Elba, anno nero per il centro anti violenza: 39 codici rosa attivati sull’isola
In aumento i casi di donne maltrattate in famiglia o altrove
PORTOFERRAIO. L'iniziativa delle cinque ragazze campesi, che hanno esposto un cartello nel bar Marisol, dove uno scritto invita le donne in difficoltà per maltrattamenti a rivolgersi al telefono gratuito di soccorso 1522, ha innescato nuova attenzione verso la piaga sociale degli abusi sulle dinne. Quali servizi sono a disposizione delle vittime di violenza? Come affrontare al meglio questo tipo di emergenze? Il Tirreno si è rivolto all'Asl, settore assistenza sociale, che ha fornito alcuni numeri decisamente significativi. Risultano 39 le vittime, nel 2022 all'Elba, con donne abusate in famiglia o in altra sede, le quali hanno trovato il coraggio di segnalare il maltrattamento, sfruttando il canale del Codice Rosa previsto dal sistema sanitario. Altri 30 casi si sono avuti dal 2018 ad oggi, recepiti dal Centro antiviolenza di Portoferraio. Il Codice Rosa consiste in un percorso che si avvia recandosi al pronto soccorso, in forma gratuita e tutelato dal segreto professionale, riservato a tutte le vittime di violenza, in particolare donne.
«E purtroppo, – spiega la dottoressa Anna Garfagnini, dirigente dell'assistenza sociale dell'Asl isolana, responsabile del Codice Rosa locale – secondo una stima statistica fatta a livello nazionale, le donne vittime di violenza di abusi, di vario tipo, sono solo il 7 per cento. Questo perché prevale la paura, la vergogna o remore di altro tipo. La vittima che ha subito maltrattamenti dal marito o compagno, in certi casi non lavora e teme ulteriori ripercussioni economiche, non essendo autonoma, poi altre complicazioni ci sono in caso di esistenza di figli. In concreto solo una minoranza trova il coraggio di affidarsi al sistema di assistenza di qualità che possiamo offrire».
Quindi, basandosi sulla stima nazionale che solo il 7% chiede aiuto, realizzando un calcolo matematico per il caso Elba, con 39 casi denunciati lo scorso anno, si ottiene che i maltrattamenti potenziali di donne potrebbero essere intorno ai 550 casi. Ma si tratta solo di ipotesi, gli abusi reali non sono definibili. Il percorso di aiuti si attiva per la donna, qualunque sia la modalità di accesso al servizio sanitario nazionale, sia che avvenga nell'area di emergenza-urgenza, sia che capiti in un ambulatorio, basta che la segnalazione sia recepita da qualunque operatore socio sanitario, medici, infermieri o altri. Il caso viene preso in carico in maniera globale, per tutelare la donna vittima di abusi e in tale percorso scattano intese nella rete territoriale: la segnalazione del maltrattamenti può avvenire anche al Centro antiviolenza di Portoferraio, presso il Comune, al piano terra dalle 10 alle 12 di ogni lunedì e il mercoledì dalle 15 al 17, con telefono 0565 49419, oppure è possibile scrivere una posta elettronica al centroantiviolenza@tiscali.it, dove agisce la dottoressa Giulia Aragona assistente sociale. Dal 2018 ad oggi, 30 donne in difficoltà si sono rivolte a tale servizio, e hanno ricevuto ascolto telefonico, o il colloquio di persona per avviare consulenze psicologiche o legali e un orientamento verso i servizi legati a queste situazioni, un servizio sempre gratuito, che si lega al settore di assistenza sociale della Asl . La maltrattata ovviamente viene assistita in ogni aspetto, può essere inviata anche da altri medici per eventuali cure anche a carattere psicologico o psichiatrico, sempre senza spese.
«Siamo in grado di dare risposte tempestive e qualificate– conclude Garfagnini – a questi fenomeni purtroppo ancora diffusi e il sistema è in grado di attivarsi tempestivamente, in maniera efficace, per rispondere alle esigenze di aiuto di tali donne, con percorsi specifici. L’obiettivo è tutelare la persona in difficoltà, individuando le specifiche necessità caso per caso, per coloro che hanno subito violenza fisica o maltrattamenti psicologici o stalking». In Toscana nel 2021 sono state 1918 le donne che hanno fatto ricorso a questi aiuti e la fascia di età maggiormente colpita è quella dai 40 ai 50 anni, secondo le statistiche regionali. La donna vittima di queste abusi, oltre l'accesso al pronto soccorso o al rivolgersi al Centro antiviolenza, può scegliere di far sapere la sua situazione negativa alle forze dell'ordine di polizia o i carabinieri o altri, e può far sapere il suo disagio in qualunque modo, basta far arrivare alle istituzioni l'informazione del proprio caso. Al limite si può anche telefonare direttamente all'Asl dei servizi sociali, diretti dalla dottoressa Anna, al numero 0565 926867, dalle 9- alle 14.