Il Tirreno

In tribunale

Piombino, quattro anni per lo stupro al mare: «Aveva un parziale vizio mentale»

di Stefano Taglione
Piombino, quattro anni per lo stupro al mare: «Aveva un parziale vizio mentale»

Ridotta di un terzo la condanna per l’uomo che violentò una settantenne

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PIOMBINO. Era «parzialmente incapace di intendere e di volere» quando il 19 ottobre del 2020, sulla spiaggetta sotto viale Amendola, aveva violentato una settantenne abbracciandola, tentando di baciarla e toccandole le parti intime. Per questo la corte d’appello di Firenze ha ridotto di un terzo la pena di reclusione decisa un anno e mezzo fa per il trentottenne togolese Mohammed Mustafa, che stuprò la turista in una zona isolata fra le ghiaie mentre stava leggendo un romanzo appoggiata a una roccia. «Cercava di aprirmi i pantaloni e mi teneva il braccio sul collo – le parole della donna, che Il Tirreno non rende identificabile in quanto vittima di violenza sessuale, ascoltata in tribunale – mentre io stavo urlando aiuto. Un ragazzo, che da distanza stava assistendo alla scena, è arrivato mentre l’aggressore si è allontanato camminando, non a passo svelto. Appena mi sono ripresa sono salita in strada, raggiungendo una scuola guida per chiamare le forze dell’ordine». Il cittadino africano, difeso dall’avvocato livornese Marco Mazza, era stato poi arrestato in pochi minuti dai poliziotti del commissariato e attualmente si trova recluso nel carcere di Prato, dove dovrà scontare ancora due anni.

La condanna

La pena di reclusione è stata quindi ricalcolata in quattro anni e due mesi di reclusione rispetto alla decisione del collegio labronico, presieduto dal giudice Gianmarco Marinai, che l’aveva quantificata in sei anni e due mesi. Contestualmente, il trentottenne, era stato assolto dal reato di furto aggravato, dato che era accusato anche di aver rubato la borsetta della vittima, poi ritrovata con tutti gli oggetti al loro posto. Cruciale, ai fini della riduzione di un terzo, una nuova perizia psichiatrica disposta dai magistrati e redatta dal dottor Massimo Marchi. Secondo il consulente tecnico d’ufficio, a differenza di quanto sostenuto in primo grado dal perito Rolando Paterniti, l’imputato non sarebbe stato completamente in grado di intendere e di volere al momento della violenza sessuale per la quale è stato condannato. Il vizio di mente era stato sostenuto anche dal consulente della difesa, lo psichiatra Silvio Pieri. Mustafa, al momento del fatto, era in Italia da 15 anni e prima dell’arresto in flagranza di reato da parte degli agenti piombinesi non aveva mai avuto alcun problema con la giustizia.

Libertà vigilata

Il tribunale ha inoltre stabilito che il trentottenne, una volta espiata la pena, resti temporaneamente in libertà vigilata. Si tratta di una misura sicurezza, in quanto viene ritenuto pericoloso socialmente. Gli verranno quindi ritirati i documenti per l’espatrio e tolta la patente di guida (che comunque non ha). Soddisfatta della decisione della corte d’appello la difesa, che aveva fatto ricorso puntando tutto sull’incapacità mentale dell’imputato, motivo per il quale la sentenza di secondo grado diventerà definitiva, visto che non ci sarà ricorso in Cassazione.


 

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