Estraevano marmo senza autorizzazione: stop a due cave
Massa, <sono Romana Rava e Valsora Palazzolo di Giorgio Turba. Multata la società, dovrà presentare una perizia giurata
MASSA. Estraevano marmo senza autorizzazione in zone fuori dai perimetri della concessione. Per questo l’attività di due cave di marmo è stata interrotta. Sono cava Romana Rava e cava Valsora Palazzolo, la prima situata a Forno, l’altra all’interno del geoparco Unesco delle Alpi Apuane. Entrambe di proprietà di un’unica persona: Giorgio Turba, imprenditore del marmo nonché presidente della Massese, il quale contattato dal Tirreno taglia corto: «Sono cose delicate - dice - non voglio commentare».
Per quanto riguarda cava Romana, tutto parte dalla scadenza della Pca (Pronuncia della compatibilità ambientale). Il 12 aprile scorso le guardie dell’ente Parco e i tecnici del Comune di Massa hanno fatto un sopralluogo in cava per verificare «lo stato dei luoghi e delle lavorazioni, anche - come si legge nel verbale della conferenza dei servizi - alla luce delle segnalazioni pervenute da parte delle associazioni ambientaliste». Gli ambientalisti sollecitavano infatti controlli sulla quantità di marmo estratto in galleria, sospettando pure un danno erariale.
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E dai controlli è emerso proprio questo: che sono state realizzate escavazioni non previste («nè autorizzate») nella Pca e nell’autorizzazione del Comune. Adesso si tratta di capire quanto è stato estratto senza autorizzazione e se, oltrettutto, per questo marmo estratto sia stata pagata la tassa marmi. In caso contrario ci sarebbe (oltre al penale) anche un danno erariale. La Conferenza dei servizi, nel frattempo, ha sospeso i lavori in attesa che Turba consegni la documentazione sullo stato attuale della cava in una perizia tecnica giurata in tribunale.
Stessa storia per la Valsora Palazzola. Anche qui sono volate denunce. L’ultima di Franca Leverotti, del Grig, la quale ha presentato un esposto in Procura per il taglio della guglia fuori dall’area estrattiva «in zone - dice la Leverotti - che la ditta ha in concessione ma non a fini estrattivi». Nell’ambito dei controlli sul piano di coltivazione le guardie del Parco hanno verificato che la ditta stava estraendo marmo in zone in cui non aveva autorizzazione. Anche in questo caso l’attività è stata interrotta. In entrambi i casi sono volate multe e dovranno essere effettuati interventi di compensazione per il ripristino.