Il Tirreno

L’operazione

Carrara, la gang di ragazzi spaccia coca e hashish: undici indagati, il capo ha 23 anni

Carrara, la gang di ragazzi spaccia coca e hashish: undici indagati, il capo ha 23 anni

Tutto nasce da una falsa denuncia di un 19enne che andò in caserma dicendo di essere stato derubato da giovani che conosceva. In realtà dietro c’erano debiti legati all’acquisto del fumo

30 marzo 2024
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CARRARA. Un giro di spaccio piuttosto complesso e radicato in città è stato scoperto e smantellato dai carabinieri. I carabinieri dopo mesi di indagini molto complesse hanno sgominato una banda di giovanissimi spacciatori, tra cui c’erano anche dei minorenni, ritenuti responsabili – a vario titolo – di numerose cessioni di cocaina e hashish in tutta la città, soprattutto nelle zone della “movida” del litorale apuano. Il gruppo, a dispetto della giovane età, era in grado di gestire e curare con grande professionalità l’intero ciclo necessario per il trattamento della droga, dall’approvvigionamento di ingenti quantitativi a tutte le successive fasi preparatorie per arrivare a venderla in maniera regolare e a tratti frenetica. Dopo i numerosi arresti in flagranza e il sequestro di oltre cinque chili di droga, l’inchiesta si è conclusa con undici indagati. Il Giudice per le indagini preliminari ha firmato le misure cautelari per gli altri componenti del gruppo rimasti in libertà.

La “finta” denuncia e le vere indagini

L’attività investigativa ha preso spunto dal racconto di un 19enne, che nell’estate del 2022 si era presentato in caserma accompagnato dal padre per denunciare di essere stato assalito e rapinato da due giovani di sua conoscenza, che sotto la minaccia di un coltello gli avevano portato via una collanina d’oro. I carabinieri, però, hanno approfondito la questione che appariva poco chiara sin dall’inizio, fino a quando hanno scoperto che il ragazzino aveva inventato tutto per non far sapere al padre che era un assuntore di droghe e che era stato aggredito proprio per questioni legate all’acquisto di una dose di hashish. Da quell’episodio, i Carabinieri di Carrara, al comando del Tenente Colonnello Cristiano Marella, hanno dato inizio ad una meticolosa indagine a tutela dei più giovani, per preservarli il più possibile dagli effetti negativi provocati dal consumo di sostanze stupefacenti.
L’attività investigativa, anche attraverso l’utilizzo di telecamere nascoste e intercettazioni telefoniche, ha consentito di portare alla luce la fitta rete di spaccio gestita da un gruppo criminale capeggiato da un 23enne di Carrara già coinvolto in vicende di droga, con la collaborazione di altri giovani appartenenti alla sua comitiva di amici, compresi alcuni minorenni, tutti capaci di alimentare e gestire una vasta “piazza di spaccio” che arrivava fino alle zona della movida di Marina di Carrara, in prossimità dei locali maggiormente frequentati dai giovani e adolescenti, dove la banda era solita radunarsi la sera, anche per vendere la droga agli affezionati clienti che sapevano di poterli incontrare lì, soprattutto durante i week end

Il leader del gruppo

Per parecchi mesi i militari dell’Arma hanno monitorato gli indagati, tenendo costantemente sotto controllo il punto di partenza della droga che era l’abitazione del 23enne leader del gruppo, adibita a luogo di riunione e base logistica per lo stoccaggio, il confezionamento e la cessione delle dosi, dove il viavai di giovani, compresi i minorenni, era incessante praticamente tutti i giorni, soprattutto quando il ragazzo veniva lasciato solo dalla madre e dalla sorella che vivevano con lui. Gli obiettivi delle telecamere nascoste sono stati puntati per mesi, anche nei paraggi del locale più frequentato dai componenti della banda, a Marina di Carrara, inoltre è stato documentato ogni loro spostamento, sia di giorno che di notte.
Così facendo, i militari dell’Arma sono riusciti a sequestrare durante l’indagine un totale di quasi cinque chili di hashish che erano stati originariamente nascosti sottoterra nella zona boschiva di Fossola (da qui ha preso spunto il nome assegnato dagli investigatori all’operazione, denominata “la gang del bosco”). Non sono mancati, inoltre, gli spacci di cocaina (all’incirca 120 grammi il quantitativo di dosi vendute al dettaglio) e i conseguenti arresti in flagranza di ragazzi molto giovani, che hanno cominciato a fare una vita da pusher adottando quotidianamente tutte le tipiche cautele per non incappare nei controlli delle Forze dell’Ordine, ricorrendo anche all’utilizzo delle più note applicazioni social e ai canali di messaggistica istantanea per contrattare con i clienti.
Alla fine, tutti questi espedienti non sono serviti a nulla, perché la comitiva di spacciatori non aveva fatto i conti con l’esperienza dei carabinieri del Nucleo Operativo, che di giorno e di notte senza farsi scoprire, hanno osservato e seguito ovunque tutti i principali componenti della banda, fino a quando è arrivato il momento opportuno per uscire allo scoperto

Gli arresti

Il primo a finire in manette era stato un cliente del gruppo che si era rifornito di 25 grammi di cocaina, poi gli uomini dell’Arma hanno preso di mira i componenti principali della comitiva di spacciatori. Dopo l’arresto del 23enne, che è stato preso in casa sua con cinquanta di dosi di cocaina e venti di hashish, oltre a tutto il materiale per pesare e confezionare le dosi, il gruppo ha cominciato a sfaldarsi, infatti successivamente sono stati fermati altri due suoi fidati collaboratori trovati in possesso di un chilo e mezzo di hashish che avevano recuperato dal nascondiglio nel bosco, per spostarlo altrove. Prima di loro, era stato arrestato anche un 17enne della zona di Avenza, che aveva nascosto in casa 800 grammi di hashish della stessa partita dopo aver ricevuto l’incarico di custodirlo. Stessa sorte è capitata ad un 24enne che abita nella zona di Sarzana (SP), che è stato preso dai militari dell’Arma con un altro chilo e mezzo di “fumo”. Altre piccole dosi sono state recuperate durante l’indagine dai vari acquirenti che venivano appositamente a Carrara per comprare droga dai giovanissimi pusher.
L’ultimo atto dell’indagine, si è tenuto lunedì mattina, quando i carabinieri hanno dato esecuzione alle misure cautelari firmate dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Massa nei confronti degli altri componenti della banda che erano scampati agli arresti dei loro complici nel periodo più “caldo” delle investigazioni. Sono dieci in totale gli indagati nel procedimento penale aperto dalla Procura della Repubblica di Massa per detenzione e spaccio e di stupefacenti in concorso, aggravato dal numero dei partecipanti e dalla complicità di minorenni, inoltre l’undicesimo indagato è il 19enne che all’inizio della storia aveva “inventato” la rapina ai suoi danni, che dovrà rispondere del reato di calunnia. Insieme ai maggiorenni, risultano coinvolti anche due minori.

I complici a Massa
Il Giudice ha quindi disposto l’obbligo di firma per tutti i più fidati collaboratori del capo della banda che si trova tuttora in carcere, a cominciare da una coppia di fidanzati che abitano a Massa, 22 anni lui e 20 anni lei, che lo accompagnavano in auto a rifornirsi di elevati quantitativi di droga, oltre a partecipare attivamente alle cessioni delle dosi. Al 22enne, inoltre, è stato applicato l’obbligo di dimora a Massa per limitare ulteriormente la sua libertà di movimento, ma la sua posizione si è aggravata ulteriormente quando i carabinieri si sono presentati a casa sua per la notifica dei provvedimenti del Giudice. Durante la perquisizione, infatti, gli uomini dell’Arma di Carrara insieme al cane antidroga “Titan” del Nucleo Carabinieri Cinofili di Pisa-San Rossore, hanno scoperto che il giovane aveva ricavato nella sua camera da letto una stanza in cartongesso adibita a serra artigianale, dotata di lampade, aspiratori e termostati con dentro una coltivazione di undici piante di cannabis. Sono stati trovati nella disponibilità del 22enne più di due etti di marijuana già essiccata, più qualche dose di hashish, pertanto è stato arrestato e portato in carcere.
La posizione di tutti gli indagati è al vaglio dell’autorità giudiziaria. Nonostante i gravi indizi di colpevolezza a loro carico, vale per ognuno di loro il principio della presunzione di innocenza, pertanto non possono essere considerati colpevoli sino alla condanna definitiva.

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