Sistema San Vincenzo, da maxi inchiesta a mini processo: già assolti 22 dei 25 indagati
Affari e appalti: la Gip del tribunale di Livorno ha smontato il cosiddetto “Sistema San Vincenzo” ma ha disposto il rinvio a giudizio per due imprenditori e un ex consigliere comunale
SAN VINCENZO. Sono usciti di scena il 18 ottobre 2024. Quel giorno la giudice dell’udienza preliminare Tiziana Pasquali del tribunale di Livorno ha ridimensionato fortemente la portata dell’inchiesta Albatros. Per 22 dei 25 imputati, per i quali il sostituto procuratore Massimo Mannucci aveva richiesto il rinvio a giudizio, la Gip ha disposto il non doversi procedere perché il fatto non costituisce reato.
Il processo va avanti
E così a poco meno di quattro anni dal 9 marzo 2021, il giorno del blitz della Guardia di finanza che ha scompaginato la routine del Palazzo comunale a San Vincenzo, l’iter giudiziario ha trovato una sua prima definizione. Ma il processo va avanti, è del 28 ottobre l’ultima udienza, che vede imputati per corruzione gli imprenditori locali David e Lauro Dal Pont. A processo anche Dario Ginanneschi, all’epoca dei fatti consigliere comunale con deleghe per Eventi e spettacoli. E altri potrebbero tornare a giudizio se la Corte di appello di Firenze dovesse accogliere il ricorso sulla sentenza presentato dal Pm Mannucci, a dicembre dello scorso anno, per il reato di induzione indebita in concorso e aggravata che ha contestato all’ex sindaco Alessandro Bandini, l’ex segretario comunale Salvatore De Priamo, l’ex assessore Antonio Russo e gli imprenditori David e Lauro Dal Pont.
Cinque anni di indagini
Inutile dire come l’inchiesta abbia sconvolto gli equilibri della comunità sanvincenzina anche dal punto di vista politico. Cinque anni di indagini, 18 udienze, il Comune con le dimissioni dell’allora sindaco Massimo Bandini, che ha dovuto affrontare anche un periodo di arresti domiciliari, venne commissariato per circa tre mesi (al vertice del Comune il viceprefetto Salvatore Parascandola) , fino all’ottobre 2021, quando è stato eletto il nuovo sindaco Paolo Riccucci con la lista civica Officina San Vincenzo. Nel mirino del Pm erano finiti tre quarti dell’allora giunta comunale, tecnici comunali, professionisti e imprenditori. Subito stralciata la posizione dell’allora vicesindaca Delia Del Carlo ritenuta estranea ai fatti.
Il sistema San Vincenzo
Diverse in questa vicenda le posizioni, così come le ipotesi di reato contestate per i vari indagati, dall’abuso d’ufficio alla turbativa d’asta. Fino al profilo più grave: corruzione. Di sicuro, un colpo di spugna in molti casi lo si deve al mutato quadro legislativo con l’entrata a regime del cosiddetto decreto Salvini che ha depenalizzato l’abuso d’ufficio o all’intervenuta maturazione dei termini di prescrizione del reato. Ma a cadere sono anche ipotesi pesanti come la turbativa d’asta. Insomma, il cosiddetto sistema San Vincenzo, con la creazione di una rete di interessi e intrecci funzionale all’amministrazione del consenso, sembra non aver trovato le necessarie pezze nelle motivazioni presentate per le richieste di rinvio a giudizio. E in molti casi le intercettazioni alla base delle ipotesi di accusa sono state valutate non ammissibili. Due i patteggiamenti accolti, con il parere positivo del Pm, per alcuni capi di imputazione contestati ad Alessandro Bandini e Antonio Russo.
Gli assolti
Per la Gup Pasquali decadono le accuse a carico di Stefano Lazzerini, Marco Sparapani, Salvatore De Priamo, Davide Montagnani, Marco Vannucchi, Ivano Giannini, Elisa Malfatti, Arianna Martorelli, Piero Del Cherico, Vinicio Meini, Daniela Turbini, Roberto Nocentini, Massimiliano Roventini, Luca Giovannini, Bruno Taddei, Marian Ovidiu Timofte, Claudio Nassi, Andrea Fulceri, Nicola Nacca, Giulio Baiocchi.
Il processo che si preannunciava lungo, per la mole di carte prodotte dalla Procura e il numero di persone coinvolte, si è chiuso ancor prima di cominciare.
I filoni dell'inchiesta
Il cerchio dell’indagine, iniziata già nel 2017, si è chiuso addirittura nei primi mesi del 2022. Diversi i filoni. Il principale, che ha dato il nome all’inchiesta, riguarda la realizzazione di una rotatoria a poca distanza dal Park Albatros, sulla Principessa per la quale, secondo le accuse della Procura, l’ex sindaco Bandini avrebbe chiesto una tangente pari al 2 per cento dell’appalto ottenendo così i soldi per finanziare la campagna elettorale ed è il caso oggetto di approfondimento nell’articolo sotto.
Altro filone riguarda l’ex Faro, al centro anche di una lunga battaglia legale al tribunale amministrativo. L’ipotesi della Procura è che sull’ex Faro siano stati costruiti due permessi a costruire falsi. Da cui ne sarebbe conseguito un ingiusto vantaggio patrimoniale. Castello accusatorio che la Gip ha smontato per intero con la sentenza di non luogo a procedere considerato che l’abuso d’ufficio è stato abrogato, che il reato edilizio è stato ritenuto estinto per decorrenza del termine di prescrizione e così per il falso ideologico ipotizzato sui due permessi a costruire.
Poi c’è la questione legata all’ex ristorante Girarrosto che vedeva indagati a vario titolo per l’ipotesi di abuso d’ufficio continuato e in concorso ai fini della realizzazione di una lottizzazione abusiva l’ex sindaco Bandini. E con lui l’allora segretario generale del Comune De Priamo, il geometra Marco Sparapani in qualità di progettista e direttore dei lavori, Stefano Lazzerini come rappresentante legale della proprietà ex Girarrosto che fa capo a Garden House Spa e Agi Spa, e l’ex comandante della Polizia municipale sanvincenzina Claudio Nassi. Anche in questo caso si rileva che l’abuso d’ufficio è abrogato e il reato edilizio prescritto per decorrenza dei termini.
Altro aspetto è quello legato ai “bandi fotocopia” per l’affidamento in gestione della spiaggia attrezzata per cani. In questo caso oltre a Bandini tra gli imputati gli ex assessori Massimiliano Roventini e Serena Malfatti, il segretario comunale De Priamo, il tecnico comunale Vinicio Meini e Luca Giovannini, per anni gestore della spiaggia nota come Dog Beach. Nella sentenza si sottolinea che non vi sono elementi per sostenere la turbativa d’asta e nel proscioglimento la Gip rileva che il fatto non sussiste. Al pari di quanto contestato per gli affidamenti del bar pizzeria ai campi da tennis comunali.
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