Il Tirreno

pesanti accuse 

Vigilessa piombinese interdetta: «Creava multe per vendetta»

Vigilessa piombinese interdetta: «Creava multe per vendetta»

PIOMBINOSe litigava con qualcuno si faceva giustizia vendicandosi con una bella multa, per una violazione del codice della strada mai commessa. Questa, secondo gli inquirenti, la condotta di cui si...

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PIOMBINO

Se litigava con qualcuno si faceva giustizia vendicandosi con una bella multa, per una violazione del codice della strada mai commessa.

Questa, secondo gli inquirenti, la condotta di cui si sarebbe resa protagonista una vigilessa del Comune di Follonica, Tiziana Izzo, 41 anni, residente a Piombino. Nei suoi confronti il gip di Firenze, su richiesta della pm Ester Nocera, ha emesso una misura interdittiva della sospensione per sei mesi dall’esercizio di istruttore di vigilanza. Le prime multe false la Izzo, residente a Piombino, le avrebbe confezionate prima di lavorare a Follonica, nel giugno nel 2017, quando era incaricata al servizio di vigilanza per conto della Società Parchi Val di Cornia di Piombino. In questa circostanza avrebbe punito tre malcapitati, coi quali aveva avuto da ridire per vari motivi, con altrettante multe per mancato pagamento del ticket sosta a Baratti. Le altre nel periodo compreso tra metà giugno e ottobre 2017, quando era stata assunta a tempo determinato dall’amministrazione del Comune di Follonica.

Attualmente la quarantunenne, che nei giorni scorsi si è vista notificare l’interdizione, era in servizio a Follonica con un contratto in scadenza a novembre. Per l’accusa avrebbe creato false contravvenzioni, con contestuale decurtazione dei punti, nei riguardi di almeno sette persone. La vicina di casa aveva un cane che abbaiava troppo? Lei si vendicava con un verbale. Altri poi sarebbero stati colpevoli di non aver testimoniato in modo a lei favorevole in un procedimento giudiziario. In alcuni casi, hanno accertato gli investigatori, la donna “fabbricava” le multe direttamente dall’ufficio tramite password di colleghi. Adesso dovrà rispondere di di accesso abusivo a sistemi informatici, che, essendo di natura distrettuale, ha determinato il passaggio dell’inchiesta da Grosseto e Firenze. Poi sono contestate le accuse di falso materiale e falso ideologico commesso da privato, falso materiale di pubblico ufficiale, abuso d’ufficio. —