La ricostruzione
Morto in cava, cosa stava facendo Paolo Lambruschi nel momento della tragedia? I rilievi e l’importanza dei (tanti) testimoni
Carrara, in molti potrebbero aver assistito all’incidente e non solo “dagli Scaloni”
CARRARA. È trascorsa una settimana dalla tragedia della cava Fossa Ficola – siamo nel bacino di Fantiscritti – e non è ancora tornata nelle disponibilità dei cavatori della Cooperativa Canalgrande l’area in cui si è verificato l’incidente in cui è morto Paolo Lambruschi – 59 anni, originario di Miseglia – scivolato lungo un ravaneto mentre guidava un dumper, potente mezzo per la movimentazione delle scaglie di marmo. Rimane sotto sequestro anche perché non sono ancora conclusi i rilievi di competenza dei tecnici dell’Asl, necessari a comprendere la dinamica di quanto accaduto. La Procura di Massa, che ha aperto un fascicolo di indagine per la morte di Lambruschi – nel quale figurano i nomi di tre indagati – ha intanto nominato due periti: hanno il compito di eseguire accertamenti irripetibili.
In cava
Dopo il fine-settimana, nessuno è salito “al monte”, ieri, per portare avanti le attività di rilievo: pioveva, del resto; saranno concluse, dunque, nei prossimi giorni dagli esperti del settore prevenzione e sicurezza dell’Asl nord ovest.
Gli accertamenti
Nel frattempo il pubblico ministero titolare dell’inchiesta sul dramma di Fossa Ficola – l’unica persona che in questa fase delicatissima delle indagini ha accesso al fascicolo – ha nominato due periti che dovranno fare, ciascuno, accertamenti-unici; innanzitutto, l’esame post-mortem: è fissata proprio in queste ore l’autopsia che verrà eseguita alla clinica universitaria Santa Chiara di Pisa; e il controllo del mezzo che Lambruschi guidava: il dumper.
Quegli attimi
Chi ha il compito di acquisire elementi che saranno utili all’inchiesta si è ormai fatto un’idea di cosa Paolo Lambruschi stesse facendo quella mattina del 28 aprile intorno alle 8: e lo sa perché l’ha appreso indipendentemente dalla routine lavorativa già nota a tutti i colleghi di cava. Stava facendo dumperaggio, si dice in gergo, cioè stava trasportando detriti da una parte all’altra della cava. Era da solo o in compagnia, è una delle domande ricorrenti, Lambruschi? Alla guida del bisonte era solo, senza ombra di dubbio, ma, in genere, durante il dumperaggio «si viaggia tra due cantieri attivi, tra chi carica e chi scarica», spiega Domenico Gullì, ingegnere, responsabile della prevenzione e sicurezza dell’area nord (Massa-Carrara, Versilia, Lucca) e dell’ingegneria mineraria per l’Asl nord ovest; si sa anche che il dumper era «mezzo carico e in via di marcia». E dato che «di evidente non c’è nulla che faccia capire che c’è stato qualcosa di “sbagliato” – aggiunge l’ingegner Gullì – restano in piedi le tre ipotesi. E cioè: prima evenienza, Lambruschi ha avuto un malore improvviso che ha fatto sì che fossero limitate o annullate le sue capacità di azione-reazione; seconda, il mezzo non era, o all’improvviso non è più stato, efficiente (anche se avrebbe solo un anno di vita); altra ipotesi, il vice-capo cava non si è accorto di essere vicino al margine-strada, una ruota ha “sbordato” e il peso dell’autocarro ha fatto il resto.
Chi ha visto-cosa
Come è noto l’inchiesta della Procura di Massa è blindata. Restii a proferire parola sono anche gli avvocati, sia degli indagati che finanche della famiglia. Lo stesso clima avvolge anche la cooperativa: «Non posso parlare di niente e non voglio parlare di niente», dice al Tirreno Roberto Giannaccini, presidente di Canalgrande. A poche ore dalla tragedia sul piazzale di Fantiscritti si diceva, però, che «in tanti hanno visto tutto». L’augurio è che “i tanti” fermino nella memoria quanto fotografato con gli occhi: per restituire verità alla famiglia di “Paolone”. Di lunedì, a quell’ora, il bacino di Fantiscritti era ad alto tasso di operatività. Era un brulicare. E di cave e bancate con una visuale ottima su Fossa Ficola ce ne sono: c’è tutto il versante dirimpettaio; ci sono gli Scaloni, come è stato detto da molti “a caldo”, ma non solo perché ci sono, per esempio, anche la cava Ciresuola e la cava Carbonera che sono più alte rispetto agli Scaloni, concordano gli uomini-esperti del monte.