Turismo, a Massa estate sottotono: calano le presenze in campeggi e bagni
Sabrina Giannetti di Federalberghi invita ad aspettare i dati: «Sicuro giù il mercato nazionale ma su quello estero»
MASSA. I campeggi «reggono» ma calano le presenze. Calano anche negli stabilimenti balneari e l’impressione è che la stessa cosa succeda negli alberghi, anche se la presidente di Federalberghi costa apuana, Sabrina Giannetti, che è anche proprietaria dell’hotel Eden al Cinquale, invita «ad attendere le statistiche», perché «sono state fatte molte dichiarazioni che dicono tutto e il contrario di tutto. Se guardo il mio caso, sì, forse c’è un leggero calo ma non mi posso sicuramente lamentare. Quindi non bisogna dare risposte di pancia ma aspettiamo di capire come è andata con i dati ufficiali che usciranno a ottobre». Sono le prime impressioni dell’estate a stagione appena finita. I dati ufficiali sul turismo, come detto, ancora non ci sono, ma c’è chi ha già un quadro piuttosto preciso di come è andata.
Ce l’ha ad esempio Michele Montemagni, presidente regionale Assocamping Confesercenti, secondo cui i «campeggi hanno retto anche se c’è stato un calo leggero in tutta la Regione, inclusa la zona della Partaccia».
Le cause, dice, «sono diverse: all’inizio della stagione le condizioni climatiche non sono state favorevoli e questo ha inciso sulle presenze. Il campeggio, più di altri settori come quello balneare, risente di questi fattori, e il calo non è stato compensato». Inoltre, aggiunge, «si nota un cambiamento nel modo di fare vacanza. Non si tratta solo di una questione economica: le tariffe, a parte piccoli adeguamenti dovuti all’aumento dei costi delle materie prime e dei contratti nazionali, sono rimaste pressoché invariate. Il vero cambiamento è nelle abitudini: prima le vacanze erano più lunghe, anche di un mese, con l’obiettivo di recuperare energie, curare il benessere psicofisico, staccare dalla routine. Oggi prevalgono vacanze brevi, “mordi e fuggi”, ripetute magari più volte in luoghi diversi. È la cosiddetta “vacanza del selfie”: si arriva, si scatta la foto e si riparte, senza un reale ritorno in termini di relax. Questo fenomeno si riflette anche in montagna, dove si vedono picchi di presenze con persone spesso impreparate ad affrontare i percorsi».
Secondo Montemagni «il turismo non può essere lasciato al caso: dovrebbe essere gestito meglio dalle Regioni. Negli ultimi anni c’è stato un atteggiamento sbagliato: si sono inseguite solo le presenze numeriche, ma il turismo deve essere non solo quantitativo, anche qualificante per i territori e per chi li vive. I visitatori devono trovare un contesto adeguato, legato al nostro stile di vita e alla nostra identità. Invece, nelle grandi città si assiste a una standardizzazione: locali e offerte turistiche tutte uguali, veloci, intercambiabili, come quelle che si trovano in qualunque capitale europea. Ma se un turista viene da New York e qui trova le stesse cose che trova a casa, perde senso la scelta della destinazione».
C’è poi un aspetto legato ai costi: «Spesso si legge che i prezzi sono alti, ma se un’azienda assume personale in regola e rispetta le normative non può scendere sotto una certa soglia. Garantire servizi di qualità comporta spese, ma è l’unico modo per offrire ai turisti un’esperienza adeguata al 2025. Non possiamo più proporre uno standard fermo agli anni ’50».
Un piccolo calo delle presenze, quest’anno, è stato registrato anche negli stabilimenti balneari. Secondo Luca Martini, presidente della Compagnia del Mare, inoltre, «questa stagione è stata il cliché che si ripete in questi ultimi anni, vale a dire poche presenze durante la settimana e concentrate durante il weekend e due settimane a cavallo di Ferragosto. Per quanto riguarda la polemica dei prezzi, come sempre ci si accanisce con i balneari: infatti, come tengo a precisare quando mi viene chiesto, il turismo balneare dispone di strutture per ogni tipo di tasca, dalla spiaggia libera a quella comunale attrezzata e, a seguire, gli stabilimenti balneari da 20 euro a giorno fino a quello che uno vuole spendere. Piuttosto dobbiamo dire che ci sono famiglie che non possono spendere neanche quei 20 euro al giorno essendo ridotta la possibilità di spesa delle famiglie e questo credo sia colpa della politica e non dei balneari».
Gli alberghi, stando alle voce degli addetti ai settori, hanno sofferto la concorrenza, come ormai succede da anni, degli affitti brevi. Giannetti, di Federalberghi, tuttavia invita a una riflessione con dati alla mano. «Sicuramente - spiega a Il Tirreno l’albergatrice del Cinquale - possiamo dire che c’è stato un calo del mercato nazionale e un aumento di quello internazionale. Però non sappiamo ancora se il mercato estero ha compensato il calo di quello italiano. Aspettiamo di capire qual è il quadro reale dai dati che ci vorranno dati a breve».