Firenze, il Liceo Michelangiolo occupato: studenti in rivolta contro l’accorpamento con il Galileo
Nella giornata decisiva per il piano di dimensionamento scolastico, gli studenti occupano in segno di protesta contro l’accorpamento
FIRENZE. La campanella del Michelangiolo, stamani, lunedì 24 novembre, non ha richiamato gli studenti nelle aule. Ha dato invece il segnale d’inizio a un’altra giornata di protesta. In via della Colonna, alle prime luci, non c’era la solita colonna di zaini e cappotti: c’era un’occupazione. «Inevitabile», dicono loro. È scattata prima delle otto, proprio mentre la Città Metropolitana si prepara a decidere se allinearsi alla Regione sugli accorpamenti o tentare un’ultima deviazione.
Il contesto è quello di una settimana in crescendo. La Regione, con una lettera spedita giorni fa, ha indicato senza giri di parole la strada obbligata: unire il Michelangiolo al Galileo. Numeri degli iscritti, vicinanza, necessità di chiudere il piano entro fine mese. E, soprattutto, l’accusa alla Metrocittà di non aver fatto la sua parte, dunque la giunta Giani si è detta pronta a esercitare il potere sostitutivo. Da lì, il resto: tensione, manifestazioni, incontri rimasti a mezz’aria. Fino a stamani.
All’ingresso del liceo – da sempre il vivaio della classe dirigente fiorentina – è appeso il manifesto che spiega tutto. «Noi studenti del Liceo Classico Michelangiolo abbiamo occupato la scuola per ribadire, ancora una volta, la nostra opposizione all’accorpamento». È il prologo di un testo fittissimo, costruito come una dichiarazione di identità collettiva. Dentro, tra banchi spostati e striscioni accatastati, raccontano settimane di assemblee, presidi, lettere spedite a istituzioni che – dicono – non hanno davvero ascoltato.
Il bersaglio è il piano di dimensionamento. «Ciò che sta succedendo al nostro liceo, come a molti altri, è inaccettabile», scrivono, denunciando una trasformazione che riduce «impegno e storia» a una riga di cifre. E poi il passaggio più politico: «Numeri piccoli, che vogliono essere utilizzati come scusa per nascondere il vero intento del nostro governo: tagliare fondi all’istruzione per il riarmo militare». Parole dure, che in cortile rimbalzano tra gruppi di studenti seduti sui gradoni, mentre qualcuno appende un cartello sulla cancellata.
Dentro, l’occupazione prende forma con disciplina: un punto informativo, sacchi a pelo, turni per garantire l’ingresso contingentato. «L’accorpamento è l’ennesimo strumento per mettere a tacere le nostre voci», sostengono. Temono che la fusione con il Galileo spezzi l’ossatura amministrativa della scuola: «Non avere una segreteria didattica, non avere la dirigente all’interno dell’edificio significa interrompere la comunicazione diretta che è la base di un istituto che funzioni».
C’è anche il riferimento alla missione culturale: «Il valore del Classico risiede nella sua capacità di fornire una solida base culturale. Basta amputare fondi riservati alla conoscenza, basta alla visione della cultura come un lusso». E l’invito a non spaccarsi: «Ci appelliamo alla dirigenza, al corpo docente e al personale ATA…Vogliamo che il Michelangiolo rimanga unito anche e soprattutto in questa lotta». Fuori, alcuni genitori seguono la scena a distanza, come guardiani discreti. Sul portone campeggia la chiusa del manifesto: «Non ci accorperete nel silenzio. Non ci toglierete la libertà. Non ci arrenderemo».
Oggi la Città Metropolitana dovrà decidere se seguire il percorso tracciato dalla Regione o provarne un altro. E mentre quei fogli, sotto il cielo grigio di pioggia di novembre, sbattono contro le vetrate dell’ingresso, il Michelangiolo è di nuovo occupato.
