Montecatini, rider falciato e ucciso: risarcita anche la mamma
Il conducente positivo alle sostanze stupefacenti ha patteggiato 3 anni e mezzo
MONTECATINI. Falciato da un’auto guidata da un uomo positivo all’assunzione di sostanze stupefacenti. La vita di un 47enne, padre di tre figli, costretto a fare il rider per sostenere la famiglia dopo aver perso il lavoro negli alberghi a causa del Covid, si concluse sull’asfalto bagnato della Camporcioni la sera del 30 gennaio 2021. Si chiamava Romulo Sta Ana, filippino, da anni residente a Montecatini, la cui comunità dopo la sua morte mostrò uno spontaneo volto solidale aiutando in tutti i modi la vedova e i figli. Oltre al dolore per i sopravvissuti, la storia ha avuto i suoi effetti giudiziari. A livello penale l’automobilista al volante della Mercedes Classe B, priva di assicurazione e sotto effetto di sostanze psicotrope, ha patteggiato 3 anni e 6 mesi per omicidio stradale. Moglie e figli della vittima hanno ottenuto un risarcimento in via transattiva senza arrivare in Tribunale.
Mamma risarcita
Restava la mamma di Romulo, una signora di 75 anni che vive da sempre nelle Filippine. Citata in giudizio la compagnia assicurativa che per Consap copre i risarcimenti per simili casi con il Fondo di garanzia per le vittime della strada, la donna si è vista riconoscere 140mila euro di danni dal Tribunale di Pistoia (giudice Elena Piccinni). Nella valutazione del quantum, il Tribunale ha riconosciuto un concorso di colpa del pedone al 30% che aveva attraversato la strada in un punto privo di strisce pedonali e sotto una pioggia che rendeva poco visibile la strada.
Quattro euro a consegna
Prendeva 4 euro a consegna, Romulo. Quella sera, disse la moglie, avrebbe guadagnato 15 euro. Dopo aver ricevuto la chiamata che lo costringeva a uscire di casa, il 47enne salutò la moglie. «Prima di farlo andare via ha mangiato riso alle verdure – aveva ricordato al Tirreno la donna – erano le 19,30. Lui si è alzato dal tavolo, mi ha abbracciato e baciato e lo stesso ha fatto con i nostri figli. Quello è stato il nostro ultimo saluto». Neanche dopo mezz’ora era steso senza vita sulla Camporcioni. Sta Ana aveva parcheggiato la sua auto nell’area del distributore che si trova sul lato opposto del fast food Mc Donald’s. Doveva ritirare una consegna e portarla al domicilio di un cliente. Quando era arrivato al centro della strada era stato preso in pieno. Un decesso sul colpo. Nel procedimento penale è stato accertato che il conducente stava viaggiando a una velocità di oltre 70 km/h nonostante il limite di 40 km/h in vigore sulla strada. Pioggia e scarsa luminosità avevano fatto il resto.
Pedone
Per il giudice, Romulo nell’attraversare la strada in quel punto e in quelle condizioni si era mosso in modo imprudente e «pertanto deve ritenersi provato il concorso di colpa nella dinamica del sinistro che ne ha provocato la morte».
I legami
Nella causa la controparte ha messo in dubbio anche che la signora fosse la vera madre della vittima. Ma i documenti in inglese sono stati ritenuti autentici. Superato questo passaggio, il Tribunale ha ritenuto che, anche se lontani migliaia di chilometri, tra madre e figlio i legami fossero solidi. «Nonostante la distanza geografica i due mantenevano vivi e costanti rapporti attraverso videochiamate con frequenza quasi giornaliera; inoltre, il figlio era solito inviare alla madre piccole somme di denaro che contribuivano al mantenimento della famiglia materna – si legge nella sentenza – quello che emerge è un rapporto che, per quanto stretto, risulta vissuto quasi integralmente “a distanza”, anche valorizzata la circostanza che, da quanto risulta dal passaporto, l’ultimo viaggio nelle Filippine risale all’anno 2018». Un rapporto solo telefonico che merita, comunque, un risarcimento.