Conflitto
Oasi Wwf in sofferenza, fauna in fuga: troppa acqua e meno nidificazioni
Ghignoli (Wwf): «Si contano solo 15 nidi contro i 60 dello scorso anno»
PIOMBINO. Sessanta, forse settanta fenicotteri rosa, immobili nell’acqua alta, zampe completamente sommerse. Uno ha un’ala piegata in modo innaturale, ferito da un urto contro i fili elettrici. Nel canneto ancora i resti degli altri tre fenicotteri, morti durante lo stesso impatto. Intorno, l’erba nasconde una miriade di piccoli rospi smeraldini in transito.
Spettacolo che incanta e allo stesso tempo allarma. Perché la natura, qui, è viva ma fragile. È l’Oasi Wwf Padule Orti-Bottagone, riserva naturale regionale a ridosso di Torre del Sale. Più che mai, piccolo ecosistema in sofferenza.
Il 24 maggio si celebra in tutta Italia la “Primavera delle Oasi” promossa dal Wwf. Anche Orti Bottagone partecipa, con visite gratuite e attività per sensibilizzare sull’importanza della biodiversità. Ma c’è un però. «La riserva sarà aperta – spiega Silvia Ghignoli, responsabile Wwf dell’area – ma non potremo accedere all’osservatorio centrale, ancora chiuso dopo l’alluvione di ottobre. L’acqua non si è mai ritirata del tutto: la foce del fosso Cosimo ostruita a lungo e i pozzi artesiani Jsw, ormai in disuso, rilasciano acqua di falda in continuo». Oltre all’osservatorio fuori uso, pure parte del percorso che ancora si riesce a percorrere ha subito danni e necessita nuovi interventi. «Ogni pioggia fa temere esondazioni – aggiunge Ghignoli – la rete di drenaggio è compromessa, e così si mina la possibilità di garantire accessi sicuri e fruibili». Le conseguenze più gravi si leggono nel comportamento della fauna. «L’anno scorso – racconta Ghignoli – abbiamo avuto circa sessanta nidificazioni. Ora ce ne saranno una quindicina tra Perelli Bassi e il Bottagone». Calo netto, che conferma come l’instabilità idrologica abbia allontanato molte specie. «Mercoledì scorso – aggiunge – il Consorzio di Bonifica ha fatto un piccolo intervento per riaprire la foce del fosso Cosimo, spostando la sabbia che la ostruiva. Al momento l’acqua sta defluendo, vediamo nei prossimi giorni come evolve la situazione».
Cavaliere d’Italia, le avocette hanno perso i nidi, sommersi, e si sono spostati verso aree più asciutte. «Ci chiedono spesso quanti ne siano rimasti – confessa una delle guide – ma la verità è che sono sempre meno quelli che scelgono quest’area per nidificare. Troppa instabilità, troppa incertezza ambientale».
Al confine con la riserva c’è chi vive l’emergenza sulla propria pelle anche se l’ultimo intervento del Consorzio fa ben sperare. Andrea Larini, l’agricoltore che ha denunciato la situazione, oggi ringrazia: «Finalmente qualcosa si è mosso – dice – Dopo l’articolo sul Tirreno, le ruspe sono arrivate. Ma serve continuità. La manutenzione deve essere costante, non straordinaria».
Capitolo aperto i pozzi industriali. «Si tratta – riprende Silvia Ghignoli – di pozzi abbandonati, con pompe rotte. Non servono più, ma continuano a riversare acqua di falda nella palude, ormai satura. Possibile che non esista un sistema per chiuderli definitivamente? ». E tutto ruota attorno alla foce del fosso Cosimo. Se funzionasse correttamente, permetterebbe il deflusso naturale delle acque piovane, alleggerendo pressione su campi e Padule. Invece si ostruisce, si blocca, e l’acqua resta. Con essa, ristagnano i problemi. «Così – aggiunge Larini – si allagano i terreni, le colture muoiono e la fauna selvatica abbandona l’Oasi. È un danno che si riflette su tutta la comunità».
Il 24 e il 25 maggio, con la “Festa Parchi” della Regione Toscana, la riserva sarà comunque aperta (sempre dalle 9, 30) . Si potranno osservare i fenicotteri rosa, i falchi pescatori (impegnati a curare i due piccoli ndr) , le folaghe, le spatole, le volpoche, gli svassi maggiori. Sarà, come sempre, uno spettacolo. Ma rischia di restare solo un frammento effimero di bellezza. Perché se non si interviene con decisione, l’Oasi Wwf – come i suoi abitanti alati – rischia di spiccare l’ultimo volo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA