Il Tirreno

La giovane scrittrice toscana promessa del “fantasy”: "Scrivo per vivere avventure"

di M. ANTONIETTA SCHIAVINA;
La giovane scrittrice toscana promessa del “fantasy”: "Scrivo per vivere avventure"

Gaia Cassarri, 23enne monteverdina, è protagonista in vari concorsi letterari e a marzo grazie al self publishing darà alle stampe una raccolta di racconti. "Amo giocare ai giochi di ruolo dal vivo"

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Bambina studiosa e piuttosto solitaria, fin da piccola adorava la favole, quelle che le raccontavano la mamma e le nonne e che, nella sua fantasia, elaborava inventandone lei stessa di nuove. Nata a Pisa e cresciuta a Monteverdi Marittimo – piccolo borgo di 760 anime, dove tutti si conoscono e dove, specialmente nella bassa stagione, camminando per viottoli e stradine si sente solo il rumore dei propri passi Gaia Cassarri, 23 anni (li compirà il 24 marzo), figlia unica, iscritta alla facoltà di Discipline dello spettacolo e della comunicazione all’università di Pisa, è una promessa del fantasy, protagonista in diversi concorsi letterari e a marzo darà alle stampe con il metodo del self publishing una raccolta di racconti.

Le favole sono state sempre presenti nella sua infanzia. E l’hanno aiutata a diventare una scrittrice. Ma qual era la sua fiaba preferita?

«Non c’è mai stata, perché mi piacevano tutte. Ero e sono un’ascoltatrice e una lettrice appassionata, anche se nel tempo l’amore per la favola ha preso altre vie».

Una bambina un po’ solitaria. Oggi la solitudine fa ancora parte della sua vita?

«C’è sempre un po’ di confusione intorno alla parola solitudine. Una persona solitaria infatti, come lo sono io, al contrario di quello che si può pensare, è contenta di stare in mezzo alla gente, ma ha anche bisogno di tempo da trascorrere con se stessa. Come accade a me».

Per cui lei ama stare da sola ma ha amici. E ha anche un fidanzato?

«Non mi piace parlare di cose private, ma sì, ho un fidanzato. Per quanto riguarda gli amici, andando a Pisa per studiare ho perso per strada quelli d’infanzia, però quando ho tempo frequento volentieri i miei coetanei».

Vivere in un piccolo borgo come Monteverdi, per chi come lei ha tante curiosità da soddisfare è difficile?

«Abbastanza, C’è sempre la voglia di scappare. Per fortuna io ho un piccolo appartamento a Cecina, dove ho preso la residenza, e dove abito di tanto in tanto, sia per essere più vicina all’università che per potermi muovere meglio».

Che lavoro fanno i suoi genitori?

«Mio padre è pensionato dell’Enel e mamma è casalinga, ma lavora da sempre anche come sarta, soprattutto per me che indosso spesso vestiti realizzati da lei».

Veniamo alla sua vena narrativa. Quando è sbocciata?

«Molto presto. Ero una bambina con la voglia di vivere tante avventure e, non potendolo fare nella realtà, ho iniziato a scrivere, partendo da piccoli racconti, per arrivare a brevi romanzi che regalavo agli amici. Poi, nel 2012, avevo 17 anni, arrivò la prima pubblicazione con una casa editrice, la Gds di Milano. Da allora, non ho più smesso».

Ci sono stati dei romanzi che l’hanno ispirata?

«Tutti quelli fantastici, ma più di ogni cosa mi ha ispirato e mi ispira la realtà... In molti pensano erroneamente che il fantasy sia solo “una favoletta” , qualcosa di facile, leggero e lontanissimo da noi. Invece è uno dei generi più complessi, che racconta storie spesso dure della vita reale. Denso di metafore e riferimenti sul nostro mondo e su quello che ci circonda, con personaggi che hanno problemi e sentimenti simili ai nostri, il fantasy aiuta a sviluppare un occhio critico e insegna a scavare più in profondità. Negli ultimi racconti che ho scritto, di prossima uscita, per esempio, ho affrontato in chiave fantasy problemi urgenti del mondo d’oggi, come il femminicidio, la morte del pianeta o l’importanza della libertà femminile».

Ambientazione? Personaggi? Da cosa parte quando scrive?

«Quasi tutti gli scrittori prima di “entrare” nel romanzo affrontano un altro lungo procedimento. Devono, infatti, unire non solo le idee e la storia in generale, ma anche l’ambientazione, che per un fantasy è fondamentale, oltre ai vari personaggi col loro carattere e le loro peculiarità. Naturalmente ognuno ha il suo modo di procedere. Io inizio a buttare giù una scaletta della storia e poi scrivo seguendo le varie scene».

Quali sono stati i piccoli successi o gli insuccessi che le ha dato il mondo della scrittura?

«Dopo aver pubblicato le prime storie mi sono resa conto di essermi buttata nella giungla dell’editoria troppo presto, senza averne esperienza. Questo mi ha un po’ deluso e per un periodo sono stata ferma. Ma poi ho ripreso a scrivere e l’anno scorso ho partecipato ad alcuni premi letterari nazionali, ritrovando così la fiducia in me stessa e nelle mie capacità».

Che opinione ha del self publishing, metodo di auto-pubblicazione oggi usato da molti scrittori esordienti?

«Anch’io ne faccio parte perché il prossimo libro lo pubblicherò auto finanziandomi. Molti pensano che sia scrittore solo chi viene pubblicato da una casa editrice e, dal momento che col self publishing si pubblica a costo zero, è possibile che fra i romanzi degni di tale nome ci sia anche un po’ di “spazzatura”. Tuttavia tanti scrittori seri hanno adottato il self publishing con successo, come Riccardo Bruni che è stato candidato al premio Strega 2016. E oggi questo metodo è una valida alternativa all’editoria tradizionale, perché i tempi sono cambiati e l’editoria, soprattutto quella italiana, fa molta fatica ad andare avanti. Senza contare che ci sono piccole realtà come le case editrici a pagamento: vere e proprie truffe da non prendere mai in considerazione”.

Qual è il momento della giornata in cui preferisce scrivere?

«In genere la sera o il giorno se la giornata è particolarmente buia, nuvolosa, plumbea. Non so perché ma il sole mi distrae».

Il primo libro fantasy che ha letto?

«La saga di Harry Potter».

Da chi ha preso la vena narrativa?

«Nessuno in famiglia scrive, ma mio padre legge molto. Ed è proprio da lui che ho imparato l’amore per i libri».

Quali sono i suoi autori preferiti?

«I pilastri del fantasy come Tolkien, George Martin, Sanderson, ma anche Sir Arthur Conan Doyle, Neil Gaiman, Dan Brown, Edgar Allan Poe. Ma non ci sono scrittori preferiti perché leggo un po’ di tutto».

Nel tempo libero cosa fa oltre a inventare storie?

«Amo ballare, sto seguendo un corso di krav maga, tecnica di combattimento israeliano per l’autodifesa. Sono socia del wwf e cerco di condividere le iniziative a salvaguardia di animali e natura - per Natale ho adottato a distanza una specie in via di estinzione – e ho una passione particolare tutta fantasy che ho scoperto da poco: quella dei giochi di ruolo dal vivo, che pratico ogni tanto con un gruppo di amici».

A proposito di amici, cosa ne pensa del bullismo?

«Credo sia un segno di debolezza e, in molti casi, anche d’invidia. Ho avuto in passato episodi di bullismo, ma ne sono uscita quasi subito grazie alla famiglia che mi ha supportata e andando a denunciare».

E del momento storico che stanno vivendo i giovani?

«C’è tanta amarezza e anche rabbia e delusione verso un Paese così bello e una classe politica che non pensa ai giovani, costringendoli ad andarsene all’estero. È triste dirlo, ma fuori dall’Italia ci sono molte più possibilità, soprattutto per chi magari ha studiato e faticato molto e da noi non viene quasi mai premiato».

 

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