Le Suore Barbantine a pranzo da Ubaldo tra vin santo, Alleluia e teschi sul soffitto – Poi l’invito al ristoratore
Lucca, il legame nato per caso grazie al medico delle religiose. Il titolare: «Mi affascinava il contrasto. Non potevo immaginare che venissero davvero». E ne vien fuori una festa
LUCCA. Sedici suore sedute a un tavolo, in un ristorante dove quadri, centrotavola stravaganti e teschi che pendono dal soffitto creano un’atmosfera surreale. Pranzano con calma, conversano, ridono; poi, con un bicchiere di Vin Santo alla mano, assistono ai ristoratori che intonano l’“Alleluia”. A raccontarlo sembra una scena da barzelletta, qualcosa di talmente folle da apparire inventato. E invece è accaduto davvero.
I santini ai camerieri
Probabilmente perché non conoscete le Suore Barbantine: donne di fede e di spirito, che tra una portata e l’altra si sono alzate e hanno intonato “‘O surdato ’nnammurato”, regalando alle cameriere santini e benedizioni come fossero bigliettini da visita. Quello che sembrava un universo parallelo ha preso forma ieri alla Trattoria Da Ubaldo, dove lo storico ristoratore ha offerto il pranzo alle sorelle della Casa Barbantini di Lucca.
Legame nato per caso
Un gesto che ha radici semplici, da un’idea che ha preso vita durante una visita dal medico. Come è nata questa idea così fuori dagli schemi? Le suore e Ubaldo condividono due elementi fondamentali: la dedizione al volontariato e la stessa dottoressa, Barbara Ballerini. «Un giorno, questa primavera, ero con lei quando sono arrivate alcune chiamate delle suore. Appena ho saputo che erano sue pazienti ho pensato che sarebbe stato bello invitarle nel mio ristorante. Lei mi disse che non sapeva se avrebbero accettato, ma invece hanno detto subito di sì», ha raccontato Ubaldo.
L’invito al ristoratore
Ed eccole lì: sedici suore in bianco, con la croce rossa delle ministre degli infermi cucita sul lato destro della tunica, sedute a tavola in un ambiente decisamente insolito e alternativo. Ubaldo, del resto, è famoso per le sue scelte coraggiose ed entrando nel suo locale è facile capire il motivo.
«Mi è sempre piaciuto andare controcorrente, ovviamente mantenendo tutti i criteri necessari. Mi affascinava il contrasto che ne sarebbe nato». E infatti l’effetto ha funzionato: tanto che le suore, entusiaste, hanno invitato il ristoratore a pranzo nella loro casa per ricambiare il gesto.
Farro e tortelli
Il menù proposto è stato ricco ma equilibrato, pensato tenendo conto delle condizioni di salute delle ospiti, per le quali abbuffarsi non è la scelta migliore. Piccole porzioni di farro, tortelli al ragù, rovellina con polenta, zuppa inglese, e infine cantucci con Vin Santo. Tipici piatti lucchese, così come del resto lo è l’istituzione delle Barbantine, nata a Lucca ma estesa a tutto il mondo. Ma siccome non si è mai troppo prudenti, da quel giorno di primavera in cui arrivo l’invito, è stato necessario qualche sopralluogo.
Le foto coi turisti
Suor Lauretta, la madre superiora, è andata più volte al ristorante a prendere un caffè e l’atmosfera l’ha conquistata al punto da dare il via libera all’incontro. Da allora, ogni tanto torna ancora a fare visita al locale. Che le suore si stessero divertendo era evidente: occhi luminosi, risate, battute, con i clienti dei tavoli vicini che osservavano stupiti e divertiti. I turisti hanno persino chiesto di scattare foto con loro, increduli davanti a una scena tanto inaspettata. Perché le Barbantine sfuggono all’immagine stereotipata che molti si fanno delle religiose: sono donne che hanno viaggiato per il mondo, prestando il loro servizio in luoghi difficili e poveri, e forse proprio questo ha donato loro una mente così aperta e dotata di curiosità.
«Non potevo immaginare che venissero davvero. Non si spostano quasi mai dalla loro casa: è la prima volta che le vedo uscire in dieci anni che le conosco», ha raccontato la dottoressa Ballerini. Un incontro insolito, sicuramente imprevedibile, che ha dimostrato come un bel pranzo e una calorosa accoglienza possano rompere barriere, pregiudizi e abitudini. Perché spesso le esperienze migliori nascono proprio così: dal caso e da qualcosa su cui nessuno avrebbe mai scommesso.
