L’ultimo scatto di Santino, addio al fotografo degli ultimi innamorato di Piombino
Ha lasciato un’eredità importante trasformando le sue immagini in video diventati oggi documenti preziosi
PIOMBINO. «Non era fotografo di professione, ma per vocazione». In queste parole si riassume l’eredità di Santino Amedeo, scomparso il 3 maggio all’età di 87 anni. Un uomo di immagini e di pensiero, di sguardi lenti e profondi, che ha vissuto trent’anni a Piombino lasciando un’impronta dolce e indelebile nel cuore di tanti. A ricordarlo in queste ore, sui social e nei messaggi di cordoglio ai familiari, sono amici, colleghi, cittadini e soprattutto fotografi, quelli che hanno camminato con lui – macchina al collo, obiettivi nello zaino – per le strade della Val di Cornia, inseguendo storie, persone, verità.
Nato a Reggio Calabria nel 1938, Santino arrivò a Piombino nel 1961 per lavoro, come dipendente del Ministero delle Finanze all’allora Ufficio del Registro. Ma fu qui che riuscì anche a dare spazio a un’altra vocazione: quella per la fotografia e per l’impegno civile. «Aveva un grande interesse per le tematiche sociali e ambientali – racconta il figlio Federico – . La città era in crescita, a forte vocazione operaia, e lui cercava di raccontarla: con foto in bianco e nero. Tra gli animatori della rivista “Il Punto sull’Alta Maremma”, un’esperienza collettiva, militante, in cui credeva profondamente».
Negli anni Settanta e Ottanta si moltiplicano le sue mostre, sia personali che collettive. E intanto la fotografia diventa uno strumento per dare voce a chi voce non l’aveva, per rendere visibili quei volti che rischiavano di finire ai margini della narrazione ufficiale. «Un fotografo rispettoso – scrive Federico Botti – Non rubava immagini, le chiedeva. E dentro ogni scatto si leggeva la dignità dei soggetti, la loro umanità». Poi, negli anni Novanta, Santino lascia Piombino. Prima il trasferimento in Friuli Venezia Giulia, poi il ritorno nella terra d’origine. Ma la fotografia non l’abbandona mai. Si dedica a ritrarre ambienti e persone del sud, con particolare attenzione alle minoranze linguistiche, e pubblica pure diversi volumi fotografici che richiamano l’interesse di studiosi e appassionati.
Il legame con Piombino, però, non si è mai spezzato. E pure sul web ha “trasformato” negli ultimi anni le sue immagini in video di memorie da condividere, che rappresentano documenti preziosissimi della storia della città. E oggi, proprio da qui, dal web, sono tanti quelli che lo ricordano. Come Domenico Finno, amico di scatti e di camminate: «Fotografavamo insieme nei paesi della Val di Cornia fin dagli anni Sessanta. Era una persona garbata con tutti. Ci sentivamo ancora per telefono, anche se viveva in Calabria. Ciao, Amedeo».
I ricordi
Toccante pure il ricordo di Riccardo Banchi, che racconta un’amicizia nata sui social e diventata reale con una visita nel 2019: «Come se fossimo amici da sempre. Santino era ospitale, gentile, un uomo di cuore. Le sue foto raccontano con rispetto e grazia la Calabria contadina e anche la Piombino degli anni Settanta. Il suo archivio è un tesoro. Ma soprattutto, Santino era un uomo di pace». La comunità fotografica lo saluta con affetto, gratitudine e una punta di malinconia. Perché se è vero che le persone passano, è anche vero che certi sguardi restano. Quelli che sanno fermare il tempo, che sanno dire più di mille parole. E quelli di Santino Amedeo – nei volti, nelle mani, nei silenzi catturati – parlano ancora. «Direi che la sua era una fotografia antropologica – aggiunge il figlio Federico. Sapeva leggere le immagini con una profondità che svelava il loro umanissimo significato. Per lui ogni persona era un racconto, un’anima, una possibilità di capire il mondo».
L’ultimo saluto
Il funerale lunedì 5 maggio a Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, con l’abbraccio della moglie Elisa e dei figli. A Piombino, dove ha lasciato amici e compagni di vita, resta il ricordo di un uomo gentile, che ha saputo guardare oltre l’obiettivo. E regalare al mondo frammenti di verità.