Massa, la prende a calci e morsi nella pancia: ventenne a processo per violenza
Accusato anche di maltrattamenti. Coimputato per lesioni il cognato dell’uomo
MASSA. Una relazione iniziata quando sono ancora ragazzini: le uscite pomeridiane, gli incontri a casa dei genitori, le cene di famiglia. Relazione – racconta la ragazza dopo anni – che lei subisce: un rapporto fondato sulla disparità, sulla continue lesioni all’autostima, sulle offese e sui divieti. Niente trucco, niente scollature, niente uscite con le amiche. Una storia – ricostruisce l’accusa – di violenza, non soltanto psicologica, ma anche fisica e sessuale. Costretta a rapporti quando non lo vuole, chiamata a dare continuamente soldi, presa a calci e morsi nella pancia e nella schiena, sollevata per il collo. Lesa nella sua dignità. Fino a quel giorno di aprile 2021 quando la situazione deflagra: la relazione è interrotta e lui – racconta la ragazza – la invita sotto casa per un chiarimento. Lei, dopo l’iniziale titubanza, accetta un ultimo definitivo confronto, ma decide di farsi accompagnare dal nuovo fidanzato. L’incontro – è l’attesi dell’accusa – si traduce in un aggressione ai danni della donna e del nuovo compagno picchiati dall’ex ragazzo di lei e dal cognato, sceso a dargli manforte.
Un episodio che – è la tesi accusatoria – è punta dell’iceberg con la ragazza in preda all’ansia. Lei, poco più che ventenne – lo racconta in aula la dottoressa che l’ha accompagnata in un percorso psicoterapeutico – non riesce più a dormire, fa incubi tutta la notte, non esce di casa se non accompagnata, ha paura a stare da sola. È quella paura che la spinge alla denuncia. Si aprono le indagini: la pubblico ministero Elena Marcheschi contesta all’ex fidanzato , ventenne, (non ne indichiamo il nome a tutela della ragazza) i reati di violenza sessuale, maltrattamenti e lesione. Risponde di lesioni, invece, il cognato, per l’episodio avvenuto nella primavera del 2021. La ragazza e il compagno, assistiti dall’avvocata Cristina Guidi, si costituiscono parte civile. Ieri, di fronte al collegio, presieduto dal giudice Ermanno De Mattia, è la psicologa e psicoterapeuta che ha seguito la ragazza a raccontare lo stato d’ansia della giovane. La dottoressa la incontra un paio di settimane dopo la presunta aggressione sotto casa dell’ex e se 1 25 giorni sono ancora pochi per diagnosticare una sindrome post traumatica da stress, la dottoressa coglie segnali di profonda ansia: «Dopo i primi incontri mi ha raccontato delle forti limitazioni alla sua vita sociale, dei divieti dell’ex fidanzato, delle violenze, dei morsi e dei calci alla pancia e alla schiena».
Una violenza durata negli anni, maltrattamenti continuati. Un quadro, quello accusatorio, che la difesa (gli imputati sono assistiti dall’avvocato Luca Guadagnucci) tenta di smontare sostenendo che tra i due la relazione non si fosse interrotta come sostenuto dalla ragazza. La dialettica accusa e difesa si concentra infatti sui tabulati e sulle telefonate tra i ragazzi anche dopo la data indicata come fine del rapporto. Se lui – spiega in aula uno degli agenti che ha svolto le indagini – in meno di 4 mesi le ha fatto 415 telefonate, lei gliene ha fatte 224. E su quel dato insiste la difesa sostenendo che non si giustificherebbero quelle chiamate in presenza di comportamenti violenti. Nella prossima udienza sfileranno – dopo la madre e la sorella dell’imputato – gli ultimi testimoni della difesa e il collegio potrebbe pronunciare la sentenza.