Montecatini, addio a "Fiatata": è morto Antonio, il mago dei cavalli da corsa
Il ricordo degli amici: «Ci mancherai tanto, "uomo di mille battaglie" ma orgogliosi di averti conosciuto con le tue qualità e i tuoi difetti, mai banale». Quella volta che migliorò un cavallo di Nello Bellei
MONTECATINI. L’ippica termale e non solo perde uno dei suoi personaggi più conosciuti. Se ne è andato all’età di 80 anni nel pomeriggio di domenica 28 gennaio Antonio Casini, conosciuto da tutti gli appassionati di cavalli come "Fiatata". Soprannome dovuto alla sua abilità di suggerire nei pronostici cavalli per così dire "nascosti" e non favoriti alla partenza della gara, ma capaci di sovvertire le previsioni e vincere le corse da outsider.
Era un grande conoscitore degli equini, ha lavorato sia con trottatori che galoppatori, cosa rara. Di professione era un artiere, tra i più noti, ovvero l’addetto di scuderia che giornalmente provvede ad un insieme di attività connesse alla cura e all'igiene del cavallo, non ultima l’attenzione allo stato emotivo e fisico dell’animale. Nelle corse, l'artiere ippico ha il compito di preparare i cavalli prima delle competizioni, di attaccarli al sulky nel caso delle corse al trotto e di portarli in pista.
Lo ricordano Edoardo e Andrea Fanucci: «Per illustrare le sue capacità basta un solo esempio. Siamo negli anni Ottanta, il trotto toscano ha uno dei migliori preparatori nazionali, il mito Nello Bellei, e Antonio Casini nota un cavallo che Bellei allena ma senza particolari risultati. Dopo una piccola trattativa Antonio acquista Simeto e in breve lo porta a livelli impensabili e, credetelo, sono pochi quelli che hanno migliorato un cavallo di Bellei. In quel periodo Antonio Casini, spirito zingaro, si trasferì a Taranto dove si correva su piste private ma era in costruzione l'ippodromo Paolo VI. Lì era amato e ammirato, tanto che diventò il braccio destro di Donato Carelli, proprietario dei migliori cavalli del sud e del nuovo ippodromo tarantino».
Vero “toscanaccio” Casini, cocciuto e polemico, le cose non le mandava a dire, senza complimenti. La sua vena polemica e la sua sincerità si palesavano in tanti ambiti , ippica, politica, impegno civico e le sue discussioni nel suo rione Biscolla, a un tavolo dell'osteria Gialdini, rimangono nei ricordi di tutti. «Questo non lo ha fatto amare da tutti, ma per lui non era un problema. Ha cercato di difendere fino in fondo la categoria degli artieri ippici, quando la piaga del lavoro "nero" si è allargata a macchia d'olio e ha fatto suonare diversi campanelli d'allarme, purtroppo inascoltati, sulla china disastrosa che l'ippica stava prendendo, con previsioni che oggi sono realtà». Continua il ricordo degli amici: «Adesso ha voltato pagina , dopo una lunga malattia che ha affrontato a viso aperto, ma sicuramente il suo spirito non morirà, sarà ancora al centro di discussioni, ovunque sia. Ci mancherai tanto, "uomo di mille battaglie" ma orgogliosi di averti conosciuto con le tue qualità e i tuoi difetti, mai banale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA