Piombino, svolta nell’inchiesta sul pestaggio ai Diaccioni: la Procura iscrive altri 2 indagati
A giorni saranno interrogati dal pm che ha già ascoltato il primo sospettato. Farace ha intanto lasciato il carcere: il Riesame gli ha concesso i domiciliari
PIOMBINO. Svolta nelle indagini sul pestaggio al 49enne campano ridotto in fin di vita nella boscaglia ai Diaccioni lo scorso 22 maggio. La Procura di Livorno – che indaga per tentato omicidio – ha infatti iscritto nel registro degli indagati altre due persone, entrambe connesse all’attività della pizzeria di cui Giovanni Farace – il 24enne arrestato perché ritenuto uno dei responsabili del pestaggio – è il titolare in società con un altro uomo, il proprietario dell’appartamento di via L’Hermite a cui quello stesso pomeriggio venne dato fuoco. E nel quale fino a pochi giorni prima soggiornava la vittima del pestaggio nel periodo in cui lavorava in prova nella pizzeria dei due soci.
Il cerchio si stringe
La sensazione è che si sia quindi vicini a una svolta, sebbene la linea della Procura sia quella di mantenere il massimo riserbo in questa fase particolarmente delicata del lavoro degli investigatori. Dopo mesi di indagini serrate per sopperire alla mancanza del testimonianza chiave – quella della vittima: il 49enne, uscito dal coma dopo nove giorni, è ad oggi ancora ricoverato in una clinica in Campania con pesanti ripercussioni fisiche e neurologiche – e l’invio in laboratorio di alcuni campioni ricavati dalla scena del crimine (perlopiù pietre e frammenti di bastoni) per eseguire una serie di perizie genetiche, i due nuovi indagati potrebbero fornire dettagli cruciali al pubblico ministero Giuseppe Rizzo per far luce – forse in maniera definitiva – su quanto accaduto in quella notte di inaudita violenza.
Il pm a capo dell’inchiesta, secondo quanto trapela dalla Procura, li interrogherà a giorni. Mentre nelle scorse settimane Rizzo avrebbe ascoltato nuovamente anche Giovanni Farace. Il 24enne, assistito dagli avvocati Andrea Caniato e Viola Calogero del foro di Firenze, avrebbe infine parlato con il magistrato, collaborando con gli inquirenti: sulle sue parole vige la massima cautela ma, per quanto è dato sapere, anche se la sua versione resta in parte differente rispetto alla ricostruzione degli investigatori avrebbe fornito alla Procura una serie di dettagli che sarebbero tuttora al vaglio degli inquirenti. I quali sarebbero sempre più vicini a stringere il cerchio anche per quel che riguarda il secondo presunto aggressore. Sono infatti due gli uomini che la coppia piombinese (madre e figlia) che ha trovato il 49enne campano in fin di vita tra le sterpaglie a lato di via del Crinale ha dichiarato di aver visto fuggire a bordo di un’auto il cui numero di targa corrisponde a quella della compagna e convivente di Farace (e che quindi era nelle disponibilità del 24enne). Auto ripresa poi dalle telecamere di videosorveglianza, i cui video sono stati acquisiti dai carabinieri della compagnia di Piombino che hanno svolto le indagini insieme ai militari del nucleo investigativo di Livorno.
Il giallo di via L’Hermite
Tanti sono i punti oscuri di una vicenda che ha sconvolto la comunità piombinese. Che nel pomeriggio del 22 maggio aveva già assistito al rogo – accertato poi come doloso dai vigili del fuoco – dell’appartamento di via L’Hermite. Un’abitazione di proprietà del socio di Farace, dove il 49enne campano aveva vissuto per alcuni giorni mentre lavorava in prova nella pizzeria dei due soci. Dato che però il periodo di prova non era stato soddisfacente, il rapporto di lavoro si era interrotto e il 49enne aveva dovuto – contro la sua volontà, al punto che il proprietario fu costretto a chiamare la polizia – a lasciare l’appartamento. In cui però sarebbe rientrato poco prima dello scoppio dell’incendio, venendo sorpreso dal titolare mentre avrebbe cercato di rubare alcuni suoi averi (per questo è stato denunciato per tentato furto). Tre inchieste su cui gli inquirenti stanno valutando ogni collegamento possibile.
Fuori dal carcere
Nel frattempo il primo sospettato dell’aggressione ha lasciato il carcere. I legali di Farace ne avevano da tempo chiesto la scarcerazione ma il giudice per le indagini preliminari, avallando la richiesta del pm Rizzo, aveva in un primo momento negato un’altra misura cautelare meno restrittiva. Una decisione che la difesa del 24enne ha impugnato ottenendo il parere positivo del Tribunale del Riesame: Farace si trova quindi attualmente agli arresti domiciliari ad Anacapri, sull’isola di Capri, dove è residente.
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