Il Tirreno

Tradizioni e natura

A scuola tra i filari della Bulichella

di Cecilia Cecchi

	Uno scatto dell'evento nel giardino della Bulichella
Uno scatto dell'evento nel giardino della Bulichella

Uva, sogni e sorrisi nelle etichette: è il vino “raccontato” dai bambini

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SUVERETO. L’uva, il bosco, e soprattutto loro: i bambini. Occhi curiosi, mani che toccano, ascoltano, disegnano. Alla Bulichella si è concluso un progetto che per i piccoli delle scuole primarie di Suvereto è stato molto più di un laboratorio: un viaggio nel cuore della natura e delle tradizioni locali, ma pure nelle esperienze familiri. Su un prato, tra filari e ulivi, sono stati allestiti pancali con le etichette ideate dai bambini, classe per classe. Piccole opere d’arte che raccontano vite, grappoli, stagioni, ma anche sogni e sorrisi. Esposte a Vinitaly, avevano già conquistato addetti ai lavori e visitatori.

«Ci abbiamo creduto fin dall’inizio – spiega l’assessora Caterina Magnani – Come Comune ci siamo subito attivati per garantire il trasporto alla Bulichella. La scuola di Suvereto ha una sua vocazione: quella dell’outdoor education. I ragazzi devono vivere il territorio per conoscerlo e orientarsi anche nelle scelte future».

L’iniziativa, promossa dalla famiglia Miyakawa e dalla Società Agricola Bulichella in collaborazione con l’Istituto Comprensivo “Guglielmo Marconi”, è un esempio concreto di comunità educante. «Percorso bellissimo – raccontano Bianca e Nicolò Miyakawa – i bambini si sono divisi in gruppi, hanno partecipato con entusiasmo, e alla fine abbiamo fatto merenda tutti insieme. Sembrava una festa di famiglia». Alla cerimonia finale la sindaca Jessica Pasquini, Hideuki Miyakawa – fondatore insieme alla compianta Marisa – e il piccolo Otto, tre mesi, simbolo della quarta generazione. A ogni bambino è stata donata una bottiglia di vino con l’etichetta da lui stesso creata: simbolo e memoria, ma anche gesto solidale. Le bottiglie sono state messe in vendita per beneficenza a favore di Casa Marisa, orfanotrofio in Congo intitolato alla fondatrice. «Modo bello per chiudere il cerchio – aggiunge Nicolò – La cosa più importante? L’emozione che ci portiamo dietro». Progetto che richiama la vocazione originaria della Bulichella, nata negli anni Ottanta anche come esperienza filantropica ispirata ai centri sociali giapponesi.

«Abbiamo imparato molto dai bambini – ricorda Bianca – dal loro modo semplice e diretto di comunicare. La viticoltura biologica, il rispetto per la terra, l’armonia con le api che ospitiamo… Tutto questo è diventato patrimonio condiviso». Fondamentale anche il ruolo di Rachele Micheli, storica guida aziendale per le scuole. Le elementari si sono concentrate sul percorso dell’uva che diventa vino. Le medie, che concluderanno a fine mese, hanno affrontato aspetti più scientifici legati al ciclo della vite e alla sostenibilità agricola. Perché, che si tratti di disegnare un’etichetta o osservare la linfa che scorre nei tralci, il messaggio è lo stesso: conoscere la terra per imparare ad amarla. E magari, un giorno, tornarci da adulti non solo per coltivarla, ma per restituirle il tempo, il rispetto e la cura che oggi, da bambini, sono riusciti a percepire.  

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