Massa, ecco una tecnica innovativa per riuscire a prevenire l’ictus

Massa, ecco una tecnica innovativa per riuscire a prevenire l’ictus

Messa a punto dal dottor Sergio Berti, direttore di Cardiologica del Cnr  e certificata dalla rivista Nord Americana “Jacc carduvascular intervent”

01 settembre 2018
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MASSA. Una tecnica innovativa per la prevenzione dell’ictus da fibrillazione atriale è stata messa a punto dal dottor Sergio Berti direttore dell’Unità Operativa di Cardiologia diagnostica ed interventistica della Fondazione Cnr “G. Monasterio” di Massa e di Pisa e dalla sua equipe nella struttura Opa Ospedale del cuore di Massa.

La validità di questa nuova metodica è stata addirittura “certificata” dalla prestigiosa rivista Nord Americana Jacc cardiovascular intervention. La rivista, infatti, ha pubblicato i dati del Registro Nazionale Italiano relativo agli interventi trans catetere di chiusura dell’auricola sinistra per la prevenzione dell’ictus da fibrillazione atriale. Il registro che include oltre 600 interventi è stato coordinato dalla Fondazione Cnr “G. Monasterio” dal dottor Sergio Berti.

In particolare l’articolo mette a fuoco la innovativa tecnica operatoria messa a punto presso la Fondazione “Monasterio” che consente di condurre l’intervento in modo completamente mini invasivo in anestesia locale.

L’auricola sinistra è una “sacca” dell’atrio sinistro del cuore. Fa parte della normale anatomia del cuore e nel cuore normale ad ogni battito si contrae e si svuota del suo contenuto di sangue. Tuttavia, nei pazienti affetti da Fibrillazione Atriale questa struttura perde la sua capacità di contrarsi e quindi di svuotarsi e diventa la più importante sede di formazione di coaguli. Si stima che nei pazienti affetti da fibrillazione atriale circa il 90% dei coaguli si formi proprio nell’auricola sinistra. Questi coaguli possono fuoriuscire dall’auricola, entrare nel circolo sanguigno, arrivare al cervello e determinare l’ictus.

Il dottor Berti spiega come si attua l’innovativa tecnica operatoria messa a punto presso la Fondazione Monasterio e che è riportata nell’articolo della prestigiosa rivista. «Consente – spiega - di condurre l’intervento in modo completamente mini invasivo in anestesia locale. L’intervento consiste nel posizionare un apposito ombrellino nell’auricola sinistra chiudendone completamente l’imbocco evitando la fuoriuscita di coaguli, potenziali origini di emboli e quindi ictus. L’intervento di chiusura dell’auricola sinistra è usualmente eseguito in anestesia generale per la necessità di posizionare una sonda ecografica nell’esofago». «L’innovazione tecnologica consiste soprattutto – continua il dottor Berti - nell’utilizzare una sottile sonda ecografica di pochi millimetri avanzata attraverso una vena fino al cuore (ecocradiografia intra cardiaca). Tale dispositivo permette di “vedere” il cuore dal suo interno e guidare in modo molto preciso l’intervento, il paziente è completamente sveglio e non percepisce alcun fastidio. Evitare l’anestesia generale significa minor disagio per il paziente e minor durata dell’intervento».

Cosa succede dopo l’intervento?

«Essendo l’intervento minimamente invasivo, il recupero è solitamente rapido e senza inconvenienti. Molti pazienti sono dimessi dall’ospedale entro 24 ore dalla procedura. Usualmente poi programmate visite di controllo periodiche ambulatoriali. Naturalmente non è più necessario assumere terapia anticoagulante per il resto della vita».

Il dottor Sergio Berti aggiunge che «la Fibrillazione Atriale è il più frequente disturbo del ritmo cardiaco. Consiste in un’alterazione del sistema elettrico interno al cuore stesso e determina un battito cardiaco irregolare ed accelerato. Colpisce circa il 2-3% della popolazione. I sintomi più frequenti sono palpitazioni (sensazione di cuore che batte veloce), respiro affannoso, stanchezza. In una certa percentuale di pazienti la fibrillazione non è accompagnata da sintomi ed è riscontrata occasionalmente ad una visita medica. È sufficiente che il medico palpi il polso per sospettarne la presenza. Talvolta invece i sintomi possono essere più gravi e sono dovuti all’insorgenza di ictus, la complicanza più temibile».
 

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