Il richiamo di Landini ad Aferpi: "E' finito il tempo delle chiacchere"
Pochi lavoratori al corteo, il segretario Fiom richiama agli impegni e sferza il Governo: se non ci saranno risposte rapide verremo sotto Palazzo Chigi
PIOMBINO. Un corteo sgonfio e qualche centinaio di persone in piazza Gramsci, mercoledì 2, per la chiusura della manifestazione a sostegno dello sciopero di 4 ore dei metalmeccanici (in Aferpi nel turno mattutino ha aderito poco più del 30 per cento dei lavoratori).
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Ma se l’obiettivo era quello di riportare almeno per un giorno il “caso Piombino” all’attenzione nazionale, è stato raggiunto col comizio di Maurizio Landini. La sua presenza infatti ha richiamato dopo molto tempo in città giornali e tv, col capo della Fiom che ha concluso la manifestazione aperta da Mario Ghini e Sandro Pasotti, (segretari nazionali rispettivamente di Uilm e Fim), e proseguita con l’intervento del sindaco Massimo Giuliani.
Se l’ovvio fil rouge di tutti i discorsi è stato il richiamo ad Aferpi al rispetto degli impegni, dopo l’incontro del Mise da cui i sindacati sono usciti insoddisfatti per le risposte sull’incremento dei livelli occupazionali, sull’avvio delle demolizioni, e sul pagamento del tfr a tutti i lavoratori ex Lucchini, i sindacati stavolta hanno chiamato in causa anche il Governo: «Il messaggio che dobbiamo mandare e che deve essere chiaro – ha detto dal palco Landini – è che è finito il tempo delle chiacchiere e che servono atti molto concreti. Quello di Piombino non è un problema territoriale, ma di credibilità del Paese. E se la prossima settimana non avremo risposte io credo che dovremo andare a manifestare sotto Palazzo Chigi».
Landini ha poi citato la frase di un delegato nell’ultimo incontro al Mise: “Se siamo ancora a discutere di un accordo firmato sei mesi fa da tutti, siamo di fronte a una truffa nei confronti del territorio, del sindacato ma anche delle istituzioni”. Perché non è che non crediamo ad Aferpi, ma o partono gli investimenti oppure ognuno si dovrà prendere le sue responsabilità».
Responsabilità che, secondo Landini, «peraltro sin qui si sono assunti solo i lavoratori e il sindacato accettando un accordo che comportava molti sacrifici anche in termini i salario, in cambio di investimenti. Ma si deve sapere che i metalmeccanici sono sì responsabili, ma non coglioni».
Dunque per il segretario generale della Fiom «certo c’è un problema che riguarda la responsabilità e la serietà dell'azienda, che deve rispettare ciò che ha detto e ciò che ha scritto, ma c’è anche un problema di politica industriale più generale, un problema di costo dell'energia, che non è un problema solo di Piombino, ma di tutte le aziende che in Italia operano nel settore siderurgico e dell’alluminio».
E su questo tema, che tocca non solo Aferpi ma tutto il comparto industriale piombinese e in particolare Arcelor Magona, Landini ha denunciato «l’assenza di un piano energetico degno di questo nome o di scelte che vadano nella direzione della riduzione del costo dell’energia, e della ricerca e degli investimenti anche in fonti di energia diverse per far funzionare meglio le imprese. Sono anni che ne stiamo discutendo e siamo in assenza di interventi da parte del Governo».
Per lui non manca però solo un piano energetico, ma più in generale «una vera politica industriale, fattibile solo sul piano pubblico, per poi chiedere ai privati di fare gli investimenti». Ma il sindacato chiede al Governo risposte sugli ammortizzatori sociali, «su cui occorre mobilitarsi – ha concluso il segretario Fiom – perché col job act ormai è più conveniente per un imprenditore licenziare che ricorrere agli ammortizzatori».
Anche per Mario Ghini «bisogna dire basta alle parole, da Aferpi pretendiamo fatti concreti. Devono cominciare demolizioni, e partire gli investimenti, Piombino deve tornare a produrre acciaio. Quello del Mise è stato un incontro insignificante, lì abbiamo registrato la remissività di Governo e Regione, e l’assenza del governatore Enrico Rossi. Il Governo si faccia garante degli accordi e si pronunci sul tfr: quelli sono soldi dei lavoratori. Credo sia l’ora che si vada a protestare sotto Palazzo Chigi».
«Il progetto Piombino è l’unico possibile, e per questo va sostenuto e difeso con tutte le nostre forze – ha detto Sandro Pasotti – Chiamiamo alle proprie responsabilità azienda e governo, e non tollereremo interferenze esterne di chi lavora per far fallire il progetto. Continueremo la mobilitazione sulla base delle risposte che ci verranno date».
Il sindaco Giuliani ha ribadito che «Piombino non è un caso risolto, sapevamo che i tempi sarebbero stati lunghi, ma così è troppo. Abbiamo apprezzato il nuovo approccio dell’azienda, ma si deve sapere che il tempo è scaduto, e che Piombino non vuole morire di annunci».