Lucchesia
Montecatini, l’avvocato Arizzi: «Grocco e Leopoldine insieme, proporlo non è turbativa d’asta»
Colloquio con l’ex amministratore unico delle Terme di Montecatini spa
Montecatini La “questione Terme” non passa mai d’attualità, anche se «temevo avesse ormai preso il sopravvento una sorta di “agenzia immobiliare Terme di Montecatini”, attenta più che altro a gestire l’assalto al forno», mette subito in chiaro le convinzioni l’avvocato Franco Arizzi, amministratore unico della società dal 1998 al 2000.
Che poi arriva dritto al punto. Sulla “indivisibilità” da un punto di vista urbanistico ed edilizio dello stabilimento Leopoldine e dell’ex istituto Grocco, a ridosso della pineta, «il dibattito è oggi legittimo, perché non può esservi turbativa d'asta finché il bando non sia pubblicato (in questo caso l'avviso)». «Se i due beni debbano essere alienati insieme o separatamente presuppone però un chiarimento sui due ruoli della procedura e del Comune – precisa – la scelta della procedura concorsuale deve essere finalizzata all'interesse dei creditori (cioè al maggiore incasso), mentre quella della politica comunale deve (o almeno dovrebbe essere) improntata al perseguimento dell'interesse della collettività dei cittadini rappresentati. In questo senso penso che l'intervento del consigliere del Movimento 5 Stelle fosse legittimo e corretto nel merito».
Il riferimento di Arizzi è al placet del capogruppo dei 5 Stelle Simone Magnani alla mozione presentata dal consigliere di minoranza Edoardo Fanucci, che per primo ha messo sul tavolo l’esigenza appunto di non vendere all’asta in maniera separata Leopoldine e Grocco (solo su quest’ultimo tra l’altro c’è una manifestazione d’interesse all’acquisto). All’accordo ha poi aderito anche Siliana Biagini, consigliera di maggioranza del Partito democratico. «In caso di vendite separate il Comune avrebbe però comunque a disposizione strumenti di intervento (pianificazione urbanistica e territoriale, concessioni minerarie) per orientarne una gestione rispettosa della libertà d'impresa coniugata al suo corretto inserimento nell'assetto e nello sviluppo socioeconomico locale. Naturalmente questo intervento presuppone che si abbia ben chiaro quali siano e dovranno essere le linee dello sviluppo cittadino», dice ancora l’avvocato.
Ma non solo di Leopoldine e Grocco si vive. C’è anche la proposta di consentire la destinazione alberghiera per alcuni stabilimenti termali (Leopoldine, Salute, ex Lavanderie per esempio) e il tema dirimente delle sorgenti termali, in mano alla Regione Toscana. Ancora Arizzi: «Per gestire al meglio le sorgenti termali e relativi impianti (che non sono autonomi) gli acquirenti potrebbero costituire un consorzio o ancor meglio - a debiti sanati- acquisire le partecipazioni della Spa Terme che non sarebbe quindi liquidata e che potrebbe conservare la proprietà o la disponibilità degli impianti comuni gestendoli nell'interesse dei soci privati. La spa potrebbe anche conservare la concessione mineraria somministrando l'acqua termale ai soci proprietari degli stabilimenti in coerenza con quanto previsto e consentito dalla legge regionale». «Per gli alberghi negli stabilimenti – va avanti – credo bisognerebbe in via preliminare fare i conti con la Sovrintendenza che non consentirebbe nuova edificazione o ristrutturazioni (pesanti o meno) negli stabilimenti. Forse un qualche spazio maggiore potrebbe esservi nella ricostruzione delle Leopoldine. Naturalmente tutto questo presuppone un'attenta pianificazione urbanistica previa consultazione delle associazioni degli albergatori e degli imprenditori, e del resto la legge regionale prevede e favorisce la partecipazione». l
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