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Il futuro del punto nascite a Pescia è tabù per la sinistra e per la destra

di Maria Salerno
Il futuro del punto nascite a Pescia è tabù per la sinistra e per la destra

Nessuna risposta alle sollecitazioni del comitato “Rinascere in Valdinievole” nell’anniversario dei tre anni di chiusura del reparto all’ospedale

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Pescia Il futuro del punto nascita dell'ospedale Santi Cosma e Damiano di Pescia è politicamente un argomento tabù. Nessuno ha voglia di parlarne e se interpellato risponde di non sapere nulla. «Ma abbiamo fondati motivi per ritenere che la famosa risposta del Ministero (alla richiesta di deroga fatta dall'Asl per evitare la chiusura del servizio, ndr) sia giunta già da mesi – afferma Claudio Giuntoli, presidente del comitato Rinascere in Valdinievole, da tempo attivo in difesa dell’ospedale di Pescia – ma se ne mantiene il segreto. Abbiamo chiesto al sindaco, ai consiglieri regionali, ma tutti ci dicono che non si sa niente. Probabilmente perché si tratta di una risposta negativa, ma perché tacerla?».

Giuntoli spiega che nonostante le innumerevoli richieste di incontro per ottenere dei chiarimenti sulla situazione, inoltrate in questi tre anni all’assessore alla Sanità, alla conferenza dei sindaci della Valdinievole e all’Asl nessuna risposta è mai giunta. Alle mancate risposte della maggioranza si aggiungono quelle dell’opposizione. È già passato un anno da quando la consigliera della Lega Luciana Bartolini, nell'ambito della presentazione del Piano socio-sanitario regionale, avevo redatto uno specifico atto relativo alla riapertura del punto nascita annunciandone la discussione in Commissione Sanità (visto che in Aula sarebbe stato bocciato) ma in Commissione non sembra mai arrivato.

«Anche se a dispetto delle promesse, la volontà politica è stata chiara fin dall’inizio – aggiunge Giuntoli – Basta leggere la richiesta di deroga, fatta in forma elementare senza esplicitare alcuna motivazione e per di più dopo avere chiuso il servizio e non prima di chiuderlo. Ci si chiede poi perché a distanza di tre anni non sia mai stato fatto nessun atto da parte del consiglio regionale. Tutto questo denota una volontà politica chiara, che è quella che mira a depotenziare il presidio di Pescia». A questo proposito Giuntoli cita l’imminente chiusura del reparto di Urologia nei mesi di luglio e agosto per mancanza di personale medico. «Ma perché a dover pagare il prezzo delle carenze estive è sempre l’ospedale di Pescia?». Qualche giorno fa, il Tirreno ha provato a sentire l’assessore regionale Simone Bezzini sul futuro del punto nascita. La prossima settimana – ha assicurato – dovremmo avere una risposta.
 

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