Un perito pontremolese per Raffaele Sollecito
Alessandra Vivoli
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Raffaele Antonio D'Ambrosio ha passato al setaccio il pc dello studente, e ora l'ha invitato in Lunigiana
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PONTREMOLI. C'è anche il contributo di un pontremolese (d'adozione) nel processo mediatico dell'anno. E, soprattutto, nell'assoluzione (in sede di Corte di Appello) più discussa del momento: quello degli ex fidanzati, Amanda KnoX e Raffaele Sollecito, finiti in carcere, dopo la sentenza di primo grado, con l'accusa di aver ucciso la studentessa inglese Meredith Kercher. È, infatti, dell'ingegnere 47enne Antonio d'Ambrosio, consulente della difesa di Raffaele Sollecito, la super perizia tecnica sul computer Apple dello studente. Ed è lui ad aver dimostrato che Raffaele, la sera del delitto, era al computer. Ben oltre le 21 e 12 (orario stabilito dalla polIzia dopo i primi accertamenti). La prova? Il computer - ha relazionato in tribunale il D'Ambrosio - non è mai andato «in pausa», ossia in stand by, la notte dell'omicidio. L'ingegner D'Ambrosio ieri è stato festeggiato al bar del paese. Qui a Pontremoli, dove vive da undici anni, in molti sapevano del suo delicatissimo incarico, quello su cui ha lavorato tenacemente, dall'agosto del 2009 quando ha cominciato a collaborare con i legali di Raffaele. «Sono originario di Giovinazzo, in provincia di Bari, proprio come i Sollecito - spiega - e conoscevo, dai tempi del liceo la sorella di Raffaele. Due anni fa un amico, ricordandosi della mia abilità sui sistemi informatici, e in particolare sui computer Apple, mi ha detto: c'è una persona che ha bisogno di te. E mi ha presentato Francesco Sollecito, il padre di Raffaele. Quello che mi ha fatto impressione è stata la sua forza d'animo, la sua determinazione. Non avevo mai fatto perizie fino ad ora, lui mi ha convinto». Da allora per l'ingegner D'Ambrosio, che svolge il lavorod i sistemista di reti informatiche a Brescia e vive con la moglie (lunigianese) e due figli a Pontremoli, è cominciato un lavoro certosino «file per file» dice, sul pc di Raffaele: «Sono stato supportato - precisa - dal professor Alfredo Milani dell'Università di Perugia e da tutto il suo team». D'Ambrosio ha lavorato nella quiete di Pontremoli, per tantissimi week end: «anche a Natale», ricorda. Lunedì voleva andare a Perugia, per la sentenza di appello. Ma il papà di Raffaele lo ha fermato: «Se va come spero io - mi ha detto - mi prendo Raffaele e me lo proto a casa». E proprio Raffaele, lunedì all'una e un quarto di notte ha voluto ringraziarlo personalmente: «Era ancora molto teso e mi ha detto che non vedeva l'ora di essere a casa, con la sua famiglia. Solo questo era il suo desiderio - spiega - L'ho risentito anche oggi (ieri per chi legge ndc) e l'ho invitato qui da me in Lunigiana. Visto che ti piacciono in numeri e l'informatica, gli ho detto, puoi venire quando vuoi a darmi una mano».