Herons Montecatini, la beffa (atroce) nei supplementari: nello spareggio per la A2 passa Mestre
Lacrime dei toscani al termine della sfida decisiva per la promozione: Fabo spreca 9 punti di vantaggio a 4 minuti dalla fine dei regolamentari
CENTO. Mancano tre minuti e mezzo alla fine dei tempi regolamentari e gli Herons sono avanti di 9 (66-57), hanno appena piazzato un parziale di 17-6 con un paio di canestri pilotati dalla provvidenza. Sembra la spallata decisiva per l’A2, mai così vicina come nella bolgia della Baltur Arena di Cento. La pallacanestro però è un gioco infernale, basta un alito di vento per cambiare tutto, un gioco di tenuta mentale e di porte scorrevoli da imboccare al momento giusto.
Lo psicodramma nasce da una palla persa banalmente, quella che fa sentire Mestre ancora viva. Giordano quasi da solo scrive il 9-0 della rimonta per il 66 pari, con Arrigoni che esce per cinque falli. Eccola qui la porta scorrevole, Montecatini non si riprende più e in A2 ci va meritatamente Mestre. Ci va ai supplementari, con un Mazzucchelli che spacca l’overtime e Galmarini a fare man bassa di rimbalzi offensivi (alla fine 16-4 per i mestrini). Da quel 66-57 è 22-4 Gemini.
Averla persa così fa male, malissimo, la ferita dell'anno scorso diventa doppia. La delusione ingombra il volto dei quasi mille tifosi rossoblù che ovviamente sognavano un epilogo diverso che su quel +9 lo avevano anche assaporato, prima di veder festeggiare la promozione “agli altri” per la terza volta in un anno, la seconda in una settimana. Le finali però le perde solo chi le gioca, prima di salire una settimana fa Roseto ne ha perse tre in quattro anni. Difficile farsela bastare come consolazione, prima va smaltito l’amaro turbinio di emozioni lasciato da questo spareggio, la quintessenza della partita secca.
Equilibrio paludoso, punteggi bassissimi, agonismo e contatti a non finire sotto 40 gradi senz’aria condizionata. Nel catino bollente la Fabo aveva iniziato nel modo giusto, con Arrigoni e Natali a indicare la via, di fronte a una Mestre capace di restare attaccata coi liberi, tasto dolente degli aironi. Trovarsi solo a -4 all’intervallo con 2/11 da tre contro il 5/8 dei termali è comunque un affare per i veneti, a maggior ragione visto l’1/19 dal campo di Giordano, Aromando, Rubbini e Contento. Ma anche Chiera fa fatica, braccato dai raddoppi. Per costruire tiri aperti serve la miglior circolazione possibile, quella che libera Sgobba e Kupstas per le parabole del nuovo vantaggio. Poi, nell’ultimo quarto, si consuma la beffa. L’entusiasmo e la disperazione. La caduta a un passo dal traguardo. Il ritorno dalla Bassa Padana non coincide con la festa ma col silenzio. Passando non lontano dai luoghi di Ligabue, invece di “Certe notti” parte un’altra canzone: “Hai un momento dio? No, perché sono qua. Insomma ci sarei anch'io”.