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L’inchiesta

Appalti e tangenti in due Comuni. Il sindaco di Uzzano: «Livello di guardia sempre massimo»

di Luca Signorini
Appalti e tangenti in due Comuni. Il sindaco di Uzzano: «Livello di guardia sempre massimo»

“Coffee break”, Dino Cordio: «Vicenda dolorosa»

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Uzzano Appalti e tangenti nei Comuni di Pescia e Uzzano, inchiesta ribattezzata “Coffee break” con le prime misure di garanzia nel 2021 e i patteggiamenti l’anno successivo, per il sindaco di Uzzano Dino Cordio «è stata una vicenda molto dolorosa, non c’è fatto più grave per un pubblico ufficiale. Abbiamo dovuto ricostruire l’ufficio e il clima interno, due anni di grande fatica con l’archivio sotto sequestro e la difficoltà a lavorare. E poi c’era da ricostruire la nostra immagine e la credibilità del Comune».

Da una denuncia di Cordio gli inquirenti - che avevano già avviato l’indagine - hanno avuto conferma di «un certo modus operandi collaudato e l’atteggiamento diffuso di persone che si sentivano protette e inattaccabili». Ma la procura ha ribaltato tutto e definito le responsabilità: ne sono la prova le sentenze di patteggiamento degli imputati eccellenti, ovvero l’ex funzionario dell’ufficio tecnico del Comune di Uzzano, il 54enne architetto pesciatino Lorenzo Lenzi (4 anni e mezzo di accordo tra le parti), l’omologo del Comune di Pescia Luciano Bianchi (4 anni e mezzo, nel frattempo deceduto) e l’ex sindaco di Pescia dal 1992 al 2001 Renzo Giuntoli (pena patteggiata a 4 anni, considerato l’intermediario che metteva in contatto le imprese coinvolte nel giro di mazzette con i due funzionari comunali compiacenti).

Poi altri dipendenti pubblici dei due Comuni, professionisti e una sequela di imprenditori e di aziende edili tra il nostro territorio e la Lucchesia, che si spartivano gli appalti sotto soglia (la lente dei magistrati si è concentrata sugli affidamenti delle opere pubbliche nel periodo 2019-2021) elargendo tangenti. All’inizio, gli indagati erano 42, una storia condensata in 4mila pagine di fascicolo.

L’ultimo capitolo della vicenda - come scritto dal Tirreno nell’edizione di sabato - la condanna della Corte dei Conti nei confronti dell’ex architetto Lenzi, che dovrà risarcire il Comune di Uzzano con 240mila euro, una cifra ricavata «dal danno diretto per quanto si è intascato, lo stipendio preso indebitamente, danni dalla violazione del principio di minor ribasso delle aste, danni d’immagine», sottolinea ancora il sindaco.

«Il Comune di Uzzano non è stato passivo in questi anni, anzi – prosegue Cordio – la Corte dei Conti ha chiesto a noi la relazione per quantificare il risarcimento. Ci siamo mossi per riprendere quando ci è stato sottratto, siamo stati parte attiva e abbiamo collaborato con i magistrati. E questa ultima sentenza di fatto conferma il fronte penale, con i vari patteggiamenti».

Il messaggio del sindaco: «Gli anticorpi per respingere certi tipi di male che affliggono la pubblica amministrazione non sono mai abbastanza. Molto, però, possono e devono farlo le persone che si trovano ad amministrare pro tempore la cosa pubblica. Per questo è sempre indispensabile mantenere un altissimo livello di guardia, imparando, perché no, anche dagli errori del passato che poi, alla fine, rischiano sempre di riaffacciarsi in modo più o meno similare». l


 

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