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Il caso

Stupro di gruppo nel locale a Montecatini, il 27enne: «La ragazza era consenziente»

di Lorenzo Carducci
Stupro di gruppo nel locale a Montecatini, il 27enne: «La ragazza era consenziente»

A sostenerlo in aula l’imputato, il 27enne Matteo Capaccioli

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MONTECATINI. «Nessuno l’ha forzata o costretta». Si dichiara innocente Matteo Capaccioli, 27 anni, accusato di aver violentato una ragazza assieme all’amico Giovanni Magrini, 32, la notte del primo settembre 2022 all’interno del locale gestito da quest’ultimo in viale IV Novembre a Montecatini, il viale della movida. Un procedimento che ha avuto origine dalla querela della presunta vittima, all’epoca 19enne, avvenuta a distanza di due giorni da quella notte.

Mentre Margini è già stato condannato a cinque anni e quattro mesi col rito abbreviato, Capaccioli, che si trova agli arresti domiciliari e difeso dagli avvocati Cristina Gradi e Nicola Bastiani, ha deciso di affrontare il processo che lo vede imputato per violenza sessuale di gruppo. Ieri mattina si è sottoposto all’esame di fronte al collegio di giudici, esponendo la propria versione. Nel ripercorrere in aula la vicenda, Capaccioli racconta che ai tempi lavorava come addetto alla sicurezza in un noto locale di viale IV Novembre e che quella sera era entrato in servizio intorno alle 23, posizionandosi all’ingresso. Poi è arrivata la giovane, da sola, dopo aver staccato dal lavoro come faceva spesso. I due si erano già frequentati e avevano avuto dei rapporti sessuali.

«Mi ha salutato e poi è andata verso il bancone – ha detto l’imputato – avendo già avuto dei rapporti, ogni tanto nel corso della serata andavo da lei e la stuzzicavo come avevo già fatto altre volte. Lei gradiva, sorrideva. Poi sono tornato all’ingresso e ho visto arrivare Magrini, che gestiva un altro locale lì vicino e con cui avevo un rapporto d’amicizia. Lui non conosceva la ragazza, a me è venuto in mente che sarebbe potuta venir fuori una serata carina». L’allusione è ad un ipotetico rapporto a tre. Capaccioli lo propone a Magrini, che mostra interesse, e i due amici si promettono di aggiornarsi più tardi in attesa di capire se la ragazza sarebbe stata disponibile.

«Sono tornato da lei e le ho detto: ti va se dopo ti presento un amico e stiamo un po’ insieme? – ancora il 27enne – passato un po’ di tempo e calata la clientela, ho lasciato l’ingresso del locale, sono andato da lei e le ho proposto di andare (al pub di Magrini, chiuso nel frattempo al pubblico, ndr). Lei ha detto che le andava bene e mi ha seguito. Non l’ho presa per mano, non l’ho costretta, mi ha seguito camminando tranquillamente», come a escludere che fosse alterata per l’alcol. Fin da questa prima parte, la ricostruzione si discosta da quella della ragazza, che ha raccontato di aver provato, già dentro al primo locale, a far capire a Capaccioli che quella sera non voleva, che non se la sentiva, che non era il caso. Ma che lui l’aveva poi comunque convinta a uscire con la scusa di fumare una sigaretta, particolare questo smentito dall’interessato. «Mentre stavamo andando ho avvertito Magrini, poi ci siamo trovati all’ingresso del suo locale – prosegue Capaccioli – lui e la ragazza si sono presentati e poi siamo entrati dentro. Mentre Magrini andava dietro al bancone a prepararsi una bevuta, io e lei ci siamo appartati nel cucinotto, ci siamo baciati e spogliati a vicenda».

Secondo la versione della ragazza, costituitasi parte civile nel processo, le sarebbe stata tesa una trappola. Lei non avrebbe voluto, ma per paura che un suo rifiuto scatenasse reazioni violente, non avrebbe opposto resistenza ai rapporti orali e poi completi voluti dai due e consumati in momenti diversi. Poi, finito tutto, ha spiegato agli inquirenti di essersi confidata con un’amica trovata al suo ritorno nell’altro locale. Capaccioli invece nega di essersi approfittato di lei, sostenendo che invece fosse consenziente. Aggiunge anche di aver registrato un paio di video col cellulare, gesto di cui si dice pentito. Tutto questo avviene intorno alle 4 del mattino. «Quando ho finito mi sono rivestito e sono andato via, tornando al locale dove lavoravo. Loro due (l’amico e la ragazza, ndr) invece sono rimasti lì – ha affermato il giovane sotto processo – dopo un po’ ho visto lei uscire, poi sono andato a casa. Passati due giorni sono venuto a conoscenza di questo procedimento che mi ha rovinato la vita. Mi è poi capitato di rivedere spesso la ragazza sempre al locale».

Oltre che sulla dinamica della nottata e sul delicato quanto cruciale aspetto del mancato consenso, le domande del pm Giuseppe Grieco si sono concentrate sui messaggi scambiati quella notte dai due amici in chat. Sia quelli antecedenti alla presunta violenza, nei quali si parlerebbe di un’indecisione da parte della ragazza, che i successivi, con cui i due commentano senza mezzi termini la disinvoltura della giovane, a loro avviso poco decifrabile in relazione alla sua scarsa loquacità. In ogni caso, alcuni testimoni della difesa, all’epoca membri dello staff del locale dove lavorava Capaccioli come buttafuori, dicono di aver assistito al rientro della 19enne e di non ricordarla turbata. La prossima settimana è previsto l’inizio della discussione.

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