Il Tirreno

Cave, il canone è ancora fisso

Ivan Zambelli
Cave, il canone è ancora fisso

«Negli ultimi anni sono stati incassati meno soldi, eppure il regolamento dice altro...» Caos in commissione, arriva la municipale. Cofrancesco annuncia l’esposto in Procura

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MASSA. Canoni di concessione fissi e uguali per tutte le cave, due studi che riportano valori medi di mercato differenti. E il tutto accompagnato da aspre discussioni, vigili in aula, la minaccia di portare la documentazione in procura. Mattinata movimentata per la commissione affari istituzionali, quella di ieri, dove si è tornati a parlare di tasse sul marmo, secondo atto dopo l’esposizione dello studio condotto dal geologo Pietro Manfredi: un’analisi empirica blocco per blocco, commissionata da Master, fatta per tre anni alla pesa pubblica per determinare valori medi e quindi la tassazione da applicare ai materiali estratti. Lo studio venne poi “cestinato”, perché nel frattempo l’amministrazione comunale si era avvalsa del centro di Geotecnologia dell’Università di Siena per un’analoga ricerca, impiegando poi questi ultimi per determinare il valore medio di mercato sul quale si basa la tassazione. Tuttavia, mesi fa il consigliere Antonio Cofrancesco fece un accesso agli atti, riportando alle cronache lo studio Manfredi, perché ne deriverebbe una tassazione più elevata. Vero che il regolamento degli Agri marmiferi prescrive il 3% per il canone e il 10% del contributo; ma tutto sta nel valore medio di mercato, sul quale i due studi differiscono. Per questo la commissione ha convocato il dirigente comunale Maurizio Tonarelli, il geologo Manfredi e il sindaco Francesco Persiani, che detiene la delega al lapideo. Un modo per fare chiarezza, perché da quella relazione è emerso almeno un altro aspetto, ha detto il vicepresidente della commissione Luca Guadagnucci, ovvero il canone di concessione ancora “fisso” e uguale per ogni tipo di marmo, pari a circa 7 euro a tonnellata, «nonostante il regolamento degli Agri marmiferi prescriva una percentuale». Ma poi l’opportunità di usare anzi la ricerca Manfredi, come ricordato anche dalla collega Luana Mencarelli. «Il valore medio – ha suggerito Guadagnucci – deve basarsi su quell’esame empirico, anziché dare soldi al Centro che fa stime. Abbiamo un dato reale, che da rese molto più alte». Ma oltre al calcolo, «è da tempo che il regolamento degli Agri marmiferi è stato approvato, ma non c’è stato ancora l’adeguamento»

Tonarelli ha confermato indirettamente il ritardo, per poi entrare a lungo nel merito della proposta di Manfredi. Il fatto è che se si utilizza anzi una valutazione puntuale, ha spiegato il dirigente, il concessionario potrebbe chiederla «blocco per blocco»; poi il nodo legato a eventuali contenziosi. Altra cosa è sì la resa maggiore, ma dallo studio sembrano passare dalla pesa solo blocchi da resa al 100%, «e questo è impossibile. Chiaro che c’è una erronea valutazione», aggiunge ancora il dirigente, ipotizzando di chiedere indietro i soldi per quello commissionato a Manfredi.

Certamente la discussione non è stata facile, un lungo e analitico confronto a tratti sopra le righe, tanto che il sindaco prima di andarsene ha chiamato due agenti della polizia municipale, motivando l’interruzione di pubblico servizio a causa delle interruzioni ai danni di Tonarelli. Agenti che poi hanno fatto la parte dei convitati di pietra, ma indispettendo non poco i consiglieri. Screzi a parte sta di fatto che si continua ad utilizzare un unico canone fisso per tutte le cave, e «questo significa che negli ultimi anni sono stati incassati meno soldi, e le cave più ricche hanno pagato meno», ha detto Manfredi. Da qui l’annuncio di Cofrancesco, dicendo che avrebbe portato tutto in procura. «Non è possibile che ci venga risposto che non stiamo applicando il regolamento degli agri marmiferi. Noi siamo chiamati a fare il bene della città, e quando mancano introiti nelle casse non possiamo accettarlo». 

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