Il Tirreno

Associazioni e solidarietà

Massa, Giorgio Ricci, dieci anni da presidente della Croce Rossa: «Vi racconto la sfida più dura»

di Ivan Zambelli
Giorgio Ricci presidente del Comitato della Croce Rossa di Massa Carrara negli ultimi dieci anni
Giorgio Ricci presidente del Comitato della Croce Rossa di Massa Carrara negli ultimi dieci anni

Il Comitato della Croce Rossa intanto è pronto per le nuove elezioni

16 maggio 2024
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MASSA. Dieci anni di sfide, dall’emergenza Covid alla gestione degli sbarchi, passando dalle attività “comuni” come l’assistenza sanitaria o sociale alle persone in difficoltà. Sono gli avvenimenti sotto la presidenza del comitato Croce Rossa di Massa-Carrara di Giorgio Ricci, da circa dieci anni al vertice territoriale dell’associazione e ora in scadenza, con il rinnovo delle cariche la prossima domenica.

I numeri

A oggi il Comitato conta circa 250 volontari distribuiti in 15 Comuni della provincia, con una quindicina di mezzi tra cui sei ambulanze. Croce Rossa, l’associazione di volontariato più grande al mondo, garantisce da sempre un sostegno alle persone da un punto di vista sociale, sanitario, ma anche di protezione civile. Guidano a esempio le ambulanze, vanno negli scenari di catastrofi naturali, i propri medici prestano servizi in tutto il mondo. A Massa-Carrara il decennio di Ricci è stato caratterizzato da sfide, emergenze, e anche di crisi, a partire da quella del volontariato in generale. Un po’ per le riforme del settore, un po’ per la crisi di adesioni, donazioni. Che in una provincia come la nostra si fanno sentire ancor di più. Questioni che secondo Ricci dovranno essere affrontate da chi prenderà la presidenza dopo di lui.

La storia

Un’attività, la sua in Croce Rossa, nata nel 1983 e mai interrotta: «Da allora sono volontario, e così resterò anche dopo». Nel tracciare un bilancio, più da volontario che di mandato, Ricci parte da almeno gli anni ‘90 ricordando ad esempio l’introduzione nel territorio del trasporto neonatale, ovvero un sistema che consente il trasferimento di neonati a rischio con ambulanze che rappresentano in tutto e per tutto una terapia intensiva mobile. «Siamo stati per molto tempo un punto di riferimento per i territori limitrofi di Liguria e Toscana, ma anche a livello internazionale. Abbiamo salvato molte vite grazie alla collaborazione con il Meyer di Firenze. E poi il progetto Cuore in collaborazione Opa oggi fondazione Monasterio, che ha consentito di operare oltre 100 bambini provenienti dall’Albania e poi allargandosi ad altri territori».

La gestione degli sbarchi

Attualmente c’è la gestione degli sbarchi dei migranti al porto di Marina di Carrara, «dove Croce Rossa ha prestato e presta un servizio di prima assistenza a centinaia di persone, spesso madri con bambini, o ancora più spesso giovani non accompagnati. Che sono tantissimi», tiene a precisare. «Questa attività è molto emozionante per gli stessi volontari, e non va messa in discussione. Va fatta perché prima di tutto va salvaguardata la vita delle persone». In mezzo poi i tanti servizi di protezione civile, dalle alluvioni in provincia di Massa-Carrara fino alle recenti in Emilia-Romagna o in Toscana.

Gli anni del Covid-19

E poi gli anni della pandemia da Covid-19. «Momenti a tratti surreali, perché comunque da un lato permettevano ai volontari di muoversi e di spostarsi uscendo quindi laddove nessun’altro poteva; ma dall’altra avevamo responsabilità che andavano oltre noi stessi. Essere in prima linea nell’emergenza ha permesso di soccorrere molte persone, andando fin dentro le case vedendo momenti drammatici». Ma l’ulteriore sfida del Covid, aggiunge, «è quello che ci ha lasciato, portando un’ulteriore crisi al sistema sanitario pubblico. Noi assistiamo ad una crescita dei bisogni delle persone, specie quelle a basso reddito o con fragilità, che non riescono a far fronte alle cure. Vedi le lunghe liste d’attesa, anche per patologie gravi. L’alternativa è rivolgersi al privato, ma bastano poche centinaia di euro e le persone rinunciano a curarsi. La popolazione sta invecchiando, l’aspettativa di vita è alta. Come associazione abbiamo posto una particolare attenzione a questa emergenza in crescita, e altrettanto devono fare le istituzioni. Non a caso quando ci incontriamo con i sindaci gli diciamo sempre che il volontariato è il meglio della popolazione che essi rappresentano, ed è vero. Se dalla prossima settimana sparisse la rete di associazioni di volontariato cosa succederebbe?».

Il volontariato

Eppure, ammette, «il sistema di volontariato se da un lato ha un ruolo sempre più cruciale, dall’altro vive una crisi a più livelli. Sempre di più ci autofinanziamo i servizi e questo grazie all’intraprendenza dei singoli, ma non basta. Il territorio dal punto di vista economico è tra i più fragili a livello regionale, e quindi con qualche difficoltà in più a mettere in campo servizi». Se questo vale da un punto di vista economico, altrettanto è per i volontari stessi, in calo. «All’epoca del Covid c’erano percorsi di inserimento agevolati, con maggiori richieste di adesione. Ma ora la crisi c’è, è forte e sta diventando allarmante. Il mondo del volontariato specie dai giovani è sempre meno visto come punto di riferimento. Credo che chi verrà dopo di me avrà il compito, l’onore ed anche il dovere di contribuire a scrivere un modello di volontariato diverso».

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