Marmo, per il marchio di tutela arriva la sponda dell’Europa
La sindaca: lavoriamo all’indicazione geografica no food
CARRARA. «In questo anno è stato raggiunto un traguardo molto importante e, come previsto dalla legge 35 e nei tempi previsti è iniziata la firme delle convenzioni. Ad oggi hanno già firmato 37 cave e per le altre sono già stati calendarizzati gli incontri da parte dell'ufficio Marmo entro il 30 ottobre prossimo. A tutto questo aggiungiamo che sono già stati registrati 15 certificazioni Emas»: lo ha affermato la sindaca Serena Arrighi, nel corso dell’interessante convegno promosso dal Pd, dal titolo “Carrara: marmo, sostenibilità e sviluppo”.
La prima cittadina ha aggiunto: «Si tratta di un risultato di grande portata pratica e simbolica perché per la prima volta si è messo nero su bianco la scadenza delle concessioni garantendo al contempo a Comune e aziende tempi certi per programmare lo sviluppo dell'intero settore. Molto importante è anche, sulla scia della sentenza del Tar, arrivare ad avere tante certificazioni Emas che impongono a chi le vuole ottenere parametri molto stringenti dal punto di vista ambientale. Per quanto riguarda il lapideo in questo anno abbiamo portato avanti una strategia di confronto continuo con imprese, sindacati e associazioni convocando incontri fissi nei quali discutere urgenze, problemi e prospettive del settore. In questo momento stanno proseguendo parallele le discussioni su due temi di stringente attualità come la tracciabilità e la filiera».
Il caso Marchio
E ha aggiunto: «Connesse al tema della tracciabilità, tra l'altro, proprio nel corso dell'ultima riunione con tutti i portatori d'interesse ho sottolineato come sia appena arrivata una buona notizia da Strasburgo. Il Parlamento europeo ha dato il via alle nuove regole per rafforzare la protezione dei prodotti artigianali e industriali come il vetro, il merletto o le nostre pietre naturali, all'interno dell'Unione europea e e a livello globale. Si tratta del testo del regolamento per le indicazioni geografiche dei prodotti artigianali ed industriali, il cosiddetto Regolamento Ig No food che stabilisce la possibilità di concedere un'indicazione geografica anche a prodotti non alimentari. Nel testo stesso discusso a Strasburgo il Marmo di Carrara viene portato come esempio di quale genere di prodotti potrebbe ricevere questo marchio strettamente legato al territorio che credo potrebbe finalmente portare al nostro marmo un importante valore aggiunto».
Il parere degli industriali
Sul marchio, tema chiave, abbiamo chiesto un parere a Fabrio Santucci, referente lapideo di Confindustria. «Noi come imprenditori abbiamo già un consorzio di tutela e valorizzazione del Marmo di Carrara, e stiamo lavorando alla registrazione. La notizia che arriva dall’Europa e di cui ha riferito la sindaca è senz’altro interessante, ci confronteremo su quale sia la strada migliore per difendere il marmo dalle imitazioni e tutelarlo ai più alti livelli».
Il nodo filiera
Nei tavoli di confronto, è già emersa la difficoltà del settore a rispettare quota 50% per gli informi. In proposito ha ribadito la sindaca: «Quanto alla filiera la soglia del 50 per cento di lavorazione in loco imposta dalla legge regionale mette tutto il comparto di fronte a una importante sfida. Credo che questo debba essere presa come uno stimolo per rinnovare la nostra principale industria immaginando anche un ricollocamento sul mercato dei prodotti attraverso la ricerca di nuovi materiali e nuove soluzioni sempre contraddistinte da una produzione di qualità. Per il futuro dobbiamo immaginare che Carrara diventi per il marmo quello che Sassuolo è per la ceramica e per farlo dobbiamo avere il coraggio di investire e sperimentare».
I dubbi
Molti gli interventi al dibattito. Il Pd, in generale, sulla quota 50% ritiene che sia un obiettivo strategico ma, in sostanza, si fa anche notare che se un’azienda arriva al 45% non ci sarà la tagliola; l’importante, è stato sottolineato, che vi sia la volontà dimostrata di voler tendere a quell’obiettivo di legge. Roberto Pucci, che è ex sindaco di Massa e imprenditore, ha fatto una riflessione articolata, parlando della tecnologia che è in grado sia ora che in futuro di valorizzare i prodotti dell’escavazione. «In merito alla 35 - ha aggiunto - se l’obiettivo è far restare qui la nostra gioventù e offrire lavoro, credo che il 50% punto e basta sia pericoloso e serve a poco. Pensiamo piuttosto a un meccanismo che premia l’alto valore aggiunto», ha sottolineato, ringraziando per altro il Pd carrarese per aver organizzato un incontro così partecipato.
Le conclusioni
Le somme sono state tirate dal consigliere regionale Vincenzo Ceccarelli, ex assessore e definito il “papà” della legge 35 e del piano regionale cave, presidente del gruppo consiliare del Pd regionale della Toscana: «Innanzitutto - spiega - esprimo soddisfazione per la grande partecipazione, anche di imprenditori, ambientalisti, sindacalisti; una bella discussione». Entrando nel merito: «La legge 35 e il piano regionale cave, dopo sette anni di attuazione e sperimentazione, senz’altro hanno contribuito a dare una spinta in avanti al settore e a centrare gli obiettivi della sostenibilità nell’escavazione e della spinta alla lavorazione in loco; per sostenibilità intendo ambientale ma anche economica e sociale, con la ricaduta anche sul tessuto sociale della città. Ovvio - aggiunge - che anni fa quando abbiamo prodotto e costruito legge e pano cave, il confronto era a Firenze e ci siamo confrontati con tutti gli stakeholder, ora il terreno di gioco è soprattutto sul territorio dei comuni. Carrara sta dando con forza attuazione alla legge, ha approvato i Pabe, adeguato il regolamento, sono in fase di firma le convenzioni che danno le proroghe in cambio del 50% in loco con maggiore occupazione sul territorio. L’assessorato regionale sta facendo il monitoraggio annuale, e non c’è stata una sottostima del dimensionamento del piano cave, nessuno ha raggiunto quanto sarebbe stato teoricamente possibile».