Il Tirreno

il parere dell’esperto 

Lupi sulle montagne, parlano i biologi

R.M.

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massa. In merito alle indicazioni date dal Parco sui comportamenti da tenere in presenza di lupi e in riferimento al consiglio di non indietreggiare per non essere identificati come prede, i biologi Paola Fazzi e Marco Lucchesi, chiariscono che «il lupo è una specie selvatica e non ha nessun rapporto “sociale” con l’uomo. La storia del lupo in Italia ci dice che a metà degli anni ’70 la sua popolazione era sull’orlo dell’estinzione per l’opera di persecuzione portata avanti, legalmente fino al 1977, da parte nostra. Il comportamento schivo e notturno che ha sviluppato è determinato proprio dall’esigenza di evitarci, per una semplice questione di sopravvivenza. Oltre a ciò da sottolineare come l’uomo non sia presente nella dieta del lupo, ovvero non sia una “fonte trofica” per questo canide (esistono centinaia di studi italiani sull’alimentazione del lupo fin dagli anni ’90 del secolo scorso)». Da ciò deriva un altro dato: «Non ci sono casi di “predazione attiva” del lupo sull’uomo, in Italia, dalla prima metà dell’800».

«Gli unici casi in cui un lupo può diventare “pericoloso” – continuano i due biologi – si verificano quando comincia a basare la sua dieta sulle nostre fonti di cibo (sia indirette: rifiuti mal gestiti, alimenti destinati ai nostri animali domestici o essi stessi lasciati liberi di vagare; sia quando esemplari vengono alimentati direttamente e consapevolmente, pratica molto comune per altre specie come volpi e cinghiali). In questo caso si può instaurare un processo di “abituazione” alla presenza umana che può condurre a singoli individui con comportamento “confidente” e poco timoroso nei confronti dell’uomo».

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