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L’estrazione

Marmo, la Cgil avverte: non si tocca il 50 per cento della lavorazione in loco

Marmo, la Cgil avverte: non si tocca il 50 per cento della lavorazione in loco

Parla Nicola Del Vecchio, segretario generale della Confederazione: «Sul marmo, serve una svolta»

17 febbraio 2023
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CARRARA. «Sul marmo, serve una svolta»: non ha dubbi Nicola Del Vecchio, segretario generale della Cgil di Massa-Carrara, che analizza il momento e le prospettive del settore lapideo apuano e carrarese in particolare; fra i temi centrali, la filiera con la lavorazione in loco, la proposta del contingentamento, l’equilibrio tra mbiente, sicurezza e lavoro.

 Il nodo filiera

 Ricorda innanzitutto Del Vecchio: «Da mesi si parla dei progetti che saranno realizzati grazie all’art. 21 ma vorrei ricordare che l’elemento centrale per l’ottenimento delle concessioni (ad ottobre 2023) è rappresentato dalla realizzazione della filiera, con l’obbligatorietà di lavorazione in loco di almeno il 50% dell’escavato. Su questo tema serve iniziare concretamente a lavorare, e lo dico sia all’amministrazione che dovrà valutare i progetti e provare ad adottare un sistema di tracciabilità degno di questo nome sia alla parte imprenditoriale. Il lavoro fatto negli ultimi anni dalle istituzioni, dalla Regione Toscana ai Comuni del territorio fino al Parco delle Apuane, con il coinvolgimento delle parti sociali è un lavoro che ha cercato di trovare una sua coerenza nella legge 35 e nei Pabe attuativi con il contributo determinante delle organizzazioni sindacali».

Contingentamento

E aggiunge: «A qualche anno di distanza dall’approvazione della Legge 35 però non possiamo ignorare il perdurare del difficile equilibrio tra ambiente e lavoro in quel settore. Serve oggi più che mai invertire la rotta, servono azioni capaci di redistribuire la ricchezza e soprattutto serve iniziare concretamente a parlare di riduzione e contingentamento dell’escavato, cosa questa che si determinerà anche attraverso l’applicazione della legge 35 con l’obbligo di lavorazione sul territorio di almeno il 50% del materiale escavato».

 Utili altissimi

Scrive ancora Del Vecchio: «Nelle scorse settimane tutti abbiamo letto i dati riguardanti i fatturati e gli utili del settore lapideo, che se aggregati indicano in più di 100 milioni di euro gli utili derivanti dall’attività. Se da un lato il dato testimonia la vivacità dell’industria lapidea, dall’altro mette in luce le contraddizioni di un sistema che vede una ricchezza polarizzata nelle mani di pochi che fatica a generare ricadute occupazionali e sociali per il territorio. Con l’avvento tecnologico infatti i ritmi di produzione e di escavazione sono sensibilmente aumentati e questo, oltre a determinare gravi conseguenze dal punto di vista paesaggistico e ambientale, ha prodotto solo ed esclusivamente vantaggi e guadagni che sono andati a favorire la sola parte imprenditoriale, garantendo utili da capogiro». Da qui l’appello: «Pertanto si investa finalmente sulla creazione di una filiera degna di questo nome, capace di creare occupazione anche al piano e si inizi a completare il ciclo produttivo sul territorio, requisito imprescindibile per il rinnovo delle concessioni. Dobbiamo convintamente difendere e pretendere l’applicazione della legge 35 sull’obbligatorietà della lavorazione in loco di almeno il 50% dell’escavato, respingendo ogni tentativo di modifica in tal senso. A questo proposito importante è l’esempio della vertenza del settore lapideo, condotta dai lavoratori carraresi la scorsa estate che ha portato per la prima volta ad inserire come elemento centrale della rivendicazione, oltre agli aumenti salariali e al riconoscimento delle professionalità, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario in un’ottica sia di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle maestranze che di attenzione alle questioni ambientali in un settore particolarmente fragile sotto questo aspetto. In questo senso la ricerca costante di un equilibrio tra ambiente, sicurezza e lavoro devono essere il nostro faro nell’azione quotidiana», conclude la sua analisi Nicola Del Vecchio, segretario generale della Cgil di Massa-Carrara.

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