Le ricerche
Trovato morto nella sua casa: la tragedia in pieno centro storico
Carrara, al bar non lo vedono più, così gli suonano, poi salgono le scale e scatta l’allarme di tutta la comunità
CARRARA. È una storia che fa sanguinare il cuore quella di Roberto. Aveva 61 anni e viveva in città da lungo tempo. In tanti lo ricordano “in compagnia” del suo carrello della spesa: gli serviva soprattutto per appoggiarsi. Camminava male Roberto, eccome se camminava male. Partiva dalla piazzetta delle Erbe e si trascinava fino a piazza Matteotti. Faceva la spesa all’Esselunga e tornava indietro: di solito si fermava a prendere fiato nei pressi della pasticceria Caflish, forse perché lì c’è una seduta. Non riusciva a fare altro se non ad andare al supermercato, almeno negli ultimi tempi. È stato trovato morto nella sua abitazione del centro storico Roberto Curtopassi. Se non fosse stato per chi al bar, sotto casa sua, lo conosceva – e per lui aveva sempre un pensiero premuroso – nessuno avrebbe scoperto che se n’era andato. In silenzio.
Scatta l’alert
Piazza delle Erbe, giovedì 10 luglio. È il tardo pomeriggio e al bar Centro storico ci si accorge che Roberto non si è visto, almeno di recente. Abita nel palazzo del bar, quello che guarda il grande murale che raffigura la staffetta partigiana Francesca Rolla. Vive in un appartamento all’ultimo piano, tant’è che per lui – che fa quotidianamente i conti con una disabilità e si muove con grande fatica – c’è un ascensore ad hoc. Gli suonano al campanello: non risponde. Sono preoccupati per lui. Che si fa? Sono circa le 19, 30. Si fa coraggio Valentino Pasquali, titolare del piccolo bar che è insostituibile presidio di questa piazzetta che per Carrara significa molto, storicamente e culturalmente, per tradizione. Sale le scale. «Non sono riuscito a fare tutte le rampe – racconta al Tirreno – Arrivato a un certo punto ho dovuto fermarmi». C’è un odore troppo forte, insostenibile. Capisce cosa può essere accaduto. Chiama il 112. Arrivano gli operatori del 118, i vigili del fuoco, i carabinieri.
La scoperta
Viene aperta la porta dell’appartamento. È lì Roberto, senza vita. È morto «per cause naturali», viene detto dopo gli accertamenti. Non c’è alcun mistero sulla sua fine. Non è un giallo questo. Forse ha avuto un malore e non è riuscito a chiedere aiuto.
La sua storia
Abitava al civico uno di piazza delle Erbe, il portone proprio accanto al bar. Parla a voce bassa Valentino Pasquali mentre i suoi avventori sorseggiano il caffè seduti ai tavoli, il giorno dopo la scoperta della tragedia. Racconta quel che si sa della storia di Roberto, che è ciò che raccontava la madre. «Erano arrivati da Milano, lui e la mamma – dice – Hanno vissuto insieme fino alla morte di lei, nel 2019». Non era nato con quella disabilità, il destino gliela aveva buttata addosso. «Era così da quando aveva 18 anni, per un incidente con la moto, contro un tram, raccontava sua madre». Finché la donna era viva, Roberto si vedeva anche al bar, a volte, almeno. Poi tra la morte della donna e la pandemia da Covid aveva cominciato a fare una vita più appartata.
«Di cosa hai bisogno?»
C’è grande dispiacere qui, per come se n’è andato. «Era spesso ospite del ristorante e io gli chiedevo sempre se aveva bisogno di qualcosa; gli dicevo: “Guarda che io all’Esselunga dovevo andare comunque, per il bar”, ma lui, niente, voleva fare da solo», scuote la testa Pasquali. Che ricorda quando c’era la mamma di Roberto: «Se andavano in vacanza, mi lasciava le chiavi di casa per andarle a innaffiare i fuori e, aprendo la porta, d’estate, sentivo un caldo opprimente. È lassù “a tetto” e c’è tutta una vetrata da cui entra il sole. E lui soffriva molto il caldo – riflette Pasquali – Faticava, sudava, si vedeva». Potrebbe avere avuto un malore, insomma, proprio per il caldo, Roberto.
La comunità
In Piazzetta si pensa all’ultimo saluto. «Da quel che ne sappiamo – conclude Pasquali – era solo al mondo. Non aveva nessuno. Mi piacerebbe che potesse avere un funerale dignitoso, ma non sappiamo come si possa fare». Sarebbe consolatorio, sì, almeno per chi rimane e si ricorderà di lui: Roberto l’avrebbe meritato.