Elba, ristoratore di 33 anni trovato morto: le ultime ore di Eugenio e lo strazio di chi lo conosceva
Corsi lavorava nel locale di famiglia “Il Garibaldino”. La salma è a disposizione dell’autorità giudiziaria.
PORTOFERRAIO. Si stava preparando per andare al lavoro nel ristorante di famiglia, “Il Garibaldino”, che gestiva insieme alla madre e al fratello lungo la darsena medicea, a Portoferraio. Eugenio Corsi, 33 anni compiuti il 12 dicembre scorso, è stato trovato cadavere, riverso sul pavimento della sua abitazione, in via Ninci. Non vedendolo arrivare e non riuscendo a contattarlo al telefono, dal locale sono andati a cercarlo direttamente nella sua casa. E una volta entrati hanno fatto la triste scoperta.
Immediata la chiamata alla centrale operativa del 118 per chiedere i soccorsi. Sono da poco passate le 18 del 26 settembre quando scatta l’allarme. Sulle circostanze del decesso la Procura della Repubblica di Livorno ha disposto accertamenti. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della Compagnia di Portoferraio.
Eugenio Corsi gestiva con il fratello Edoardo e la madre Giovanna il ristorante di famiglia “Il Garibaldino”, in centro storico, avviato oltre trent’anni fa dal padre Fabrizio, morto nel 2020 dopo una lunga malattia. Una morte improvvisa quella del 33enne che in città è stata accolta con incredulità che a ruota delle prime conferme si è trasformata indolore.
Eugenio da chi lo ha incrociato sui banchi di scuola viene ricordato come uno studente modello. Dopo la licenza media conseguita con il massimo dei voti si era iscritto all’Istituto Cerboni segnalandosi anche qui per l’ottimo rendimento. «Era uno studente modello – lo ricorda una sua insegnante – educato, gentile, sempre disponibile nell’aiutare gli altri. Sapeva stare al suo posto e intervenire nelle lezioni senza travalicare altri. Il classico figlio che tutte le mamme desidererebbero avere».
Raggiunto il diploma si era iscritto alla facoltà di Economia e commercio all’Università di Pisa salvo poi maturare la scelta di abbandonare gli studi per seguire le orme di famiglia. «Forse ha influito nella sua scelta di interrompere l’università il suo attaccamento alla famiglia e all’Elba. Non ha saputo gestire la separazione dalle persone a cui voleva bene». Così lo ricorda tra le lacrime il cugino Tommaso Fuligni, che è stato tra i primi ad accorrere nell’abitazione di via Ninci.
A lanciare l’allarme alla centrale del 118 il fratello Edoardo e gli altri componenti lo staff del ristorante-pizzeria, che non vedendolo arrivare all’ora in cui era solito riprendere servizio hanno iniziato a cercarlo. Fino a spingersi nel suo appartamento in via Ninci e fare la triste scoperta. Sul posto sono arrivate una ambulanza della Misericordia e l’auto-medica. Ma il dottore non ha potuto far altro che constatare il decesso del 33enne.
Pare che al momento della morte fosse da solo in casa. Ma sull’accaduto sono ancora in corso accertamenti da parte degli inquirenti. La salma è a disposizione dell’autorità giudiziaria.