contro 3 all’aperto o il 5 contro 5 al chiuso?
«Due discipline completamente diverse. Il 3 contro 3 mi è sempre piaciuto e mi ha dato delle soddisfazioni. Ma scelgo il 5 contro 5 al chiuso, soprattutto perché si presta meno alla possibilità di infortunarsi. E lo dico pur essendomi infortunato da poco in una partita 5 contro 5 al chiuso».
Com’è andata l’operazione a Reggio Emilia?
«All’aprirmi, hanno visto che i due buchi all’interno del ginocchio, colmi di liquido sinoviale, erano troppo grossi e hanno dovuto ricorrere a un innesto osseo, a cui non può essere attaccato un legamento. Devo aspettare che calcifichi per operarmi al crociato. La cosa buona è che c’è ancora uno dei due fasci del crociato anteriore integro. Ciò significa che i tempi di recupero si riducono a 3-4 mesi. Ma devo aspettare altri 2-3 mesi per operarmi».
Sarà con la squadra a fare il tifo?
«Certo. Non ora perché non mi muovo bene neanche con le stampelle. Ma tra poco scenderò a Piombino a fare il tifo per i miei compagni e a passare delle belle serate con loro».