Paolo Lambruschi morto in cava: inchiesta blindata ma spunta il rebus dei testimoni
A Fantiscritti: «Dagli Scaloni hanno visto tutto». Autopsia a inizio settimana
CARRARA. C’è un dettaglio che potrebbe rivelarsi non secondario nell’inchiesta che dovrà far luce sulla tragedia della cava Fossa Ficola; su di esso la città si interroga in attesa di dare l’ultimo saluto a “Paolone”: il 28 aprile, intorno alle 8, chi ha visto-cosa? C’è un fascicolo aperto dalla Procura di Massa che indaga sulla morte di Paolo Lambruschi, 59 anni, carrarese originario di Miseglia, dipendente della cooperativa di cavatori Canalgrande, scivolato lungo un ravaneto mentre era alla guida di un dumper, bisonte da cava per la movimentazione delle scaglie. È top secret – in questa fase, delicatissima, delle indagini – questo fascicolo. È blindato. Carrara però vuole sapere: si chiede se almeno vi sia qualcuno che ha “fotografato” con gli occhi e con il fiato strozzato quel volo. Per dare verità alla famiglia. E perché troppo sconvolgente è stata questa morte; sconcertante per l’identikit di uomo di cava che Lambruschi rappresentava: esperto e scrupolosissimo; scioccante e inaccettabile per il padre di famiglia, il parente, l’amico che Paolo era.
Quelle parole
Lunedì 28 aprile, piazzale di Fantiscritti, ore 13. Sulle vetrate del bar-ristorante Il Poggio è già comparso un “annuncio” che informa i turisti: “Chiuso per lutto”. Sono quattro ore, ormai, che Paolo Lambruschi ha chiuso improvvisamente e tragicamente il suo sipario terreno. E qui tra i tavoli del bar e il negozio di souvenir in marmo tutti ripetono la stessa cosa: «Dagli Scaloni hanno visto tutto». Ebbene, queste parole, pronunciate quella mattina “a caldo” ora potrebbero essere un elemento importante dell’inchiesta che deve far luce sulla morte del vice-capo cava. Gli Scaloni. Così si chiama la cava del bacino di Fantiscritti che per posizione sul versante del monte offre un’ottima visuale di Fossa Ficola. Ma andiamo per gradi.
Il prossimo passo
L’autopsia è fissata «a strettissimo giro»; verrà eseguita alla clinica universitaria Santa Chiara di Pisa «solo per questioni logistiche», precisa Davide Garbini, avvocato della famiglia Lambruschi, del Foro della Spezia, cioè non perché vi siano esigenze particolari; poi bisognerà attendere 60 giorni per avere – ufficialmente – i risultati. Il riserbo è tale che neppure si sa la data in cui verrà fatto l’esame post-mortem anche se emerge che sarà fatto per l’inizio della settimana.
Una certezza
L’unico punto fermo è che il fascicolo della Procura contiene il nome di tre indagati. Il procedimento penale non è a carico di ignoti: significa che «il pubblico ministero ha accarezzato l’idea che, a titolo colposo, possa esserci la responsabilità di qualcuno», dice, ma con cautela estrema, l’avvocato Garbini.
Come si procede
L’inchiesta procederà lungo due direttive. Primo, l’accertamento delle cause della morte per cui le risultanze dell’autopsia potrebbero dare indicazioni; potrebbe, per esempio, essere chiarito se Lambruschi ha avuto un malore improvviso che ha ridotto o annullato le sue capacità di azione-reazione. Secondo, dovrà essere acclarata la dinamica dell’incidente: per questo la Procura disporrà degli accertamenti tecnici irripetibili, nominerà propri tecnici come tecnici verranno nominati dagli indagati; i professionisti dovranno rispondere – tutti – a un quesito: come è caduto il dumper giù dal ravaneto? Lo faranno mediante verifiche sul luogo – l’area dell’incidente è sotto-sequestro come lo è il dumper, mal-ridotto – e calcoli cinetici. Poi ci sono gli eventuali testimoni oculari dell’incidente.
Chi ha visto-cosa?
In questa fase nessuno ha accesso al fascicolo se non il pm. Nessuno sa, dunque, se siano già stati sentiti testimoni. Ma che qualcuno abbia assistito all’incidente è quasi una certezza: «Sarebbe anormale – nota Garbini – che nessuno abbia visto», il bacino di Fantiscritti, di lunedì, a quell’ora, era a alto tasso di produttività; «La polizia giudiziaria (la polizia al servizio dell’autorità giudiziaria, ndr) è sicuramente intervenuta – conclude Garbini – e poi, a quanto pare, la manovra che stava eseguendo Lambruschi necessita di più persone». Anche se non nell’immediato, il nodo dei testimoni dovrà comunque essere sciolto.