Baratti, è già allarme campeggio selvaggio: camper e tende anche in pineta. L’appello di chi ama questo luogo
Ponte del 2 giugno: il golfo già sotto pressione e la strada del porto è senza via d’uscita
PIOMBINO. C’è chi, pensando al ponte del 2 giugno, immagina le celebrazioni ufficiali, la bandiera italiana, le gite fuori porta. Ma a Baratti, da qualche anno, questa ricorrenza assume tutt’altro volto: furgoni in sosta libera, tende piantate in pineta o sul pratone, tavolini da campeggio lasciati pronti per la colazione. Scenario che si ripete, certo, ma che quest’anno è arrivato prima del previsto. Le tende spuntano ovunque, persino lungo la strada. Non più nascoste tra le dune o dietro gli alberi: si piazzano dove è più comodo. Tanto, i controlli non ci sono.
La voce di chi ama Baratti – residenti, frequentatori abituali, appassionati – si alza non per polemica, ma per preoccupazione. Troppe le contraddizioni: cani liberi ovunque, mozziconi nella sabbia, musica alta fino all’alba, mancanza di segnaletica e, da quest’anno, anche una nuova “zona blu” in prossimità del porto che ha trasformato la viabilità in un imbuto senza uscita.
A fare “un giro” tra camper e tende è Giulio Golini, fondatore del progetto Apnea Baratti, che all’alba ha documentato tutto in un video diventato virale: «Ormai ogni giorno è così – spiega – e nonostante le numerose richieste di intervento, la polizia municipale è sempre impegnata altrove». Il problema non riguarda solo Baratti, ma tutta la fascia costiera, ricorda Golini: Salivoli, gli ex Macelli, il tratto tra Castello e Cimitero, fino a Poggio al Molino, Torre Nuova e Stellino. «Camper, furgoni, tende con verande, panni stesi, tavolini. Distesa di insediamenti temporanei che di temporaneo ha solo il nome – prosegue – Punto più critico, l’assenza di servizi: chi soggiorna qui, dove fa i propri bisogni? Spesso nei dintorni. È una situazione indecorosa». La denuncia non è urlata. Non è contro il turismo itinerante in sé, ma contro l’assenza di regole e di chi dovrebbe farle rispettare. «Formalmente si ha diritto alla sosta, è vero – aggiunge – ma se tiri fuori i tavolini e monti la tenda, non è più sosta: è campeggio. Se si controlla negli orari in cui le strutture sono chiuse e la gente è in spiaggia, allora tutto resta com’è».
Anche i turisti notano le incongruenze. Una coppia: «I cani sono ovunque, spesso sciolti. Non c’è indicazione chiara di quale la spiaggia per loro».
«Il divieto di fumo – ricorda una mamma – è solo teorico. Nella sabbia ci sono mozziconi dappertutto. Ieri sera? Musica altissima fino a notte fonda. Alcuni dicono che sia durata fino alle sei del mattino. In campeggio e nelle camere vicine la gente si è lamentata». Chi sceglie Baratti lo fa spesso per trovare silenzio, bellezza, tramonti, natura incontaminata. Proprio questa idea di pace viene messa in discussione. Tensioni tra diverse forme di fruizione del territorio già evidenti: se questo è solo l’inizio, cosa succederà nei mesi centrali?
Altro nodo già problematico è la viabilità. La nuova zona pedonale prima del porto ha eliminato il passaggio ad anello che, fino all’anno scorso, permetteva di entrare e uscire con fluidità. Risultato? Auto intrappolate tra porto e ristorante Canessa, conducenti costretti a manovre complesse per uscire, traffico congestionato, nervosismo al limite. “Prova tecnica di sopravvivenza” per residenti, operatori turistici e visitatori: il 2 giugno.
E ci si interroga pure sul messaggio implicito che passa quando le aree di parcheggio regolari diventano poco accessibili – ad esempio, lungo la salita per Populonia: dove si può parcheggiare in banchina senza rischiare la multa? – mentre quelle abusive restano indisturbate. Quando mancano cartelli chiari, il turista rispettoso è penalizzato e quello indisciplinato non viene dissuaso. «Basterebbero pochi controlli mirati e qualche verbale ben assestato – sottolinea Golini – . A quel punto, anche i forum che oggi presentano Baratti come “zona tranquilla per la sosta libera” smetterebbero di consigliarlo. Ma se tutto resta com’è, la situazione non potrà che peggiorare».
La richiesta, da parte di chi conosce e ama questo luogo, non è di blindarlo. Ma di proteggerlo. Di prendersene cura prima che sia troppo tardi. Baratti non è una meta qualsiasi: con la sua storia etrusca, la natura fragile, le dimensioni contenute, è un equilibrio delicato che va rispettato. E torna, come ogni anno, anche il tema del numero chiuso, ipotesi rilanciata periodicamente – che sia tramite controlli all’accesso del Golfo o per Populonia Alta – ma mai davvero presa in carico. Una misura che fa discutere, certo, ma che continua a sembrare l’unica possibile per difendere un luogo così vulnerabile. Perché chi oggi lo racconta, chi solleva dubbi, chi segnala ciò che non va, non vuole rovinare l’atmosfera. Lo fa per custodirla. Perché a Baratti la bellezza è ancora possibile. Ma non può farcela da sola.
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