Il Tirreno

Il processo

Presunto stupro del pr in discoteca all’Elba, la perizia genetica: «Varie tracce del Dna di Canovaro»

di Stefano Taglione

	Un carabiniere durante dei sopralluoghi scientifici (foto d’archivio)
Un carabiniere durante dei sopralluoghi scientifici (foto d’archivio)

In base alla relazione genetica sono positivi tre tamponi della vittima e alcuni vestiti. Il risultato emerso dall’analisi in ospedale avvalorerebbe il racconto della ragazza

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PORTOFERRAIO. Tracce del Dna dell’imputato sul tampone vaginale (e su altri due), ma anche sugli slip, sui collant, sull’anfibio e sul vestito della vittima. È stata depositata in tribunale la perizia di genetica forense – chiesta dalla difesa e disposta dal collegio giudicante – sugli indumenti indossati e sui tamponi prelevati in ospedale della barista venticinquenne elbana che, nella notte di Capodanno che separava il 2022 dal 2023, ha denunciato di essere stata stuprata dal pr della discoteca dove stava lavorando, il trentanovenne ed ex calciatore di Procchio Alessandro Canovaro, per questo a processo per violenza sessuale aggravata e lesioni personali.

La perizia

Della perizia si è occupata la genetista forense Anna Rocchi dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana. L’incarico le è stato conferito lo scorso 26 febbraio e la relazione è stata consegnata nei giorni scorsi. Agli esami ha assistito, come consulente della difesa, la collega Isabella Spinetti, nominata dalle avvocate Lucia Mannu (che nel frattempo ha rimesso il mandato difensivo) e Cesarina Barghini, che rimane ora l’unica legale ad assistere l’ex giocatore di calcio. «Dica il perito se, nei campioni raccolti mediante tampone sulla persona offesa durante il suo ricovero all’ospedale di Portoferraio – questa la richiesta del collegio presieduto dal giudice Ottavio Mosti, a latere i colleghi Andrea Guarini e Tiziana Pasquali – ovvero sugli indumenti della persona offesa ancora in sequestro, vi siano tracce biologiche riferibili all’imputato, specificandone la natura e riferendo ogni altra informazione utile all’accertamento dei fatti. Proceda il perito, nel caso risulti necessario, al prelievo dell’occorrente campione biologico sulla persona di Canovaro previa acquisizione del suo consenso». L’imputato, che ha acconsentito agli accertamenti, si è presentato al Santa Chiara lo scorso 25 marzo ed è stato sottoposto a due tamponi salivari.

I risultati

«I tre tamponi – si legge nella relazione – sono tutti positivi alla diagnosi specifica di sangue, contengono oltre al Dna della parte offesa anche quello maschile, evidenziabile sia dalla quantificazione che dalla successiva tipizzazione dell’aplotipo Y, che risulta identico all’aplotipo Y di Canovaro». La stessa conclusione riguarda gli slip, i collant, il vestito in due differenti parti (nella zona centrale e nell’area della scapola destra) e l’anfibio destro nero della presunta vittima. Su quest’ultimo, in particolare, è stata isolata una traccia biologica salivare «che contiene oltre al Dna della parte offesa anche Dna maschile evidenziabile sia dalla quantificazione che dalla successiva tipizzazione dell’aplotipo Y che risulta identico all’aplotipo Y di Canovaro». Gli esami sono stati effettuati sui vetrini e sui tamponi effettuati in ospedale nel giorno di Capodanno del 2023 dal personale di ginecologia nell’ambito del procedimento subito aperto per il cosiddetto “codice rosa”, il protocollo regionale per proteggere le donne vittime di violenza. Durante l’analisi, è quanto si evince dalla relazione genetico-forense, sono andati distrutti.

Il processo

Durante il processo, che si potrebbe concludere prima dell’estate, hanno già parlato sia l’imputato, che la vittima. «Mi ha strattonata e violentata nel bagno della discoteca, impedendomi di uscire», furono alcune delle parole della ragazza, ascoltata per due ore e mezza. Canovaro – che, in regime di misura cautelare, ha l’obbligo di dimora nel comune di Marciana e il divieto di avvicinamento per 300 metri alla ragazza e ai luoghi da lei abitualmente frequentati, con l’installazione del braccialetto elettronico per il controllo telematico degli spostamenti – aveva invece raccontato che «mi aveva cominciato a baccagliare, a stuzzicare… se lei era dentro e io fuori, veniva fuori. Dopo 40 minuti che l’avevo conosciuta mi era già addosso. All’inizio, essendo un uomo, l’ho scansata, alla fine però mi sono fatto trascinare in bagno. Mi ha preso per un braccio e mi ha portato nel bagno degli uomini, quello pubblico. Poi siamo saliti su insieme, anzi lei forse è salita un secondo dopo», smentendo la violenza sessuale. «Conosco Canovaro, è un amico del mio compagno. Quella sera quando l’ho incontrato mi aveva detto di aver litigato con la fidanzata, era dispiaciuto e un po’ agitato. Dopo l’ho visto mano nella mano con una ragazza, la stessa che dopo qualche ora ho visto solo per un attimo uscire dal bagno del locale mezza nuda, con il seno scoperto e il vestito tirato su fino alla vita. Aveva un’espressione un po’ scioccata, come se non capisse cosa stesse succedendo. Il mio compagno, il giorno dopo, mi ha poi raccontato che precedentemente nella toilette aveva sorpreso lei e Canovaro intenti in un rapporto sessuale», furono invece le parole di una testimone ascoltata sempre in aula.

La sentenza

La sentenza è attesa entro l’estate. La venticinquenne, parte civile nel processo, è assistita dagli avvocati Monica Lottini e Michele Baldi, mentre la pm dell’inchiesta è Antonella Tenerani. Nel corso delle udienze Canovaro, salvo poi dire di aver frainteso alcune parole di una delle sue avvocate, aveva detto di sapere che la vittima aveva un’assicurazione contro gli stupri, una circostanza tuttavia priva di alcun fondamento e quindi non veritiera.

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