Invalido dopo lo schianto in auto, risarcimento da un milione di euro
Era il passeggero della macchina guidata dal lucchese Cordeschi, morto a 28 anni. L’assicurazione si rifiutava di pagare sostenendo che il giovane non aveva le cinture allacciate
LUCCA. Il giovane che era alla guida dell’auto finita fuori strada morì nella notte all’ospedale di Careggi. I due amici che erano a bordo riportarono ferite gravissime. Uno in particolare, quello che era sui sedili posteriori, rischiò di non farcela. In bilico tra la vita e la morte per giorni. Alla fine, vinse la sua battaglia, ma al prezzo di una disabilità permanente. Per quello schianto in cui perse la vita nel giorno del suo ventottesimo compleanno Mauro Cordeschi, nato a Lucca e residente a Stabbia (Cerreto Guidi), l’amico 31enne ha ottenuto ora un risarcimento superiore al milione di euro.
La condanna
Lo ha deciso il Tribunale di Firenze pronunciandosi sulla causa avviata dall’ex operaio, destinato a una vita da disabile grave, dopo che l’assicurazione gli aveva anticipato 367mila euro, in esecuzione di un’ordinanza, contestandogli un concorso di colpa perché a suo dire il giovane non indossava le cinture di sicurezza. Ora la condanna (in solido con la mamma della figlia di Cordeschi per la responsabilità genitoriale sull’unica erede, ndr) a risarcire il sopravvissuto allo schianto mortale.
Il fuori strada
L’incidente avvenne intorno alle 23 del 26 ottobre 2017. Al volante della Ford B Max c’era Cordeschi. La tragedia si consumò in via delle Cerbaie a Querce di Fucecchio al termine di una serata iniziata con l’allegria di chi festeggia il compleanno con gli amici. Dopo aver perso il controllo del mezzo, Cordeschi andò a schiantarsi contro un cumulo di materiale di riporto. Soccorso in condizioni disperate, morì dopo qualche ora.
I genitori Giovanna Carboni e Stefano Cordeschi, all’epoca carabiniere al comando di Cortile degli Svizzeri a Lucca e conosciuto allenatore di calcio giovanile in Lucchesia, acconsentirono all’espianto degli organi. Quel gesto cambiò come un dono provvidenziale la vita di dieci persone. A Mauro, padre di una bimba, il Comune ha intitolato un giardino a Stabbia.
La causa
L’assicurazione non voleva risarcire il trasportato. Motivo? Non aveva le cinture allacciate. Una tesi respinta dal Tribunale. La consulenza accolta dal giudice chiarisce che «nessun concorso di colpa è possibile ascrivere all’attore (operaio ferito, ndr) in quanto anche a voler ritenere che la prova dell’allaccio delle cinture debba essere offerta da chi chiede il risarcimento, in questo caso la Ctu ha condivisibilmente concluso per l’irrilevanza dell’impiego delle cinture da parte dell’attore perché seduto sul sedile posteriore e dunque avendo subito lo schiacciamento non solo degli arti inferiori ma anche il forte trauma derivato dall’arretramento del sedile anteriore con eziogenesi delle fratture sia facciali e della parte superiore del corpo che inferiore». Il conto con gli interessi supera il milione di euro.
