Massa, infezioni dopo le infiltrazioni: medico condannato a risarcire
Riconosciuti danni per oltre 80mila euro a quattro pazienti
MASSA. Il tribunale di Massa ha condannato l’Istituto Ricerche e Cure Chimenti e Lazzini e il medico Maurilio Chimenti al risarcimento di quattro pazienti, ritenendo accertata la responsabilità per le infiltrazioni intrarticolari a base di ossigeno liquido effettuate il 3 giugno 2019, dopo le quali tutti avevano sviluppato artriti settiche da stafilococco aureo. Lo stabilisce la sentenza pubblicata il 31 ottobre.
Dalla ricostruzione contenuta nel provvedimento emerge che i quattro pazienti, sottoposti al trattamento nello stesso giorno nell’ambulatorio privato di Massa, nei giorni successivi avevano riportato dolore, gonfiore e peggioramento clinico, rendendo necessario un percorso di cure con terapie antibiotiche e antidolorifiche. Il Tribunale ha accolto le conclusioni della consulenza medico-legale acquisita nel processo, giudicata coerente e attendibile, secondo la quale le infezioni sviluppate sono compatibili con la procedura eseguita e riconducibili al trattamento sanitario praticato quel giorno.
Il giudice ha ritenuto sussistente il nesso causale tra l’atto medico e l’insorgenza delle artriti settiche e ha attribuito la responsabilità in solido al medico e alla struttura: di natura contrattuale per l’Istituto, relativo al rapporto diretto con i pazienti, ed extracontrattuale per Chimenti. Nel provvedimento viene richiamato inoltre che la struttura risponde anche dell’operato del professionista che vi svolgeva attività sanitaria e che i pazienti si erano rivolti alla stessa tramite un referente indicato per fissare l’appuntamento.
La sentenza definisce anche le somme dovute a titolo di risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale, con importi differenti per ciascun attore: rispettivamente 46.025,40 euro, 21.263,05, 12.694,77 e 8.940,05 euro. Tutte le somme dovranno essere maggiorate di rivalutazione monetaria e interessi a decorrere dal 3 giugno 2019.
Il Tribunale ha respinto la domanda riconvenzionale con cui l’Istituto chiedeva la condanna del medico al pagamento di almeno 100.000 euro per presunti mancati utili e perdita di chance, rilevando l’assenza di documentazione e dati contabili utili a dimostrare il danno conseguenza richiesto. È stata rigettata anche la richiesta di manleva nei confronti della compagnia assicurativa Vera Assicurazioni, ritenuta non tenuta alla copertura poiché la pratica medica oggetto del giudizio non rientrava tra le attività assicurate previste nel contratto stipulato.
La sentenza disciplina inoltre le spese processuali: la struttura sanitaria e il medico, sempre in solido, sono condannati a corrispondere euro 14.000 ai legali della prima paziente ad aver fatto ricorso e altri 14.000 complessivi ai difensori degli altri tre pazienti, oltre al pagamento di euro 8.400 a favore della compagnia Vera Assicurazioni per le spese di resistenza. Le spese tra medico e struttura sono compensate per la metà e l’Istituto è condannato a rimborsare a Chimenti euro 4.200. Le spese della consulenza tecnica d’ufficio restano a carico congiunto dei due convenuti.
La decisione è un provvedimento di primo grado e potrà essere impugnata dal medico e dalla struttura.
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