Carrara, trovato morto un clochard. Il dolore e il rammarico di chi lo ha conosciuto
Si chiamava Marco, viveva ad Avenza con il suo cane, dormiva sotto i portici dell’Asl. I residenti lo avevano aiutato: il ricordo affettuoso e il rammarico della comunità
CARRARA. Ha sconvolto la comunità di Avenza la notizia della morte di una persona che viveva per strada – senza un tetto sulla testa – e che è stata trovata senza vita sotto il portico del Distretto sanitario (Ex Gil) di Via Giovan Pietro. Sono stati proprio gli avenzini a dare notizia di questa morte e a dare un volto e soprattutto un nome a chi ha chiuso – silenziosamente, senza dare nell’occhio – il suo sipario terreno. Racconta chi era questo clochard Michela Pinelli, avenzina, di Avenza R-Esiste.
«Ciao Marco»
«Marco era un’anima solitaria, sempre accompagnato dal suo inseparabile cane, una presenza silenziosa e discreta nel cuore della comunità avenzina», dice. Nella sua permanenza cittadina Marco aveva sentito forse un po’ di vicinanza «della gente comune che si è spesso dimostrata solidale con lui – racconta ancora Pinelli – C’è chi gli regalava cibo per il cane, chi indumenti per affrontare il freddo; gli hanno saputo offrire gesti di umanità e sostegno persino coloro che vengono talvolta etichettati con superficialità come razzisti», (e qui il colpo di fioretto è alla sindaca Serena Arrighi per la “vicenda” occorsa durante il taglio del nastro di uno sportello per la comunità Dominicana, ndr).
«La morale alla rovescia»
Dopo il ricordo affettuoso di Marco c’è il rammarico: «Chi avrebbe dovuto intervenire in situazioni, i servizi sociali del Comune e la politica locale, ha scelto di voltarsi dall’altra parte, incarnando la logica delle Tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo». «La sua morte è la seconda – sottolinea Pinelli – in tempi e luoghi ravvicinati, di una persona senza dimora abbandonata a sé stessa».
Ora basta
«Non possiamo continuare a tollerare una società dove la solidarietà viene lasciata al caso e non guidata da politiche strutturate ed efficaci – dice ancora Pinelli – Marco non aveva bisogno di “stazioni di posta” (il riferimento è al progetto annunciato dalla giunta Arrighi, ndr), ma di un piatto caldo e di un letto. La realtà che si consuma ogni giorno sotto i nostri occhi, racconta di un’Amministrazione sorda e distante, incapace di tendere una mano quando sarebbe suo dovere farlo».
L’ultimo aiuto
La comunità avenzina si stringe nel ricordo di Marco e si rende disponibile ad offrire un contributo mensile al canile o ai volontari che si prenderanno cura del suo inseparabile cane, attendendo informazioni e le adeguate modalità.