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Lucca

Il caso Favarin, ora il tecnico rossonero rischia uno stop di alcuni mesi - Video

Luca Tronchetti
Il caso Favarin, ora il tecnico rossonero rischia uno stop di alcuni mesi - Video

La testata al vice di D’Agostino (Alessandria) all’uscita dal campo dopo il cartellino rosso.  I precedenti: dai 7 mesi a Lerda, alle 6 giornate a Baldini per il calcio a De Carlo

28 gennaio 2019
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LUCCA. Lo spettro di una lunga squalifica aleggia sul tecnico Giancarlo Favarin. Occorrerà attendere il responso del giudice sportivo che, prima di emettere la sentenza, leggerà quanto scritto nel referto arbitrale e nel rapporto dei commissari di campo. Nella speranza che nei verbali sia trascritto anche il comportamento decisamente anti sportivo della panchina, o di parte di essa, dell’Alessandria.

LA PROVOCAZIONE

I tesserati in panchina, o gran parte di essi, dall’inizio alla fine insultano, scherniscono, inveiscono nei confronti del mister rossonero. E, nell’azione incriminata, il tecnico in seconda dei grigi Gaetano Mancino (da non confondersi con l’ex rossonero Nicola Mancino, 1 partita in C1 dodici anni fa) dopo il gol del pari di Provenzano su un pallone che finisce fuori piomba nell’area tecnica rossonera ed inizia a insultare Favarin in dialetto campano seguendo alle offese gli sputi. L’arbitro Donda di Cormons (stesso paese di Barbaresco, un direttore di gara con fiocchi degli anni Settanta) manda negli spogliatoi entrambi. Ma Mancino prosegue negli sputi e nelle proteste e segue il mister sin quasi alla scaletta del sottopassaggio. La segretaria-team manager Marcella Ghilardi cerca di allontanare il tesserato dell’Alessandria, viene spinta e spinge essa stessa per evitare contatti tra Favarin e Mancino. Che continua nel suo atteggiamento provocatorio e prosegue negli sputi. A quel punto al tecnico rossonero saltano i nervi. Accerchiato anche da altri avversari (il guardalinee doveva intervenire) Favarin colpisce con una testata all’altezza del naso il vice trainer dell’Alessandria che crolla a terra.

I MOTIVI DEL GESTO

Un gesto quello del tecnico rossonero sicuramente sbagliato e da condannare. Conosciamo il valore umano e le doti morali di Giancarlo Favarin: una persona perbene che sa di aver sbagliato ed è sicuramente dispiaciuto. Probabilmente la sua reazione è stata causata, oltre che dalla tensione della gara, da una duplice motivazione. Da una parte la situazione societaria che si è creata in questi mesi e che lui, da allenatore esperto e navigato, ha saputo gestire con grandissima professionalità isolando la squadra che sul campo sta conquistando punti e consensi e, nonostante la penalizzazione (-8), sta uscendo ugualmente dai bassifondi della classifica. Dall’altra l’astio dell’Alessandria Calcio nei confronti del tecnico rossonero che risale alla stagione precedente quando il 3 dicembre 2017 il tecnico di Coltano, alla guida del Gavorrano, dopo una sconfitta (3-2) al Moccagatta aveva polemizzato in sala stampa contro i calciatori piemontesi per due giocatori maremmani finiti in ospedale e un rigore dubbio concesso alla squadra di casa.

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I PRECEDENTI

Rischia uno stop di diversi mesi il tecnico rossonero. Se andiamo a leggere i precedenti nel giugno 2014 l’allenatore del Lecce, Franco Lerda, si beccò in primo grado 7 mesi di squalifica. Durante la partita Frosinone-Lecce in reazione alle provocazioni di un tesserato della squadra avversaria «si scagliava contro quest'ultimo e lo colpiva con un pugno». Vero è che Lerda, allontanato da alcuni addetti alla sicurezza e dirigenti giallorossi, «ne eludeva l'intervento e raggiunto un calciatore della squadra avversaria lo strattonava e lo colpiva con una manata al volto. Nel rientrare negli spogliatoi veniva raggiunto da insulti e provocazioni da parte di alcuni sostenitori locali che erano entrati sul terreno di gioco e in reazione a tali comportamenti si scagliava contro un giovane tifoso locale e dopo averlo colpito e mandato con un calcio per terra lo colpiva nuovamente con due pugni, dirigendosi poi di corsa verso gli spogliatoi».

Chi non ricorda poi l’allora allenatore del Catania (oggi a Carrara), Silvio Baldini, che venne squalificato per un mese (6 gare) a causa del calcio nel sedere rifilato al collega del Parma (oggi al Chievo) Domenico Di Carlo, durante la partita giocata domenica nello stadio della città ducale. Tre anni - poi ridotti a due - toccarono a Fabrizio Castori nel giugno 2004. L’allora tecnico del Cesena (oggi a Carpi) si rese protagonista di una rissa con i giocatori del Lumezzane in una finale playoff per la promozione in Serie B. Tre mesi di squalifica per l’allenatore Delio Rossi che a Firenze colpì con un cazzotto un suo giocatore in panchina (Llajic) che lo aveva dileggiato. Due giornate di squalifica invece per José Mourinho che il 17 agosto 2011 al Bernabeu in occasione di Real Madrid-Barcellona, per un fallaccio di Marcelo su Fabregas, punito col rosso, scatenò un pandemonio a bordo campo infilando un dito nell’occhio al vice di Guardiola, il compianto Tito Vilanova. —
 

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